Termini Imerese, tutti i dubbi un anno dopo - QdS

Termini Imerese, tutti i dubbi un anno dopo

Rosario Battiato

Termini Imerese, tutti i dubbi un anno dopo

mercoledì 12 Agosto 2015

Passaggio a Blutec: a metà agosto del 2014 il primo confronto con Matteo Renzi, oggi i sindacati vogliono certezze. Ex polo Fiat: la svolta tanto attesa, cioè gli accordi firmati al ministero dello Sviluppo economico lo scorso dicembre, si è soltanto intravista e attualmente, tutto sembra rimasto quasi immutato

PALERMO – I sindacati non dimenticano: è passato un anno dal 14 agosto del 2014, data dell’incontro tra Matteo Renzi e gli operai dell’ex polo Fiat a Termini Imerese per avviare un dialogo sulla reindustrializzazione e occupazione dei lavoratori coinvolti nella chiusura dello stabilimento e dell’indotto. Il bilancio, ad oggi, non è ancora chiaro, anche perché la svolta tanto attesa, cioè gli accordi firmati al ministero dello Sviluppo economico lo scorso dicembre con Blutec, si è soltanto intravista e attualmente, secondo i sindacati, tutto è rimasto quasi immutato. Prossimo appuntamento a metà settembre.
Dopo lo slittamento dell’ultimo tavolo previsto per la metà di giugno, i lavoratori hanno ottenuto una nuova data. A confermarla è stato Claudio De Vincenti, sottosegretario alla presidenza del Consiglio, che ne ha parlato lo scorso 7 agosto in occasione della manifestazione della delegazione degli operai ex Fiat di Termini al Nazareno, proprio durante i lavori della direzione del  Mezzogiorno del Partito democratico. L’incontro del prossimo settembre, come richiesto dai sindacati, dovrebbe affrontare i problemi ancora aperti che non sono affatto pochi.
I pareri su questo prossimo appuntamento, anche all’interno del fronte sindacale, sono assai discordanti. Per Michele De Palma, responsabile automotive della Fiom-Cgil, “si tratta di un importante impegno – ha dichiarato ad askanews – che speriamo apra la strada alla reindustrializzazione di un’area che rischia l’abbandono e già oggi segnata da un preoccupante tasso di disoccupazione”.
Assai diversa la posizione espressa da Ferdinando Uliano, segretario nazionale Fim-Cisl,  che riporta come l’incontro “era già ampiamente noto e informalmente ci era stato già comunicato che a metà di settembre ci sarebbe stata la convocazione”. I problemi sono ben altri. A fine settembre scadrà l’autorizzazione al pagamento della Cig, visto che il decreto del ministero del Lavoro prevede un rinnovo ogni sei mesi collegato all’esecutività del progetto. E per Uliano bisognerebbe già andare oltre: “ Il governo deve comunicarci se esiste un altro soggetto industriale che subentri a Blutec”. Atti concreti perché l’unica produzione a “quantità industriale ad oggi per quello stabilimento sono stati i tavoli che senza una concreta soluzione industriale non servono ai lavoratori”.
A denunciare la situazione di stallo è stato anche il Movimento 5 Stelle. Il 31 luglio i deputati Nuti, Di Vita, Mannino e Lupo, hanno scritto al ministero dello Sviluppo economico, ricordando i vari fallimenti nell’iter di riapertura del polo e ribadendo la centralità dei finanziamenti pubblici visto che il primo accordo di programma, firmato nel 2011, aveva previsto circa un miliardo di euro da programmare in 36 mesi di interventi tra cui 450 milioni dalla finanza pubblica (100 dal Mise e 350 dalla Regione siciliana).
 
Scaduti i tempi del primo accordo di programma, così come le successive opzioni scartate nel corso degli anni, la pattuglia stellata si pone domande legittime sulla Blutec, la società appositamente creata da Metec che fa capo al gruppo di Roberto Ginatta, che ha firmato l’accordo col Mise lo scorso dicembre e che prevede la ricollocazione di tutti gli operai in tre anni e l’avvio di un progetto industriale inizialmente basato sulla produzione di componentistica e successivamente anche sulla produzione di veicoli ibridi. Secondo il M5S “similmente a quanto accaduto in precedenza con la società Grifa spa – si legge nell’interrogazione –, anche la Blutec spa non avrebbe i capitali necessari per poter accedere ai finanziamenti pubblici” perché per “potere accedere ai benefìci pubblici concessi dal contratto di sviluppo, l’investimento complessivo minimo richiesto, escluse le attività di trasformazione e commercializzazione di prodotti agricoli, è di 20 milioni di euro”.
 
Inoltre agli interroganti risulta che il capitale sociale di Blutec spa deliberato sia di “24 milioni di euro, ma solo 6 milioni risultano essere realmente versati; inoltre, la società si era impegnata al momento della firma a dicembre ad aumentare il proprio capitale sociale sino a 100 milioni di euro entro 90 giorni ma ad oggi non ha versato un solo euro”.

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