Ecoreati, la legge è approvata. Sanzioni fino a 100 mila euro - QdS

Ecoreati, la legge è approvata. Sanzioni fino a 100 mila euro

Bartolomeo Buscema

Ecoreati, la legge è approvata. Sanzioni fino a 100 mila euro

martedì 26 Maggio 2015

Una misura varata per contrastare l’illegalità ambientale, l’ecomafia e la concorrenza sleale. Il giudice stabilisce il ripristino dello stato dei luoghi a carico del condannato

CATANIA – Era ora: lo scorso 19 maggio, la legge sugli ecoreati è stata approvata definitivamente dal Senato. Una misura che, si spera, sia in grado di contrastare efficacemente il morbo dell’illegalità ambientale che da molti anni ha aggredito e deturpa ancora la nostra Penisola. La legge, introducendo nel nostro codice penale nuove fattispecie delittuose che riguardano l’ambiente, da un lato dovrebbe combattere il cancro dell’ecomafia, dall’altro aiutare gli imprenditori per bene a competere sul mercato senza dovere subire le angherie di chi, violando la legge, fa concorrenza sleale.
Fino ad oggi non c’erano tipologie specifiche di reato, per cui s’interveniva facendo riferimento a reati più generici. Ora, grazie alla citata legge c’è un quadro più organico e mirato, come spiega il dossier del Servizio studi del Senato che qui proviamo a sintetizzare in sei punti particolarmente rilevanti.
1) Il delitto d’inquinamento ambientale che punisce con la reclusione da due a sei anni e con una multa compresa tra 10.000 e 100.000 euro, chiunque cagiona una compromissione o un deterioramento dell’acqua o dell’aria, di porzioni significative del suolo o del sottosuolo, compromettendone la biodiversità e la sostenibilità dell’ecosistema. Pene più severe quando il reato sia commesso in un’area naturale protetta o sottoposta a specifici vincoli in danno di specie animali o vegetali protette;
2) Il reato di morte o lesioni come conseguenza del delitto d’inquinamento ambientale punito con la reclusione da due anni e sei mesi a sette anni se dall’inquinamento ambientale derivi a una persona una lesione; la reclusione da tre a otto anni se ne derivi una lesione grave; la reclusione da quattro a nove anni se ne derivi una lesione gravissima; la reclusione da cinque a dodici anni in caso di morte della persona. Ove gli eventi lesivi derivati dal reato siano plurimi e a carico di più persone si applica la pena che dovrebbe infliggersi per il reato più grave aumentata fino al triplo, fermo restando tuttavia il limite di venti anni di reclusione.
3) Il delitto di disastro ambientale, che, raccogliendo l’auspicio formulato dalla Corte costituzionale (Sentenza 327 del 2008), punisce con la reclusione da cinque a quindici anni chiunque, abusivamente, cagiona un disastro ambientale inteso come un’alterazione irreversibile dell’equilibrio di un ecosistema; un’alterazione dell’equilibrio di un ecosistema la cui eliminazione risulti particolarmente onerosa e conseguibile solo con provvedimenti eccezionali; l’offesa all’incolumità pubblica determinata con riferimento sia alla rilevanza del fatto per l’estensione della compromissione ambientale o dei suoi effetti lesivi, sia al numero delle persone offese o esposte al pericolo Anche in questo caso il disastro ambientale è aggravato se riguarda un’area sottoposta a vincolo ambientale o in danno di specie animali o vegetali protette.
4) Il delitto di traffico e abbandono di materiale ad alta radioattività, che punisce con la reclusione da due a sei anni e con una multa da 10.000 a 50.000 euro chiunque abusivamente “cede, acquista, riceve, trasporta, importa, esporta, procura ad altri, detiene, trasferisce, abbandona o si disfa illegittimamente di materiale ad alta radioattività”.
5) Il delitto d’impedimento del controllo, che punisce con la reclusione da sei mesi a tre anni, sempre che il fatto non costituisca più grave reato, chiunque impedisce, intralcia o elude l’attività di vigilanza e controllo ambientale e di sicurezza e igiene del lavoro ovvero ne compromette gli esiti.
6) Il delitto di omessa bonifica , che punisce, salvo che il fatto costituisca più grave reato, con la reclusione da uno a quattro anni e con la multa da 20.000 a 80.000 euro, chiunque, essendovi obbligato, non provvede alla bonifica, al ripristino e al recupero dello stato dei luoghi. L’obbligo dell’intervento può derivare direttamente dalla legge, da un ordine del giudice o da una pubblica autorità.
Si nota che delle nuove fattispecie di reato solo due possono essere commesse per colpa: il delitto d’inquinamento ambientale e il delitto di disastro ambientale. In tali casi, le pene sono diminuite da un terzo a due terzi.
Infine, l’articolo 452-decies introduce nel codice penale con riguardo ai delitti ambientali la disciplina del ravvedimento operoso. In particolare, è previsto che chi si adopera per evitare che l’attività illecita sia portata a conseguenze estreme o provvede alla messa in sicurezza, bonifica e, ove possibile, al ripristino dello stato dei luoghi, beneficia di una diminuzione di pena dalla metà a due terzi.
Per quanto concerne al ripristino dello stato dei luoghi, la nuova legge sugli ecoreati stabilisce che, in caso di condanna o patteggiamento per uno dei nuovi delitti ambientali, il giudice debba ordinare il recupero e, ove tecnicamente possibile, il ripristino dello stato dei luoghi, ponendo l’esecuzione di tali attività a carico del condannato o  delle persone giuridiche obbligate al pagamento delle pene pecuniarie in caso d’insolvibilità.
 

 
Dal 2014 ad oggi. Ministero Ambiente  parte civile in 45 processi
 
ROMA – Dall’inizio dello scorso anno ad oggi il ministero dell’Ambiente si è costituito parte civile in 45 processi penali. I procedimenti riguardano reati contro l’ambiente di diversa gravità, la maggior parte dei quali legati alla gestione, al traffico e allo smaltimento illecito di rifiuti, e sono celebrati in diverse zone d’Italia: venticinque sono in città del sud, dieci al centro e altrettanti al nord.
è quanto si legge nella relazione sul contenzioso in ambito penale redatta dall’Ufficio di Gabinetto del Ministero dell’Ambiente.
“Questi dati – afferma il ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti – sono il segnale di un impegno determinato del ministero contro gli inquinatori e al fianco dei cittadini onesti. Ora, con i reati di inquinamento e disastro ambientale all’interno del codice penale, oltre che con l’introduzione di una specifica aggravante ambientale applicabile agli altri delitti – aggiunge – abbiamo gli strumenti per perseguire in maniera più efficace la criminalità che fa scempio dell’ambiente, in coerenza con gli obiettivi stabiliti dall’Unione Europea".

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