Imu agricola, Sicilia capofila tra le Regioni contrarie - QdS

Imu agricola, Sicilia capofila tra le Regioni contrarie

Chiara Borzi

Imu agricola, Sicilia capofila tra le Regioni contrarie

mercoledì 24 Giugno 2015

L’assessore regionale Caleca ha chiesto la sospensione del pagamento fino alla sentenza del Tar del Lazio rispetto al ricorso presentato dall’Anci. Punti cardini: esenzione per le aree interne e marginali e per le zone interessate da disagio economico e sociale

PALERMO – Continua il braccio di ferro tra il Mipaaf e le Regioni italiane che si oppongono al pagamento dell’Imu. Tra queste la Sicilia è capofila grazie al ruolo dato all’assessorato regionale all’Agricoltura di referente nazionale e coordinatore all’interno della Commissione Nazionale delle Politiche Agricole.
 
In questi mesi, in particolare da quando a marzo l’imu agricola è diventata realtà, l’assessore Nino Caleca ha manifestato più volte il proprio disappunto per una scelta che svantaggia, in modo particolare nella nostra regione, un settore già fortemente colpito dalla crisi. è proprio su questo elemento, oltre che in virtù del riconoscimento della Sicilia quale “zona svantaggiata” a livello europeo, che è stata sostenuta la battaglia di abolizione dalla tassa. Di abolizione, però, ancora non si parla. Le intenzioni del ministero guidato da Maurizio Martina sono ferme alla necessità di far pagare l’imposta municipale unica anche sui territori agricole.
Il 17 giugno era attesa la sentenza del Tar del Lazio rispetto al ricorso presentato dall’ Anci sulla legittimità dell’Imu, ma il pronunciamento è slittato e rimane così una situazione d’incertezza.
A livello regionale l’assessorato all’Agricoltura è attivo per cercare soluzioni congiunte anche con le associazioni di categoria. Proprio il 17 giugno, l’assessore Nino Caleca ha incontrato il presidente regionale di Confagricoltura Salvatore Pottino, per uno scambio d’informazioni, soluzioni e vedute. L’assessore ha comunicato al presidente Pottino le proposte già presentate a Roma, e in cui è richiesta sia l’abolizione del balzello o almeno la revisione di alcuni criteri sulla tassazione. Per l’anno in corso Caleca ha chiesto la sospensione di tutti i pagamenti, in attesa proprio della sentenza del Tar Lazio del 17 giugno 2015 in esito al ricorso presentato dall’Anci, ma già questo primo indirizzo è stato disatteso. Per l’anno in corso è stato richiesto anche di promuove e sostenere lo sviluppo e l’adeguamento strutturale delle regioni in ritardo, ovvero quelle ad Obiettivo 1 del Trattato U.E. Tra queste regioni rientrerebbero Sardegna, Calabria, Basilicata, Puglia, Campania e anche la Sicilia, tutte regioni non esattamente virtuose nello sfruttare gli stessi fondi provenienti dalla Comunità Europea.
Le proposte avanzate dall’assessore regionale all’Agricoltura Caleca al ministero per le Risorse agricole, contengono anche dei provvedimenti per il 2016. L’intenzione rimane perentoria, al primo punto di chiede la “soppressione del Tributo “Imu – Terreni agricoli” su tutto il territorio nazionale e l’abrogazione della legge 24 marzo 2015 n. 34 di conversione del decreto legge 24 gennaio 2015 n. 4. Nel caso in cui questo non avvenisse, l’assessore siciliano ha trasmesso a Roma anche delle soluzioni alternative che consistono soprattutto in adeguamenti di alcuni criteri che stabiliscono la tassazione.
Si chiede di adeguare i criteri attenendosi agli eventuali esiti di uno studio da affidare a Inea o Ismea riguardante l’impatto economico dell’Imu agricola sulle aziende; di ridefinire le zone soggette a vincoli naturali o ad altri vincoli, ai sensi dell’art. 32 del Reg. 1305/2013, dove, oltre alla montagna vengano contemplati, ad per esempio, i terreni in cui almeno il 60% della superficie agricola è in forte pendenza.
Si chiede, infine, l’esenzione dal pagamento per le aree interne e marginali, nonché, per le zone interessate da grave disagio economico e sociale, contrassegnati da fenomeni di spopolamento e disoccupazione giovanile.

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