Per capire meglio cosa sta succedendo al settore del fotovoltaico, abbiamo rivolto alcune domande a Mario Pagliaro, chimico di fama mondiale e ricercatore del Cnr di Palermo, attivo nel Polo solare della Sicilia.
“Il dato, 78 MW connessi nei primi 4 mesi dell’anno di cui oltre 5 MW in Sicilia, è largamente sottostimato a causa dei ritardi nell’aggiornamento del portale. è interessante invece notare che la gran parte degli impianti censiti sono sul tetto: ben 31 MW sui tetti delle abitazioni (impianti fino a 6 kW), e 16 MW sui tetti delle aziende (fra 20 e 200 kW). E questo nonostante tutte le difficoltà burocratiche che gli Enti locali continuano a frapporre alla solarizzazione dei tetti”.
“L’Italia è di gran lunga il primo Paese al mondo quanto a produzione di elettricità fotovoltaica in relazione al totale. Un dato per tutti: da gennaio a maggio di quest’anno, ovvero nel periodo meno soleggiato e quest’anno particolarmente piovoso, il fotovoltaico italiano ha sfiorato l’8% del fabbisogno elettrico nazionale. In Sicilia quest’anno supereremo il 10% della produzione elettrica, ben oltre i 2 miliardi di kWh”.
“Lo è già per le oltre 30mila famiglie siciliane che lo hanno installato. Lo diviene facilmente per chiunque scelga di acquistare un impianto, specie oggi che il costo di un impianto familiare non supera i 4mila euro. I consumi di una famiglia avvengono per il 50-70% di sera. Per questo consigliamo di acquistare direttamente l’impianto fotovoltaico con l’inverter con le batterie integrate. Costa di più: ma quando la famiglia rientra a casa, utilizza l’energia prodotta e accumulata durante il giorno. La bolletta praticamente si azzera. Per sempre”.
In che misura incide l’etica con l’economia, e quando diventa indispensabile assecondare la prima a discapito della seconda?
“Nel 2015, pressoché mai. Non c’è alcun conflitto fra sviluppo economico e tutela dell’ambiente o della salute. Quasi sempre, quando questo conflitto si manifesta, è dovuto a mancata conoscenza: tanto delle soluzioni tecnologiche, che di quelle manageriali, per fare sviluppo non solo tutelando, ma addirittura risanando l’ambiente. Le faccio un esempio. Cementifici e acciaierie per avere elettricità a basso costo utilizzavano combustibili altamente inquinanti come il carbone o addirittura il pet-coke. Ma ora che le rinnovabili hanno fatto crollare il costo del kWh a pochi centesimi di euro, utilizzando l’elettricità pulita le aziende risolvono il problema ambientale, si garantiscono i margini economici e fanno pace con le popolazioni intorno ai siti produttivi. Sta a noi accademici e ricercatori spiegargli come fare”.