Servizi pubblici, i peggiori in Sicilia - QdS

Servizi pubblici, i peggiori in Sicilia

Serena Giovanna Grasso

Servizi pubblici, i peggiori in Sicilia

mercoledì 09 Settembre 2015

Rapporto “Tax payer Italia 2015” del Centro studi Sintesi, la nostra Isola 79 punti sotto la Toscana. In correlazione la pressione tributaria con il livello quali-quantitativo nei vari ambiti

PALERMO – Sicilia fanalino di coda, ma non è una novità. Istruzione, salute ed economia i punti deboli sempre confermati e presenti; a cui aggiungere i risultati altrettanto scadenti delle infrastrutture. Questi solo alcuni dei risultati che emergono dal rapporto “Tax payer Italia 2015” pubblicato dal Centro studi sintesi nello scorso mese di luglio.
 
Si tratta di risultati negativi al punto da spedire la nostra regione in ultima posizione nella classifica stilata dal Centro studi sull’indicatore sintetico dei servizi pubblici. Infatti, l’Isola occupa l’ultimo posto nella suddetta classifica, totalizzando un punteggio di 52, di poco superiore alla metà dell’indice medio rilevato a livello nazionale (100) e naturalmente ancor più distante dalla prima classificata, ovvero la Toscana (indice 131).
Si tratta di un valore complessivo scaturente dalla sintesi di sei parametri: ovvero, infrastrutture, istruzione, salute, sicurezza, ambiente ed economia. Partendo dal valore finale, è facile intuire quanto siano disastrose tutte le singole componenti che determinano la sintesi.
Prima di addentrarci nell’approfondita analisi di ciascuna delle sei componenti, specifichiamo il metodo adottato dal Centro studi Sintesi. Lo studio si basa su 25 indicatori, molti dei quali perfettamente corrispondenti con quelli dello studio originario realizzato negli Usa da Wallet Hub, al quale il presente si ispira.
Gli indicatori si articolano in 6 aree e per ciascuna delle aree si è giunti a calcolare un indicatore di sintesi. Successivamente, si è proceduto calcolando un indicatore in grado di esprimere una sintesi del livello quali-quantitativo dei servizi in Italia. L’ultimo step consiste nel mettere in correlazione la pressione tributaria e il livello quali-quantitativo dei servizi pubblici in ciascun territorio. Al fine di determinare una graduatoria finale capace di esprimere la migliore combinazione tra livello di tassazione e livello dei servizi, si è proceduto mettendo in relazione la regione con la tassazione migliore (Calabria ) e quella con i servizi migliori (Toscana) e dal valore conseguente si è determinato quale regione fosse più vicina e i vari valori di scostamento.
Come anticipato, gli ambiti più allarmanti attengono all’istruzione, economia e salute. Partendo proprio dall’istruzione è possibile rilevare il valore più basso in assoluto, corrispondente a circa un settimo rispetto a quello rilevato a livello nazionale (rispettivamente pari a 15 e 100). Il suddetto parametro tiene in considerazione il punteggio medio agli Invalsi, la qualità del sistema universitario e la porzione di popolazione di età compresa tra i 20 e 24 anni che ha conseguito un diploma secondario superiore.
Non va di certo meglio relativamente all’ambito salute (all’interno del quale sono compresi i seguenti indicatori: persone soddisfatte dell’assistenza medica ospedaliera, risultato di esercizio sanitario, speranza di vita alla nascita e mobilità sanitaria interregionale). In questo caso l’Isola si colloca al penultimo posto, con un numero indice non raggiunge nemmeno la metà di quello rilevato a livello nazionale (rispettivamente 47 e 100). Al contrario, i servizi sanitari trovano la massima espressione in Emilia Romagna, regione per la quale è stato calcolato un numero indice pari a 154. Alla posizione contribuisce in particolare l’elevata attrattività nella mobilità sanitaria interregionale, l’elevata speranza di vita alla nascita e il risultato positivo per quanto concerne la gestione finanziaria della sanità.
Medesimo ritornello si ripete in ambito economico, all’interno del quale trovano sintesi il tasso di disoccupazione, Prodotto interno lordo, dinamica dei posti di lavoro, tasso d’interesse medio dei mutui ipotecari per l’acquisto di abitazioni e famiglie al di sotto soglia di povertà relativa. Anche per quel che riguarda questo parametro la Sicilia si colloca in penultima posizione a livello nazionale (30, su un valore medio di 100). Più in generale è possibile osservare un’Italia divisa in due, da una parte le ricche regioni del Centro – Nord, dall’altra il povero Mezzogiorno.
Se questi sono senz’altro i risultati maggiormente allarmanti, non si eccelle neppure in riferimento ai restanti parametri, seppur è possibile evincere risultati assai meno disastrosi.
Spostandoci infine ad analizzare la distanza dalla “regione ottimale”, rilevata grazie al rapporto tra qualità dei servizi e valore della tassazione, è possibile osservare che la Sicilia è la seconda regione in assoluto più lontana dalla “regione ideale”, superata solo dalla Valle d’Aosta. Mentre le regioni più vicine a quella ideale sono Marche e Friuli Venezia Giulia.

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