Ddl Acqua, cosa si nasconde dietro lo specchio “pubblico” - QdS

Ddl Acqua, cosa si nasconde dietro lo specchio “pubblico”

Rosario Battiato

Ddl Acqua, cosa si nasconde dietro lo specchio “pubblico”

giovedì 06 Agosto 2015

“Disciplina in materia di risorse idriche”: entro Ferragosto approvazione all’Ars o sarà commissariamento. Sollevati dubbi di costituzionalità su alcuni passaggi. Crocetta: “Andiamo avanti”

PALERMO – Sull’acqua siciliana si gioca una partita multipla che agita il governo isolano, preme sui fragili rapporti con Roma innescando un possibile esercizio dei poteri sostitutivi e solleva dubbi di costituzionalità. I quindici articoli del ddl “Disciplina in materia di risorse idriche” che il governatore vorrebbe veder tramutare in legge prima di ferragosto, visto che l’Ars chiuderà i battenti il 12 di questo mese, hanno avviato un dualismo pubblico-privato su una materia che, dopo mezzo secolo di pubblico, non ha mai visto una gestione adeguata.
Largo alla ripubblicizzazione del servizio: al comma 2 dell’articolo 6 del ddl leggiamo che le Assemblee territoriali idriche affidano la gestione delle  acque, mediante  servizio  idrico integrato, a Enti  di  diritto pubblico, quali Aziende speciali, Aziende speciali consortili, consorzi tra Comuni” mentre permane il divieto di “cessione di quote di capitale a qualsiasi titolo a soggetti privati”. Il sistema si avvia verso l’istituzione dell’Autorità di bacino unica regionale (articolo 2) che dovrebbe costituire il cuore della nuova era idrica isolana. Dal punto di vista dei comuni ci sono, invece, diverse modalità di gestione e affidamento del servizio.
Diverse le perplessità in ballo che vanno dal famigerato comma 1 dell’articolo 6 (“La gestione  del  servizio idrico integrato è realizzata senza finalità lucrative, persegue obiettivi  di carattere sociale e ambientale ed è finanziata attraverso meccanismi tariffari”) all’intero articolo 11 “disposizioni relative ai comuni che non hanno consegnato gli impianti” fino all’articolo 12 che valuta l’erogazione di un quantitativo minimo vitale d’acqua anche nel caso di morosità nel pagamento.  
Alla fine di giugno era stata l’assessore Vania Contrafatto a rivelare al QdS la sua posizione sul tema della gestione dell’acqua. “È necessario che l’Ars metta da parte le posizioni demagogiche, guardando alla realtà: nessuno mette in dubbio che l’acqua sia e debba restare pubblica, come confermato anche da un referendum”. Aggiungendo subito dopo che “la normativa nazionale è chiara: bisogna intervenire sull’organizzazione e non sulla gestione del servizio, visto che quest’ultimo aspetto non compete alle Regioni, come confermato dalla Corte Costituzionale”. In sostanza servono gli enti di governo e “non farlo, oppure approvare una norma che verrà sicuramente impugnata, rischia solo di farci perdere tempo e finanziamenti per 800 milioni di euro”. Anche nei giorni scorsi l’assessore ha ripetuto la speranza che l’Assemblea trovi una “sintesi” anche sulla base delle normative nazionali e comunitarie.
Restano evidentemente altre le priorità del governatore Crocetta. Proprio nella giornata di apertura dell’esame degli articoli del ddl sull’acqua pubblica, ha spiegato che “l’acqua che non può essere utilizzata per uso alimentare deve essere pagata al 50%: ho proposto un emendamento alla riforma sull’acqua pubblica”.
 
Inoltre spinge perché il servizio torni ai comuni in tempi brevissimi, così come richiesto dai comitati, bollando le questioni di costituzionalità come “stucchevoli” e sottolinea la presenza di due visioni totalmente diverse tra “coloro che che pensano di poter gestire un diritto fondamentale dell’uomo in termini privatistici, e coloro che invece sostengono che tale gestione debba garantire i diritti dei cittadini”.
Intanto l’Ars ha già respinto la prima pregiudiziale “nata da forti perplessità circa la regolarità delle norme proposte sotto il profilo costituzionale” espressa da Roberto Di Mauro, presidente del Gruppo parlamentare del Mpa. Da valutare, secondo l’esponente autonomista, ci sono tre nodi: unicità del servizio in ogni ambito, affidamento rispettoso della chiara normativa nazionale ed europea e competenza dell’Autorità per l’Energia Elettrica, il Gas e il Sistema Idrico.
Indipendente dall’ormai chiaro e maturo scontro tra Faraone e Crocetta sull’asse Roma-Palermo, resta da valutare la minaccia espressa da Renzi appena qualche mese sul possibile commissariamento anche sul fronte del servizio idrico integrato. Un’eventuale impugnativa aprirebbe di fatto le porte all’ennesimo uomo del ministero per mettere le mani nelle cose isolane. Un altro passo verso l’esautoramento di Crocetta.

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