Inps, rosso da 8 mld. Spesa pensioni +0,9% - QdS

Inps, rosso da 8 mld. Spesa pensioni +0,9%

redazione

Inps, rosso da 8 mld. Spesa pensioni +0,9%

giovedì 09 Luglio 2015

Rapporto annuale 2014: Tito Boeri presenta la sua proposta di riforma

ROMA – Nel 2014 oltre 6,6 milioni di persone, pari al 42,5% dei pensionati, riceve uno o più assegni per un importo medio mensile inferiore ai 707 euro lordi. Tra questi il 12,1%, pari a 1,9 milioni, percepisce un assegno inferiore ai 300 euro mensili. A rilevarlo è l’Inps nel rapporto annuale.
La quota di beneficiari che ottiene pensioni comprese tra 1.000 e 1.500 euro è del 23,5% oltre 3,6 milioni per il 22% di spesa annua (59 miliardi), mentre un ulteriore 17,2% di beneficiari (circa 2,7 milioni di persone) percepisce redditi compresi tra 1.500 e 2.000 euro mensili, pari al 22,2% della spesa (oltre 59 miliardi).
Tra i 2.000 e i 3.000 euro lordi si colloca il 12,2% dei beneficiari (quasi 1,9 milioni) cui va il 21,7% della spesa lorda complessiva per un totale di oltre 58 miliardi di euro.
Oltre i 3.000 euro mensili troviamo 724.250 soggetti, pari al 4,6% del totale dei pensionati Inps che assorbono il 15,2% della spesa pari a quasi 41 miliardi, riscuotendo pensioni di importo medio mensile di 4.336 euro lordi.
Il reddito pensionistico medio, inteso come la somma di tutti i redditi da pensione, sia di natura previdenziale che assistenziale, percepiti nell’anno da ciascun interessato ed erogati dai diversi Enti, ammonta a 1.323 euro lordi mensili.
Le donne pur rappresentando il 53,6% del totale dei beneficiari, ricevono una quota di reddito pensionistico pari al 44,7% a causa del minor importo dei trattamenti percepiti: 1.103 euro medi lordi mensili a fronte di 1.577 euro per gli uomini.Sostanzialmente stabile, nel 2014, la spesa per pensioni a carico dell’Inps. La spesa pensionistica complessiva, comprensiva delle indennità, di accompagnamento agli invalidi civili, è stata pari a 269,9 miliardi (+0,9% rispetto ai 267,1 miliardi del 2013).
L’Inps eroga ogni mese quasi 21 milioni di pensioni previdenziali e prestazioni di natura assistenziale a favore di oltre 15,5 milioni di beneficiari. Gli uomini sono 7,2 milioni pari al 46,4% e le donne 8,3 milioni pari al 53,6%.
Inps in rosso per circa 7,8 miliardi nel 2014. A pesare sui conti – ha spiegato l’istituto nel rapporto annuale – è la gestione ex Inpdap con il forte squilibrio, circa 6 miliardi, della Cassa Pensioni Dipendenti Enti Locali. La situazione patrimoniale dell’Inps, alla fine dell’esercizio 2014, rileva un miglioramento del patrimonio netto di circa 9 miliardi di euro. “Il deficit annuale del bilancio e lo squilibrio strutturale delle singole gestioni previdenziali non mettono a rischio la sostenibilità dell’intero sistema di sicurezza sociale”, si legge nel Rapporto.
Sul fronte del ripiano del disavanzo delle gestioni previdenziali Inpdap, nel 2014 l’Inps ha potuto beneficiare di un miglioramento patrimoniale pari a 21.698 milioni per effetto della cancellazione di un ammontare corrispondente di debiti verso lo Stato per anticipazioni di bilancio.
Nel 2014, dunque, il ripianamento ha comportato l’eliminazione del debito nei confronti dello Stato, “con conseguente miglioramento di 21.698 milioni del patrimonio netto dell`Istituto”. L’operazione, peraltro, “non ha avuto alcuna incidenza sui saldi di finanza pubblica in quanto non ha determinato uscite aggiuntive per trasferimenti da parte del bilancio dello Stato”.
Sul fronte lavoro irregolare, nel 2014 l’Inps ha scovato 77.283 lavoratori irregolari di cui totalmente in nero 28.625. L’anno scorso sono state effettuate 58.043 ispezioni e in 47.044 casi sono state riscontrate irregolarità.
Sempre nel 2014 sono state annullate prestazioni indebite per 278 milioni di euro e sono stati accertati contributi evasi per 1.039 milioni di euro (comprensivi di sanzioni). Il totale generale accertato lordo è stato di 1.317 milioni di euro.
La crisi economica ha, poi, aumentato proporzionalmente di più i poveri nella fascia di età tra i 40 e i 59 anni (con incrementi percentuali di oltre il 70% nella fascia 50-59), mentre le persone già fuori dal mercato del lavoro, tipicamente le persone con più di 70 anni, sono quelle che hanno sofferto meno gli effetti della crisi. Come conseguenza, il rischio di povertà si è modificato a svantaggio delle fasce di età intermedie, che ora presentano dei tassi di povertà sistematicamente più alti rispetto a quelli della popolazione anziana.
Il rischio di povertà durante la crisi è peggiorato soprattutto per la categoria dei disoccupati. Tuttavia, tra questi, la classe di età che ha subito l’aumento relativamente maggiore del numero dei poveri sono i disoccupati con più di 50 anni, il cui numero è più che triplicato nell’arco di 6 anni.
In occasione della presentazione del Rapporto annuale dell’istituto, il Presidente Inps Tito Boeri ha presentato per grandi linee la sua proposta di riforma del sistema pensionistico che si basa su cinque punti cardine: flessibilità sostenibile, una rete di protezione sociale per gli over 55 senza lavoro, unificazione delle posizioni assicurative con la fine delle ricongiunzioni onerose, armonizzazione dei tassi di rendimento garantiti ai contributi e nuove opportunità di versamenti perché “non si va in pensione, ma si prende la pensione”.

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