Gas d’Egitto per risvegliare Porto Empedocle - QdS

Gas d’Egitto per risvegliare Porto Empedocle

Rosario Battiato

Gas d’Egitto per risvegliare Porto Empedocle

venerdì 04 Settembre 2015

Affiorano diverse ipotesi sugli effetti della scoperta dell’enorme giacimento nel Mediterraneo sugli scenari italiani e siciliani. Tabarelli (Nomisma Energia): potrebbe esserci il coinvolgimento di nuovi impianti di gassificazione

PALERMO – Il gas egiziano potrebbe pungolare la Sicilia. Lo ha scritto all’inizio di settembre Fabrizio Patti su Linkiesta.it, riportando alcune considerazioni di Davide Tabarelli, presidente di Nomisma Energia, che avrebbe fatto riferimento alle ripercussioni del gigantesco giacimento sugli impianti di gassificazione nazionali, al punto da prevedere un’accelerazione improvvisa sull’iter progettuale degli impianti di Falconara, nei pressi di Ancona, e “addirittura” di Porto Empedocle nell’agrigentino. Un percorso difficile e complicato, soprattutto per l’impianto isolano.
I fatti sono ormai ben noti: la scoperta del maxi giacimento egiziano da parte dell’Eni “presenta un potenziale di risorse fino a 850 miliardi di metri cubi di gas in posto (5,5 miliardi di barili di olio equivalente) e un’estensione di circa 100 chilometri quadrati”. Numeri che lo rendono la più grande “grande scoperta di gas mai effettuata in Egitto e nel mar Mediterraneo” e probabilmente anche a livello mondiale.
Si tratta di un’opportunità decisiva per gli equilibri energetici egiziani, ma non solo. Nei giorni scorsi abbiamo fatto riferimento al possibile coinvolgimento dell’Italia, così come anticipato da Descalzi, che potrebbe goderne come importatore viste le recenti difficoltà con Libia e Algeria, paesi non proprio stabili dal punto di vista geopolitico, e la pericolosa dipendenza dalla Russia che negli ultimi anni si è sostituita come partner privilegiato per l’approvvigionamento energetico nazionale al duo nordafricano. Certo, non si può dire che l’Egitto sia, in questo momento, il paese più stabile dell’area Mediterranea, ma Al-Sisi vorrebbe porre il primo tassello della rinnovata stabilità interna proprio con l’autonomia energetica del proprio paese. Si vedrà.
In questo nuovo scacchiere non si capisce ancora il ruolo che potrebbe giocare la Sicilia che fino a qualche anno fa rappresentava il cuore gassoso d’Italia. Da Gela e Mazara del Vallo passava gran parte del gas nazionale grazie ai flussi di Libia e Algeria che comunque, ancora fino al 2013, hanno garantito l’ingresso di un terzo del gas importato. Le parole di Descalzi dei giorni scorsi e il riferimento a un possibile coinvolgimento del rigassificatore di Panigaglia in Liguria sembravano aver fatto calare le quotazioni dell’Isola che, invece, è stata richiamata in causa da un autorevole esperto come Davide Tabarelli. Certamente è ancora presto per fare calcoli, ma la possibilità che il rigassificatore di Porto Empedocle venga nuovamente coinvolto nel profilo energetico nazionale potrebbe cambiare un bel po’ di cose.
Non sarà semplice. La vita progettuale dell’impianto agrigentino (iter autorizzativo avviato nel 2004, nel 2009 decreto di autorizzazione da parte della Regione di concerto con il ministero dell’Ambiente e delle Infrastrutture, fonte Enel) ha visto l’ultima tappa nel giugno scorso con l’apertura della Snam. Le parole dell’ad Malacarne, riportate sul Corsera, hanno lanciato sul tavolo l’interesse del gruppo nell’acquisizione del progetto, predisposto da Enel, previa condizione che il governo consideri l’infrastruttura “strategica”. Una notizia che a luglio aveva portato Riccardo Gallo, deputato nazionale e vice coordinatore regionale di Forza Italia, a presentare una interrogazione al ministero dello Sviluppo economico. La battaglia, come si vede, è ancora apertissima.

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