Contrasto alla povertà, misure blande - QdS

Contrasto alla povertà, misure blande

Serena Giovanna Grasso

Contrasto alla povertà, misure blande

mercoledì 06 Maggio 2015

Salario minimo inesistente e misure a tutela del lavoro fantasma, intanto il tasso di povertà nell’Isola vola al 53,2%. Catania e Palermo le città scelte per sperimentare la nuova Carta acquisti, peccato che tutto sia bloccato

PALERMO – Oltre 650 mila famiglie, ovvero poco più di 1.600.000 individui: questi sono i numeri della povertà in Sicilia. Valori che, complice la crisi e la caratteristica arretratezza che contraddistingue l’area, viaggiano a grande velocità primeggiando sull’intero territorio nazionale.
 
In termini percentuali, rileva l’Istituto di statistica nazionale si parla del 53,2% della popolazione siciliana versante in stato di deprivazione materiale, valore che comprende sia povertà relativa che assoluta, mentre il tasso percentuale medio a livello italiano si attesta al 24,9%.
A denunciare l’allarmante scenario, unito alle inefficienti e forse proprio inesistenti politiche di coesione sociale, interviene il rapporto “A Sud d’Europa” curato dal centro studi Pio La Torre. Innanzitutto, iniziamo con lo specificare il significato di povertà, definendola come quella condizione che impedisce alle famiglie un’alimentazione adeguata, il sostegno di spese impreviste, l’accesso a sistemi di cura sufficienti, il possesso di un autoveicolo ed infine l’incapacità di mantenere un impianto di riscaldamento adeguato e il pagamento tempestivo di bollette relative alle utenze domestiche.
Molteplici sarebbero i fronti di intervento su cui le politiche sociali dovrebbero far leva. Si dovrebbe certamente iniziare da una regolamentazione in ambito lavorativo, poiché è risaputa la stretta correlazione che lega lo stato di deprivazione materiale al tasso di irregolarità nel lavoro e di disoccupazione. 
Dunque, il centro studi Pio La Torre parte dal denunciare la grave inefficienza tutta italiana, consistente nell’inesistenza del salario minimo che deriva dalla mancanza di leggi dedicate o di norme che deleghino questo compito alla contrattazione collettiva, dandone efficacia per tutti i lavoratori.
 
Mentre una misura esistente in ambito lavorativo volta a contrastare la povertà consiste in un sostegno reddituale offerto ai lavoratori sospesi dall’obbligo di eseguire la prestazione lavorativa o che lavorano a orario ridotto, la cosiddetta Cassa integrazione in deroga (Cig), che in Sicilia raccoglie il 5% dei beneficiari rispetto al totale nazionale. Ad ogni modo, si tratta di una misura ben poco risolutiva a causa della temporaneità del sostegno.
Esulando dal contesto lavorativo, le ulteriori misure per affrontare e contrastare il fenomeno hanno a che fare con il Reddito minimo di inserimento (Rmi) e Carta acquisti.
 
Il Reddito minimo di inserimento è “una misura di contrasto alla povertà e dell’esclusione sociale attraverso il sostegno delle condizioni economiche e sociali delle persone esposte al rischio della marginalità sociale ed impossibilitate a provvedere per cause psichiche, fisiche e sociali al mantenimento proprio e dei figli”, conformemente rispetto a quanto prescritto dall’articolo 1 del D. L. 237/97. I soggetti destinatari devono essere privi di reddito o alternativamente titolari di un reddito, fatta eccezione per la proprietà dell’abitazione principale, non superiore alla soglia di povertà stabilita in € 258,23 mensili per una persona che vive sola e secondo una un’equivalente scala di riferimento per i nuclei familiari. In Sicilia, lo strumento ha avuto un’incidenza sulla povertà relativa leggermente superiore alla media nazionale, con una rappresentatività pari allo 0,7% del complesso delle famiglie. Notevoli vantaggi consegue all’introduzione e al beneficio della misura, quali l’incremento del grado di scolarizzazione ed effetti positivi in termini di orientamento e inserimento occupazionale.
Infine, passiamo in rassegna le caratteristiche dell’ultima versione della Carta acquisti. Introdotta nel 2010 con il decreto legge n.225/2010, convertito in L. n.10/2011, consiste in un’iniziale sperimentazione della durata di un anno e limitata a 12 Comuni con più di 250 mila abitanti. Per la Sicilia i comuni inclusi nella sperimentazione sono Palermo e Catania. I nuovi beneficiari devono essere nuclei familiari ristretti con almeno un componente di età inferiore a 18 anni, tutti i componenti in età lavorativa senza lavoro e un reddito Isee inferiore a 3 mila euro. La dotazione finanziaria complessiva inizialmente prevista ammonta a 50 milioni di euro, mentre il trasferimento monetario per nucleo familiare passa dai 480 euro annui della precedente versione ad un massimo di 4.884 euro.
 
A distanza di più di 3 anni dalla conversione in legge del decreto la nuova sperimentazione avrà inizio a breve, a causa del ritardo nell’attuazione della riforma dell’Isee. L’intervento dovrebbe coinvolgere circa 13 mila famiglie bisognose in Sicilia, ma l’erogazione non è ancora partita in nessuno dei 12 comuni.
 
Con la legge di Stabilità 2014 lo strumento della Carta acquisti ha avuto un finanziamento ulteriore di 290 milioni. Altre risorse, pari a 300 milioni di euro, provengono infine dall’ultima riprogrammazione dei fondi europei, destinati a misure da realizzare nel Mezzogiorno.
In definitiva, pare evidente rilevare l’inefficienza delle misure finora adottate proprio dall’enormità di popolazione che specie in Sicilia continua a versare in questo stato di deprivazione.
Infine, concludiamo affermando la necessità di misure assistenziali non esclusivamente di tipo economico, ma anche di servizi in grado di promuovere reali percorsi di integrazione sociale e attivazione economica e ricostruire il capitale sociale distrutto o fortemente ridotto dalla deprivazione socioeconomica.

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