Per la Sicilia più rifiuti e meno discariche - QdS

Per la Sicilia più rifiuti e meno discariche

Rosario Battiato

Per la Sicilia più rifiuti e meno discariche

venerdì 24 Luglio 2015

Il passo del gambero dell’Isola: sono rimaste solo nove vasche attive di smaltimento e molte potrebbero saturarsi a breve. Tra il 2012 e il 2013 è addirittura cresciuta la quota di conferimento indifferenziato (circa 2,4 milioni di tonnellate), mentre una recente ordinanza di Crocetta, emessa nel passaggio tra Ato e Ssr, ne fissa la diminuzione, con l’obiettivo del 35% della media di rifiuti utili per il riciclo

PALERMO – Discariche a tempo. La grande abbuffata di rifiuti che gli impianti siciliani hanno ingerito nel corso degli anni non poteva avere un altro esito, visto che lo spazio è limitato e i rifiuti urbani, invece, vengono prodotti con una media preoccupante di circa 2,2 milioni di tonnellate all’anno.
Resta sempre l’opzione trasferimento, che obbligherebbe i siciliani a pagare di tasca propria l’ennesimo tentativo tampone senza un piano di investimenti su impianti all’avanguardia in grado di utilizzare i rifiuti anche per la produzione di energia termica ed elettrica.
L’improvvisazione produce mostri. Già diversi anni fa alcuni esperti della Regione avevano denunciato la tenuta a tempo del sistema discariche dell’Isola che sarebbe stato, a loro avviso, destinato a implodere per l’assenza di un’adeguata struttura di raccolta differenziata e riciclaggio a fronte, invece, di uno smaltimento da record (pari a circa il 90% dei rifiuti prodotti). 

Fino all’anno scorso erano ben 13 i siti (dieci pubblici e tre privati) i siti siciliani, ma erano molti di in passato. Oggi si sono ridotti a nove e molti altri potranno chiudere nel breve periodo (leggi la tabella in pagina con gli ultimi dati aggiornati al 14 luglio).
Il problema della saturazione dei siti di conferimenti non riguarda soltanto la Sicilia, ma da queste parti potrebbe raggiungere i livelli più drammatici. Uno studio dello scorso scorso anno, il Was annual report sul ‘waste manegement’, messo a punto dal think tank italiano sull’industria del waste management di cui fa parte anche Althesys (la società di consulenza strategica ambientale), aveva stimato l’esaurimento delle discariche nazionali nel giro dei prossimi due anni, soprattutto in quelle regioni che le utilizzano come riferimento principale del proprio sistema di gestione. Un caso tutto siciliano visto che proprio all’interno dei confini regionali cresce la quantità di rifiuti smaltiti in discarica.

A dare i numeri ai rifiuti siciliani ci ha pensato, come di consueto, l’Ispra con il rapporto sui rifiuti urbani del 2014. L’Istituto ha certificato in Sicilia una produzione complessiva di circa 2,4 milioni di tonnellate, un dato lentamente decrescente rispetto al 2012 e al 2011. Al contrario resta preoccupante la percentuale di rifiuti smaltiti in discarica, addirittura in crescita. Si tratta del peggior risultato del triennio 2011-2013 con 2,2 milioni di tonnellate (93%), in netta crescita rispetto al 2012 (83%). Di conseguenza dalla raccolta differenziata isolana non possiamo aspettarci grandi cose. Nel 2013 ha raggiunto la quota di 13,4%, dato peggiore d’Italia eppure in crescita dello 0,2% rispetto al dato dello scorso anno.

La Sicilia non è soltanto fuori da tutti gli obiettivi di legge, visto che non rientra nemmeno nella prima scadenza fissata dalla normativa per il 2006 che prevedeva una raccolta differenziata del 35%, ma è anche a rischio invasione. Nel dicembre scorso il governo regionale aveva mandato un preciso dossier a Roma, denunciando come nel giro di novanta giorni sarebbe diventato impossibile gestire tutti i rifiuti. Superata quella scadenza, grazie a ordinanze che hanno dirottato i flussi dei rifiuti, il rischio saturazione è sempre dietro l’angolo. E ci vorranno almeno altri dieci mesi per i nuovi impianti mentre l’opzione del trasferimento in Italia o all’estero diventa sempre più concreta

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