Basta privilegiati tutti col contributivo - QdS

Basta privilegiati tutti col contributivo

Carlo Alberto Tregua

Basta privilegiati tutti col contributivo

venerdì 22 Maggio 2015

Calcolare pensioni sui contributi

Carlo Cottarelli, ex commissario per la revisione della spesa, ha portato a galla il dato delle pensioni veramente preoccupante. La spesa è di 215 miliardi, i contributi pagati dai lavoratori in attività di 190: un deficit annuale di circa 25 miliardi.
La spesa pensionistica è il 16,5% del Pil contro la media europea del 12%. Quattro punti in più sono circa 60 miliardi: un peso enorme caricato sulle spalle delle generazioni venture, che vedranno fortemente ridotto l’assegno pensionistico in rapporto ai contributi versati.
Mentre i pensionati prossimi sono così fortemente penalizzati, vi sono milioni di attuali pensionati che godono dell’enorme privilegio consistente in un assegno molte volte superiore ai contributi versati.
Addirittura, per ex parlamentari pensionati e futuri parlamentari pensionati, il rapporto è di 1 a 7, vale a dire che ricevono e riceveranno una pensione sette volte superiore a quella che dovrebbe essere se si tenesse conto esclusivamente dei contributi versati.
 
Si capisce il privilegio di questi pensionati ed il loro menefreghismo nei confronti dei loro figli e dei loro nipoti, esercitando un egoismo che non ha pari in Europa.
È inutile girarci intorno: i pensionati che ricevono l’assegno superiore ai contributi versati sono privilegiati, egoisti e parassiti, perché non percepiscono quanto loro dovuto, ma molto di più, in virtù di leggi clientelari fatte ad hoc per alimentare i loro privilegi.
Tali leggi, ripetiamo, che hanno liquidato le pensioni eccedenti i contributi versati, violano palesemente l’articolo 3 della Costituzione, quando prevede che tutti i cittadini… sono uguali dinanzi alla legge.
Come possono essere uguali due cittadini che hanno lavorato lo stesso numero di anni, che hanno avuto lo stesso livello contrattuale, ma di cui uno percepisce il 60% più dell’altro? Siamo convinti che se i pensionati di serie B ( che ricevono l’assegno in base ai contributi versati), facessero causa all’Inps, o a altro istituto di previdenza – chiedendo al Tribunale di mandare alla Corte Costituzionale tutte le leggi che hanno stabilito i privilegi – la Consulta non avrebbe difficoltà a dichiararle illegittime e  tagliarle fin dal giorno successivo alla pubblicazione sulla Guri.
 
Se questo accadesse, si leverebbe un coro di proteste di tutti costoro con un’unica voce: sono stati tagliati diritti acquisiti.
Ma quando un cittadino acquisisce un privilegio, perché trattato meglio di un altro, non può dire di avere acquisito un diritto, ma appunto, un privilegio. Con la conseguenza che deve rinunziarvi ipso facto.
Nel sito dell’Inps, alla sezione “Inps a porte aperte” attivata di recente,  è pubblicata una serie di dati interessanti in ossequio alla trasparenza che il neo presidente, Tito Boeri, intende inserire in dosi sempre crescenti. Risulta una massa di pensionati superprivilegiati: quelli pubblici che percepiscono mediamente il 60% (ripetiamo il sessanta per cento) in più dei pensionati privati.
Non comprendiamo come i sindacati, che rappresentano sia la maggioranza di pensionati privati che la parte minore di pensionati pubblici, non pongano la questione di equità chiedendo il taglio delle super pensioni figurative per adeguarle a quelle degli altri cittadini che non sono di rango inferiore.

La questione non riguarda solo le pensioni d’oro nel loro complesso, bensì tutte quelle che vengono erogate in base a leggi clientelari, le quali non tengono alcun conto dei contributi versati.
Scusateci se ripetiamo noiosamente questo concetto, ma è il cardine etico della questione pensionistica italiana. In tempi di magra non è più sopportabile la presenza di cittadini che percepiscono molto di più di quanto hanno dato.
Il Governo ha emesso il decreto in ossequio alla sentenza della Corte costituzionale sulle pensioni, con il quale distribuisce a 3,7 milioni di pensionati 2,1 miliardi come bonus una tantum. Ciò significa che non darà nient’altro, salvo che le pensioni dal 1° gennaio 2016 riprenderanno ad essere rivalutate.
Si tratta di un atto coraggioso del Governo mentre tutte le opposizioni, senza tener conto della regola etica dell’equità, latrano che occorreva mettere sull’unghia ben 18 mld per accontentare tutti i pensionati.
Ora il Governo deve essere più coraggioso: un ddl che faccia ricalcolare indistintamente per tutti le pensioni con metodo contributivo.

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