La “rivoluzione” delle lavagne digitali - QdS

La “rivoluzione” delle lavagne digitali

Elisa Latella

La “rivoluzione” delle lavagne digitali

mercoledì 28 Ottobre 2009

Con il piano Egov 2012 il Miur e il Ministero della Pa hanno avviato una serie di interventi per l’innovazione tecnologica a scuola. Già sperimentate a Marettimo per permettere la formazione a distanza e a Lentini per l’inglese

PALERMO – “Alla lavagna”. Chi non se l’è sentito dire dieci, cento, mille volte, durante la propria vita scolastica? Per secoli è stata di ardesia: lo spazio “oscuro” infranto dal gessetto portatore di idee nuove. Poi, circa vent’anni fa, hanno fatto la loro comparsa le lavagne luminose, usate però in modo limitato.
La lavagna del nuovo millennio invece è una lavagna interattiva multimediale, in sigla Lim. Grande quanto la vecchia “nonna” di ardesia, funziona come e meglio di un pc di classe: e la tecnologia può essere applicata a tutte le materie.
Con il piano eGov 2012 ed il protocollo d’intesa dell’ottobre 2008, il Miur e il Ministero della Pa hanno avviato una serie di interventi coordinati per l’innovazione digitale della scuola. Il piano operativo si avvale del progetto per la diffusione delle lavagne interattive multimediali  nelle scuole medie statali.
Come spiega la nota 1726 del 10 dicembre 2008 del Ministero dell’istruzione, il progetto mira a fornire  alle scuole un set di dotazioni tecnologiche composto da lavagna interattiva, proiettore integrato, personal computer, contenuti didattici digitali. è anche prevista la formazione dei docenti,  curata dall’Ansas (Agenzia nazionale per lo sviluppo dell’autonomia scolastica).
Le note ministeriali di febbraio e marzo 2009 prevedevano  il piano di diffusione delle lavagne del futuro. Questi i numeri del progetto Lim lanciato dal Miur: durante questo anno scolastico ne verranno installate 20 mila nelle scuole medie, altre 8 mila il prossimo anno alle secondarie superiori. 50 mila docenti e 350 mila studenti saranno coinvolti nella prima fase, altri 25 mila professori nella seconda.(
Ma in Sicilia? Che applicazione stanno avendo le lavagne digitali? A Marettimo, una delle isole Egadi, diminuisce sempre di più la popolazione e alla scuola secondaria di primo grado si iscrivono solo due studenti. L’ufficio scolastico provinciale può garantire loro solo l’insegnamento dell’area logico matematica e quello della lingua italiana.
Un problema grave, la cui soluzione però è stata a portata di click.
Il progetto Marinando (MARettimo IN Ambiente di appreNDimento Online) ha gemellato l’istituto con alcune scuole toscane e, con il supporto dell’Agenzia nazionale per l’autonomia scolastica, ha realizzato una sperimentazione di didattica a distanza per le altre discipline.
La sperimentazione ha fatto uso delle lavagne interattive multimediali e di un sistema di videoconferenza.
In un liceo scientifico di Lentini (in provincia di Siracusa) la Lim è stata integrata in un modello di blended learning che affronta l’insegnamento della letteratura inglese attraverso un approccio graduale ai testi, basato sull’intuito che genera da sé ulteriori conoscenze: una strada nuova per creare una personalizzazione dei percorsi di studio.
Due casi squisitamente siciliani in un panorama nazionale e mondiale che ha visto crescere  a vista d’occhio la diffusione delle lavagne interattive multimediali.
La lavagna interattiva multimediale circola in commercio dal 1991, ed ha trovato posto inizialmente nelle scuole del Nord America e soprattutto in Gran Bretagna, dove è stata introdotta in modo rilevante nelle scuole primarie e secondarie di primo grado.
A parlare, come in tutte le rivoluzioni, sono i numeri. Nel 2001 c’erano solo 44.000 lavagne digitali di cui 11.000 nel solo Regno Unito. Nel 2006 l’incremento ha toccato il 59%, nel 2007 ce n’erano in circolazione 1.200.000. Nel triennio 2007-2011 si prevede un incremento del 340%: oltre 5 milioni di lavagne digitali ed una  lavagna digitale ogni 7 classi.
 


L’approfondimento. Nel 2006 avviato il progetto Digiscuola in Sicilia
 
In Italia il numero di lavagne vendute tra il 2003 e il 2007 ha fatto un balzo da 100 a 4000 unità. Arrivano prima a Trento, poi in Lombardia ed in Emilia Romagna e nel 2006 con il progetto Digiscuola in Sardegna, Sicilia, Calabria, Puglia, Basilicata, Abruzzo, Molise. La lavagna tradizionale non è andata in pensione.
Rimane infatti lo strumento che privilegia la scrittura, per quanto sommaria: serve per fissare concetti chiave e anche nel corso di una lezione programmata e supertecnologica consente ad un’annotazione fatta con il gesso di fissare l’estemporaneità di un intervento di un alunno, che diventa uno spunto magari, per una svolta imprevista ma interessante nella lezione. 
Supera però i limiti della ormai attempata lavagna di ardesia la lavagna digitale, che acquisisce la dimensione sonora e la possibilità di trasmettere filmati; permette al docente di preparare in anticipo ‘schermate’ di lavagna da utilizzare con la tempistica che ritiene adeguata.
Gli allievi non sono più ‘portati’ in una sala per la classica ‘ora di informatica’. È la lavagna interattiva che va in classe. Ed obbliga tutti- non solo gli allievi ma anche i docenti della vecchia generazione- all’indispensabile alfabetizzazione informatica. 

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