Dalla cultura solo il 3,4% del Pil siciliano - QdS

Dalla cultura solo il 3,4% del Pil siciliano

Chiara Borzi

Dalla cultura solo il 3,4% del Pil siciliano

sabato 27 Giugno 2015

Report di Symbola e Unioncamere sul fatturato per regione derivante dai beni culturali. La Sicilia non sfrutta le proprie ricchezze. L’indotto del settore vale 227 mld in tutta Italia (2,4 mld da noi). Le Marche ricavano il 7,2%

ROMA – In Italia la cultura è un ottimo volano per l’economia. L’indotto dal settore vale 227 miliardi di euro e contribuisce a creare oltre il 15 per cento del valore aggiunto nazionale. Questo settore produce ricchezza in Italia, ma non in tutte le regioni. Solo Lazio, Marche, Veneto, Lombardia e Piemonte sono capaci di guadagni importanti dalla cultura; altre regioni, specialmente se del Mezzogiorno, sono ben distanti dal garantire per sé e la nazione ricavi di primo livello.
 
Le stime che mettono in chiaro questo trend sono ricavate dal report “Io sono Cultura” di Symbola e Unioncamere. All’interno di questa ricerca viene messa in evidenza l’attività svolta in particolare dalle imprese culturali italiane, le stesse che nell’attuale periodo di crisi – e in quello pregresso – sono riuscite a guadagnare nonostante le ristrettezze, grazie alla scelta d’investire in creatività e innovazione.
La cultura, infatti, non è solo guadagno dal patrimonio artistico. A riguardo si legge nel report: “Inventivo per eccellenza, il sistema delle nostre industrie culturali si rivela anche reattivo, versatile, capace di tenere anche nella crisi e anzi di rispondere mettendo in campo strategie lungimiranti puntando sulla qualità, sull’innovazione, sulla bellezza e sulla fantasia”.
Da “Io sono cultura” non emergono eccellenze siciliane per il settore. Questo avviene nonostante la regione sia stata recentemente nominata dalla sezione travel del Telegraph, isola mediterranea “Best of culture” per il proprio patrimonio tradizionale. Il settore è ricco, ma evidentemente improduttivo.
La Sicilia appartiene alla “seconda fascia” della classifica del report di Symbola e Unioncamere perchè ha generato 2,4 miliardi di euro nel 2014 e lasciato che cultura e creatività apportassero all’economia regionale appena il 3,4 per cento del valore aggiunto. Per dare un’idea dell’esiguità del dato basta l’esempio della Campania, regione che ha prodotto per sé il 5 per cento del v.a. sul totale; o della Toscana che ricava dalla cultura il 5,5 per cento della ricchezza regionale, la Lombardia con il 6,3 per cento. Una regione piccola come le Marche ricava il 6,6 per cento, il Lazio almeno il 7 per cento.
Cultura in Sicilia non vuol dire neppure occupazione. Sul totale dei lavoratori, quelli del comparto culturale sono il 4,3 per cento, ovvero 60mila persone. In Valle d’Aosta lo stesso indice d’incidenza è di quasi il 6 per cento, in Toscana e nel Lazio sfiora il 7 per cento, nelle Marche va oltre fino al 7,2 per cento.
Procedendo ad un’analisi di macroarea si nota subito il vantaggio delle zone centrali del Paese su quelle del resto della Penisola. E’ infatti evidente una maggiore predisposizione territoriale a sfruttare la ricchezza che proviene da cultura e creatività, e le cifre lo dimostrano: sono quasi 20 i miliardi prodotti nel 2014, uguali al 6,3 per cento del valore aggiunto dell’economia locale. Seguono le regioni di Nord-Ovest con 18 miliardi di euro guadagnati, pari al 5,8 per cento della propria economia, poi quelle del Nord-Est, che sempre dal settore hanno visto arrivare 17,6 miliardi (5,3% di valore aggiunto ) e infine le regioni del Mezzogiorno, che dalle imprese culturali hanno prodotto un valore aggiunto di 12,7 miliardi di euro nel 2014, uguale appena al 4 per cento del valore aggiunto dell’economia locale.
 

 
I Beni culturali di Siracusa incidono solo per il 3 per cento
 
I risultati non entusiasmanti della Sicilia a livello nazionale, diventano anche più sconfortanti se proiettati a livello provinciale. Secondo “Io sono Cultura” la cultura produce meno del 4 per cento del valore aggiunto dell’economia territoriale. Catania, Enna e Messina ricavano appena il 3,7 per cento della loro ricchezza locale, Trapani il 3,5 per cento, Agrigento il 3,3 per cento, Palermo e Ragusa il 3,2 per cento, Caltanissetta il 3 per cento, Siracusa – in maniera altrettanto inattesa – il 3 per cento. Stesso discorso può farsi per l’occupazione prodotta dal settore cultura sul totale dell’occupazione siciliana. La media è del 4,5 per cento, con picchi del 4,8 per cento nella provincia di Enna. Questo territorio insieme a Messina è quello che, pur nell’esiguità del dato, trae maggiore vantaggio con un’incidenza sull’occupazione del 4,6 per cento. Segue poi Trapani con il 4,8 per cento, Agrigento e Catania con il 4,5 per cento, Palermo con il 4,2 per cento, Ragusa con il 3,8 per cento, Siracusa ferma al 3,6 per cento e Caltanissetta, fanalino di coda con il 3,4 per cento.
Nella nostra regione si conferma così l’ennesimo spreco, quello del patrimonio culturale. Un ambito comunque vivace e capace di garantire – anche senza interventi amministrativi mirati – un indotto milionario per tutta la regione.

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