PALERMO – In Sicilia l’utilizzo dei farmaci equivalenti stenta ad affermarsi. Lo dimostrano i dati offerti da AssoGenerici, che stilando una classifica nazionale proprio relativa al consumo di farmaci equivalenti, sul totale dei farmaci dispensati nel 2014, riscontra che la regione Sicilia si piazza agli ultimi posti, sia in termini di confezioni, con 18,3% contro il 25,4% della media italiana, sia in termini di spesa, con l’11,3% rispetto al 16,5% sul tessuto nazionale.
Si tratta di dati che stridono fortemente con i tagli imposti al Sistema Sanitario dalla Legge di Stabilità, rispetto ai quali la sanità regionale è sempre più stretta tra il dovere di garantire ai cittadini le cure più appropriate e l’obbligo di ottimizzare i costi.
A puntare i riflettori sulla questione è stata l’AboutPharma and Medical Devices, con il patrocinio della AssoGenerici e sostenuto dalla Mylan, che hanno promosso un ciclo di incontri regionali, l’ultimo dei quali si è tenuto a Palermo, giovedi scorso, proprio su “I farmaci equivalenti tra tutela della salute pubblica e razionalizzazione della spesa sanitaria in Sicilia”.
Diversi gli interventi che si sono succeduti tra esperti regionali e nazionali, medici, farmacisti, farmacoeconomisti, istituzioni locali, oltre che associazioni di pazienti e consumatori, rispetto ai quali è prevalso, in primo luogo, la criticità del dato regionale, che pone la Sicilia al terzo posto in Italia, dopo Calabria e Puglia, per percentuale di rinuncia all’acquisto di farmaci, con il 6,2% della popolazione oltre i 25 anni, di cui il 23,4% perché il ticket era troppo costoso, mentre il 75,4% perché doveva pagarli di tasca propria (Fonte Istat, anno 2013).
La spesa sanitaria corrente della Regione Sicilia è passata da 6,4 miliardi di euro nel 2002 a oltre 8,5 miliardi di euro nel 2013 (dati della Ragioneria Generale dello Stato); 1,9 miliardi di euro è il costo della spesa farmaceutica che la Sicilia ha totalizzato nei primi nove mesi del 2014 (Dati AIFA), mentre ben 98,4 milioni di euro è il costo sostenuto, sempre nel 2014, dai siciliani per coprire la differenza tra il farmaco equivalente e quello di marca (dati AssoGenerici), nonostante entrambi offrano le stesse garanzie sia in termini di sicurezza che di efficacia.
Secondo Claudia La Cavera, responsabile Unità Operativa 7.2 Farmaceutica della Regione Sicilia, tali dati riflettono in primo luogo le perplessità che l’utente nutre nell’utilizzo del farmaco equivalente, riconducibile, in primo luogo, alla sua reale efficacia, a cui seguono altri dubbi riconducibili alla tollerabilità, alla bioequivalenza, ovvero che abbiano la stessa azione, e ancora, l’utente dubita spesso sulla qualità del principio attivo, sulla forma farmaceutica o infine sul gusto. “La Regione, dal canto suo, negli ultimi anni ha avviato una serie di iniziative per far fronte ad una maggiore diffusione del farmaco equivalente, – afferma La Cavera- tra cui il decreto attuativo n. 569/2013, che impone il contenimento della spesa sanitaria, agevolandone implicitamente l’utilizzo; ha avviato inoltre le gare regionali che consentissero l’utilizzo dell’equivalente presso i presidi ospedalieri, ed infine sempre nel 2013 ha assorbito la Legge Balduzzi tramite il decreto attuativo n. 65”.
Sulla stessa linea interviene Roberto Tobia, Vicepresidente Federfarma Sicilia, secondo il quale di certo l’aggettivo generico al posto di equivalente non ha agevolato la diffusione di questi farmaci, ma aggiunge: “La farmacia ha sempre favorito la diffusione del generico con un ruolo proattivo nell’indirizzo e nel consiglio nei confronti degli equivalenti, che garantiscono efficacia e sicurezza nella stessa misura del farmaco di marca, è necessario comunque aumentare il grado di conoscenza di questa tipologia di farmaci, attraverso la collaborazione tra i diversi attori del servizio sanitario regionale”.