Piccolo borgo ma grande storia Comitini, un vero museo “open air” - QdS

Piccolo borgo ma grande storia Comitini, un vero museo “open air”

Annalisa Di Stefano

Piccolo borgo ma grande storia Comitini, un vero museo “open air”

martedì 18 Agosto 2015

L’atto di fondazione del paese porta la data del lontano 23 giugno del 1627

Un piccolo paese con una grande storia. Comitini è uno dei comuni più interessanti dell’agrigentino. Statio romana dell’asse stradale Agrigentum-Panormus col nome di Comiciana, da cui deriverebbe l’attuale toponimo. Set narrativo di alcuni dei romanzi più famosi di Luigi Pirandello, che qui trascorse parte della sua giovinezza, tra i quali “Ciaula scopre la luna” ed “Il fumo”, in cui si parla dei momenti di vita quotidiana dei minatori comitinesi che lavoravano per i suoi genitori, che in questo territorio possedevano una miniera.
 
Nell’Ottocento fu una sorta di El Dorado della Sicilia per le ben 70 miniere di zolfo, che davano lavoro a circa 10 mila addetti. E divenne anche centro importante della rivolta antiborbonica, quando il 3 luglio del 1859 un gruppo di patrioti innalzò per la prima volta nell’agrigentino, sulla Petra di Calathansuderj, la bandiera tricolore e l’anno dopo si unì a Garibaldi.
L’atto di fondazione del paese porta la data del 23 giugno del 1627 ed è sottoscritto dal barone Gaspare Bellacera, il quale dopo aver ricevuto lo jus populandi da parte del re Filippo IV, ingrandì il piccolo agglomerato di case contadine, per ospitare il palazzo baronale e la vicina chiesa Madre, collegata ad esso da un palco sopraelevato, detto littrinu, dal quale il barone era solito seguire le funzioni religiose.
 
L’edificio religioso qualche decennio più avanti, fu consacrato a San Giacomo Maggiore Apostolo patrono del paese, la cui statua è conservata all’interno, tra stucchi, altari e sculture angeliche, ed il cui culto a Comitini fu introdotto dalla famiglia Gravina, succeduta ai Bellacera nell’amministrazione del feudo, originaria di Caltagirone che come patrone ha lo stesso Santo.
Il territorio attorno il paese però è stato abitato sin da epoca remota, come dimostrano le tracce di insediamenti preistorici rinvenuti nei pressi del fortilizio rupestre interamente scavato nella roccia che va sotto il nome di Petra di Calathansuderi, che si caratterizza per i suoi quattro livelli dove trovano posto diversi ambienti collegati da scale e corridoi.
Nella piazza principale del paese si affacciano il palazzo comunale, la chiesa intitolata all’Immacolata, sorta nel sito di una precedente chiesa, e la residenza dei baroni Vella, risalente alla prima metà dell’Ottocento, un pregevole esempio di architettura neoclassica della provincia agrigentina. Il palazzo Bellacera, che ingloba un’antica torre normanna, ospita invece una ricca biblioteca, l’Antiquarium e il museo delle miniere.  L’antica area mineraria difatti è stata recuperata per costituire il primo parco delle zolfare della provincia agrigentina, che richiama turisti e curiosi da ogni parte del mondo. In un suggestivo percorso, tra gallerie orizzontali e pozzi verticali, in un vero e proprio museo open air, i visitatori potranno andare alla scoperta di numerose testimonianze di archeologia industriale, rimaste pressocché intatte, quali forni Gill, calcaroni e imbocchi delle discenderie ed apprendere le varie fasi di lavorazione dello zolfo, di quelle che furono tra le zolfare più attive della provincia agrigentina.

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