Priolo Gargallo: la storia è passata dalla penisola Magnisi, antica Thapsos - QdS

Priolo Gargallo: la storia è passata dalla penisola Magnisi, antica Thapsos

Annalisa Di Stefano

Priolo Gargallo: la storia è passata dalla penisola Magnisi, antica Thapsos

martedì 23 Giugno 2015

In tutto il territorio comunale presenti tracce e testimonianze di remote civiltà

Priolo Gargallo, in provincia di Siracusa, è uno dei comuni più giovani della Sicilia, nato nel luglio del 1979, anche se affonda le sue radici storiche addirittura nel secondo millennio a.C., quando varie tribù erano insediate nel suo territorio, abitato poi da Greci, Romani, Bizantini, Normanni e dagli Aragonesi, sotto i quali entrò a far parte della contea di Augusta.
La penisola Magnisi è infatti l’antica Thapsos, citata da Tucidide, Virgilio ed Ovidio, ed oggi rappresenta uno dei più importanti siti protostorici siciliani. E’ stata abitata sin dall’età del Bronzo e fu un importante centro commerciale del Mediterraneo. In questa piccola porzione di terra, situata al centro del golfo di Augusta e collegata alla terraferma da uno stretto istmo sabbioso,  sono stati portati alla luce i resti di una necropoli con quattrocentocinquanta tombe scavate nella roccia in epoche differenti, tracce di capanne a pianta circolare databili intorno al XVII secolo a.C., oltre a dei veri e propri complessi edilizi di epoca più tarda, costituiti da più ambienti. Nell’area adiacente alla penisola Magnisi, dove un tempo si sviluppava l’attività delle saline, è stata istituita una riserva naturale, che è una delle più interessanti dell’isola per la presenza di numerose specie di uccelli.
Ma le testimonianze di antiche civiltà non si esauriscono in questo sito. Numerosi ipogei sepolcrali risalenti agli albori del cristianesimo risultano sparsi in altre parti del territorio comunale. Come ad esempio la catacomba paleocristiana che prende il nome di Manomozza, costituita da una serie di gallerie, scavate nella roccia, alle quali, in un passato molto remoto, si accedeva attraverso scale ripide e strette. La necropoli si trova nei pressi di una basilica, altro splendido esempio di architettura paleocristiana, dedicata a San Foca di Sinope, il martire orientale conosciuto anche come “San Foca l’ortolano”. L’edificio fu costruito intorno al IV secolo per volontà del vescovo Germano di Siracusa, che vi avrebbe trovato sepoltura, dopo la morte nel 356 a Thapsos, dove era stato esiliato per ordine dell’imperatore Costanzo.
Il toponimo di Priolo Gargallo deriva nella prima parte dal greco priolos, che significa priore e, nella seconda, dal fondatore del borgo, il marchese Tommaso Gargallo, che nell’anno 1807 chiese al re di Sicilia Ferdinando III di Borbone l’autorizzazione a popolare il feudo di Priolo.
Ottenuto il permesso, il marchese Gargallo fece costruire una chiesetta ed alcune abitazioni attorno ad una piazza di forma ottagonale, che oggi prende il nome di Piazza Quattro Canti. La chiesa qualche anno dopo, grazie all’intercessione del nobile presso il vescovo di Siracusa, fu elevata a parrocchia e dedicata al Santissimo Angelo Custode, che venne proclamato patrono del paese. Il marchese fece anche realizzare a Napoli una statua del Santo Patrono, dallo scultore Antonio Spinetti, custodita nella chiesa Madre. Fu inoltre stabilito, con il consenso popolare, di celebrare il patrono nel mese di ottobre. E da allora ogni anno il simulacro dell’Angelo Custode, sistemato sulla sua vara adorna di fiori, viene festeggiato con devozione dai priolesi e portato in processione, in una delle feste patronali più belle del siracusano.

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