Catania Calcio: le sanzioni presa in giro per la città - QdS

Catania Calcio: le sanzioni presa in giro per la città

Catania Calcio: le sanzioni presa in giro per la città

sabato 05 Settembre 2015

La squadra partirà dalla stessa categoria in cui sarebbe finita se le partite non fossero state truccate • I punti di penalizzazione diminuiscono sempre più, quasi a voler cancellare con un colpo di spugna quanto accaduto • Gli avvocati della società prendono in giro i tifosi parlando di “risultati non alterati” • Il Collegio di garanzia del Coni punisca severamente chi, con le sue azioni (confessate) ha infangato tutto lo sport

CATANIA – Non saranno 12 ma 9, forse anche meno. Stiamo parlando dei punti di penalizzazione inflitti al Catania Calcio per la sua prossima partecipazione al campionato di Lega Pro (la ex Serie C, tanto per intenderci). Un buffetto inflitto da parte della Giustizia sportiva (prima con la sentenza del Tribunale nazionale federale e poi con il parziale accoglimento del ricordo da parte della Corte federale d’appello) che quasi cancella con un colpo di spugna l’onta di aver truccato ben sei delle ultime partite dello scorso campionato di Serie B contro Avellino, Varese, Trapani, Latina, Ternana e Livorno.
I dirigenti del Catania Calcio, così come confessato dallo stesso ex presidente, ma ancora proprietario e di fatto gestore della società, Antonino Pulvirenti (condannato in primo grado a inibizione per cinque anni e ammenda da 300.000 euro), hanno concordato a tavolino l’esito delle partite in questione per evitare alla squadra un’economicamente sanguinosa retrocessione e proprio in questo punto sta, a nostro modo di vedere, l’incongruenza di quanto sancito dalla Giustizia sportiva. In pratica, nei fatti, il Catania è stato condannato a disputare lo stesso campionato in cui sarebbe finito se non avesse comprato le sei partite citate. L’unica, vera, penalizzazione è dunque quella rappresentata dai punti di handicap, come detto già ridotti da 12 a 9 e che la società vorrebbe ulteriormente ridurre con il ricorso presentato al Collegio di garanzia del Coni, terzo e ultimo grado della giustizia sportiva.
In questo modo lo sport tutto ne esce sconfitto, poiché a chi viola le regole non viene inflitta una sanzione superiore a ciò che sarebbe accaduto senza l’illecito. La sanzione dovrebbe aumentare il danno, quindi per quanto successo il Catania meriterebbe di finire fra i Dilettanti.

Per far valere la propria posizione davanti ai Tribunali sportivi il Catania Calcio ha puntato tutto su “l’ampia collaborazione dell’ex presidente Antonino Pulvirenti, riconosciuta dalla Procura Federale in entrambi i gradi di giudizio”. Ma c’è un altro punto su cui i legali della società hanno basato le loro tesi difensive: “La certezza che nessun risultato delle partite contestato è stato alterato”.
Avete sentito bene, non occorre leggere e rileggere: le stesse partite che i dirigenti (tutti inibiti a quattro o cinque anni) si sono tanto impegnati a truccare, per gli avvocati in realtà si sarebbero svolte in maniera regolare e in esse i giocatori del Catania avrebbero meritato sul campo la vittoria.
Una tesi tanto bislacca quanto offensiva per tutti gli appassionati di calcio, quelle persone che anche l’anno scorso hanno speso i propri risparmi per andare allo stadio e assistere a partite alterate nel risultato.

Non si può più prendere in giro la città. Bisogna dire basta con queste responsabilità assunte soltanto a metà: Pulvirenti ha ammesso di essersi adoperato per alterare il risultato delle sei partite contestate, quindi la teoria secondo cui in realtà gli stessi incontri si sarebbero svolti regolarmente è a dir poco ridicola.
La Catania onesta, quella che vuole venir fuori da questo scandalo sportivo a testa alta non può accettare queste prese in giro. Per questo auspichiamo che il Collegio di garanzia del Coni possa finalmente comminare al Catania Calcio una sentenza adeguata al danno d’immagine che questa brutta faccenda ha arrecato allo sport e alla città, infliggendo ai responsabili quelle pene “inflessibili” di cui ha parlato a giugno il presidente della Figc Carlo Tavecchio e di cui tutti, oggi, sembrano essersi dimenticati.

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