Trasporti, specchio dell’immobilismo siciliano - QdS

Trasporti, specchio dell’immobilismo siciliano

Rosario Battiato

Trasporti, specchio dell’immobilismo siciliano

martedì 16 Giugno 2015

Lentezze inspiegabili per attivare lo stato di emergenza. Tempi ancora sconosciuti per i lavori, come per il viadotto Himera. Il futuro affonda nel fai da te: ditte che sistemano strade e il M5S che offre 300 mila euro

PALERMO – Muoversi in Sicilia è sempre più complicato. E non ci riferiamo soltanto al crollo del pilone del viadotto Himera, ma ad un insieme di ragioni che, concentrate nel medesimo periodo, hanno di fatto determinano un crollo verticale della quantità e qualità del trasporto isolano. Due indicatori che non erano mai stati particolarmente brillanti.  
Lo stato di emergenza del 18 maggio, pubblicato in Gazzetta con l’ordinanza n.258/2015, e le successive nomine del 30 maggio relative ai due commissari per le emergenze dissesto e A19 in Sicilia, rispettivamente Calogero Foti, dirigente regionale del dipartimento della Protezione civile, e Marco Guardabassi, dirigente del ministero delle Infrastrutture, non hanno risolto i problemi. Nei mesi successivi al crollo, infatti, il passo è stato tutt’altro che spedito così come aveva dichiarato all’Adnkronos anche l’assessore alle Infrastrutture della Regione, Giovanni Pizzo, ribadendo che il tempo che ci è voluto per dichiarare lo stato di emergenza sul viadotto “è stato fin troppo lungo, ora dobbiamo cercare di recuperare al più presto”.
 
Un recupero che pare ancora lontano anche se i tempi promessi dal governo nazionale parrebbero precisi: 4 mesi per la riapertura del viadotto e intanto realizzazione della bretella autostradale. Intanto bisognerà di certo attendere il 20 giugno per avere notizie precise dal commissario. Notizie che si traducono concretamente in un’estate impossibile per chi vuole spostarsi in Sicilia anche perché l’alternativa data dal trasporto ferroviario, che ha ampliato notevolmente l’offerta già a partire da maggio, comporta comunque uno spostamento di circa 3 ore.
Intanto c’è chi si organizza autonomamente. Dopo il blocco causato dalla frana, due ditte avevano gratuitamente prestato la loro opera per la sistemazione della regia trazzera “Prestanfuso” che collega Caltavuturo e Sclafani-Bagni. Una bretella improvvisata e danneggiata dall’intenso traffico veicolare che ne è derivato. Adesso il M5S, raccogliendo l’appello di un comitato civico per rimettere in sesto la trazzera, ha deciso di stanziare circa 300mila euro in un fondo finanziato dagli stipendi dei deputati stellati all’Ars. I lavori dovrebbero durare un mese e iniziare entro una decina di giorni. Il progetto potrebbe essere realizzato a costi molto ridotti grazie al coinvolgimento del Genio militare. Crocetta ha bocciato il progetto, ma adesso si attende la prova dei fatti.
Una prova che difficilmente supererà la Regione visto il caos imperante. Ieri a Ustica un gruppo di abitanti ha occupato pacificamente il municipio dell’isola per protestare contro la precarietà dei collegamenti marittimi. Un altro gruppo di cittadini ha, inoltre, denunciato ai carabinieri i responsabili della Regione e dello Stato per i mancati collegamenti veloci. Una sorte condivisa con Lampedusa, Linosa e Pantelleria. Alla base del problema c’è stata la nuova gara per il collegamento con aliscafi che è andata deserta. Il consorzio turistico Pantelleria Island ha suggerito l’abolizione del collegamento marittimo con aliscafi e la destinazione dei fondi verso il collegamento con gli aerei per abbattere il costo del biglietto.
Su tutto questo si avvertono le assenze di strumenti di gestione essenziali come il contratto di servizio tra la Regione e Trenitalia, che avrebbe dovuto seguire all’accordo di programma ferroviario tra Mit e Mef del novembre scorso. Invece, a distanza di mesi, non è ancora saltato fuori. Così come per il Piano regionale dei trasporti e della mobilità che, nonostante le dichiarazioni e il lavoro svolto dai predecessori di Pizzo, resta ancora nel cassetto.

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