Strade interrotte e miliardi congelati - QdS

Strade interrotte e miliardi congelati

Rosario Battiato

Strade interrotte e miliardi congelati

venerdì 01 Maggio 2015

I numeri dell’Ance: nell’Isola cantierabili 91 opere da circa 1,7 miliardi per manutenzione o costruzione delle arterie. Soltanto quest'anno incalcolabili i danni alle vie siciliane. Tutti i numeri dell’Ordine dei geologi

PALERMO – La cronaca tumultuosa delle scorse settimane sul dissesto idrogeologico di Sicilia ha avuto il merito di produrre un flusso di dati senza precedenti sul rischio naturale. Un utile aggiornamento, visto che già da mesi questo giornale riempie pagine su pagine di numeri sul dissesto che quotidianamente si affaccia nell’Isola, e un pungolo per le istituzioni. Un dossier è stato realizzato dall’ordine dei geologi di Sicilia, in occasione dell’incontro dello scorso venerdì a Caltavuturo. Basta il titolo per introdurre i contenuti dell’interno: “Assente la cultura della mitigazione dei rischi geologici – radicata la prassi dell’emergenza”. 
I dati sono dell’Ispra, della Protezione civile regionale e del Cresme e fanno il quadro delle criticità attuali e dei danni. A livello nazionale sono stati censiti dall’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale ben 6.180 i punti critici rilevati  tra le strade e le autostrade  per fenomeni franosi e 1.862 punti a rischio sulla rete ferroviaria”. Inoltre, ha precisato Giuseppe Collura, presidente dell’Ordine, “secondo il Governo nazionale il 40% di strade, ponti, viadotti e gallerie gestiti dall’Anas hanno più di 35 anni ma di finanziamenti non se ne parla”.
La situazione delle arterie isolane non è certo migliore. Il quadro complessivo l’abbiamo fatto nei giorni scorsi con la mappatura precisa di tutte le strade interrotte di Sicilia. Sono coinvolte più di venti tra strade statali, provinciali, autostrade, in attesa che su quest’ultima porzione sia proprio l’Anas a fare un quadro più preciso.
Per avere un’idea del disfacimento progressivo è sufficiente ricordare il bollettino di salute di quest’anno: “Nel weekend del 20-21 e 22 febbraio – si legge nel report dei geologi – interrotta al chilometro 40 la Caltanissetta – Agrigento, la 640; a causa del fiume Verdura straripato è interrotta dal chilometro 134 al chilometro 136 la statale 615 la Agrigento – Sciacca; la strada provinciale 12 a Contessa Entellina (Pa) è bloccata da una frana; in provincia di Agrigento la fanghiglia si è riversata sulla strada statale 640 di Porto Empedocle; chiuso al traffico in entrambe le direzioni il tratto dal km 8 al km 16,400, compreso tra lo svincolo di Agrigento Est (km. 6,6) e il bivio per Favara (Ag) Nord (km. 16,7); sulla strada statale 640 di Porto Empedocle (Ag), a causa di alcuni sottopassi allagati, è chiuso al traffico in entrambe le direzioni il tratto in corrispondenza del km 28,500, tra gli svincoli per Racalmuto (Ag) Ovest (km. 24) e Racalmuto  Est (km. 29,6); sulla strada statale 115 Sud Occidentale Sicula, per rischio esondazione, è stato chiuso in direzione nord il tratto dal km 136 al km 136,100, tra gli svincoli di Ponte Verdura (km. 136) e il bivio per Seccagrande (km. 145,5)”.
Arterie abbandonate mentre i siciliani da anni attendono che la Regioni firmi proprio con l’Anas il Cis, oggi apq rafforzato, che avrebbe permesso una spesa da 2,1 miliardi di euro. Lo ha denunciato nei giorni scorsi proprio l’Ance, che poi ha ulteriormente rincarato la dose presentando un dossier sulle opere siciliane cantierabili. Ce ne sono ben 476 per 3,7 miliardi e tra queste 27 per un importo da 1,7 miliardi come “opere stradali (nuovi o varianti)” e altre 64 per 34 milioni di euro come “manutenzione e messa in sicurezza”.
 


I danni: in 15 anni un conto da 3,3 miliardi
 
PALERMO – La mancata prevenzione ci costa, e pure parecchio. Tra il 2000 e il 2014 sono stati registrati circa 80 eventi catastrofici che hanno causato 3,3 miliardi di euro di danni e 58 vittime. “I maggiori eventi – ha spiegato Collura – si sono verificati laddove si riscontra un’interferenza tra rete idrografica e impatto antropico”.
Ad oggi 7 comuni su 10 in Sicilia risultano esposti a rischio di tipo idrogeologico. Negli ultimi quindici anni, peraltro, i danni materiali e in termini di vite umane sono stati mediamente maggiori rispetto al ventennio precedente (1980-1999), quando si sono verificate 70 tra frane e alluvioni, con 69 vittime e danni (con un valore attualizzato ad oggi) per “soli” 681 milioni di euro. Dati che valutano l’incidenza diretta, ma che non prendono in considerazione le enormi conseguenze collaterali. Ci sono le difficoltà legate al mondo dei trasporti della merce, al trasferimento dei pendolari, ma anche alle strutture produttive compromesse. Il dissesto, in altri termini, non risparmia nessuno. Nemmeno, in maniera indiretta, il pil isolano che per risalire avrebbe necessità di sostanziosi investimenti anche nel campo della mitigazione del rischio idrogeologico.
 

 
Frane e alluvioni. Duecentomila i siciliani esposti al rischio
 
PALERMO – La Sicilia del dissesto idrogeologico coinvolgerebbe soltanto l’1% del territorio, secondo i dati del ministero dell’Ambiente. In realtà questa percentuale sarebbe pari ad almeno il triplo stando alle rilevazioni contenute nei pai (piano stralcio d’assetto idrogeologico). Lo rivelano gli geologi di Sicilia nel loro ultimo rapporto.
Nel rapporto di sintesi sul dissesto idrogeologico in Italia 2014, l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale ha stimato che in Sicilia la popolazione esposta a frane sia pari a 95.931 abitanti, mentre quella esposta ad alluvioni sia di 102.130 abitanti. “Sulla base delle informazioni fornite dal ministero dell’Ambiente (2008) a scala provinciale in Sicilia – hanno scritto i geologi -, la superficie a rischio è pari a 255 kmq (secondo i dati non definitivi contenuti nei Pai è pari a 830 kmq)”. Il rischio interessa in parte o totalmente ben 275 comuni della regione (pari al 70% del totale).
Anche considerando i dati, certamente “sottostimati” del ministero, l’elevata criticità idrogeologica per il settore residenziale coinvolge 54.801 persone, pari a 22.442 famiglie, e 14.112 edifici residenziali. La provincia più coinvolta resta Palermo (poco meno di 20mila unità), seguono Messina (12.972) e Catania (12.432). In termini di numerosità di edifici nelle fasce più elevate del rischio idrogeologico, invece, Messina supera Catania.

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