Appalti, trasparenza contro la corruzione - QdS

Appalti, trasparenza contro la corruzione

Rosario Battiato

Appalti, trasparenza contro la corruzione

mercoledì 23 Settembre 2015

L’appello del presidente dell’Autorità nazionale, Raffaele Cantone, in vista dell’approvazione del nuovo codice degli appalti. Pericolosi gli emendamenti che vogliono togliere l’obbligo di pubblicare i bandi sui giornali

PALERMO – La trasparenza è fondamentale contro la corruzione che opera nei coni d’ombra del silenzio perché meno pubblicità equivale a maggiori scappatoie per chi vuole operare nell’ombra. Una discussione vibrante che riguarda da vicino il nuovo codice degli appalti in discussione in questi giorni alla Camera, dopo il passaggio al Senato dello scorso giugno, e che potrebbe vedere l’approvazione di alcuni emendamenti che vogliono togliere l’obbligo di pubblicare sui giornali i bandi d’appalto.
Il messaggio, che era stato diffuso già lo scorso giugno da Raffaele Cantone, presidente dell’Autorità nazionale anti corruzione, è stato ribadito in questi giorni in un’intervista a Milano Finanza.
“Non voglio entrare nelle dinamiche parlamentari – ha spiegato il presidente facendo riferimento al nuovo codice in fase di approvazione –, però credo che più informazione c’è, meglio sia”. Un discorso che si collega al sostentamento dell’editoria, visti i recenti tagli governativi che sono arrivati dalle altre fonti di sostentamento pubblico, perché “i bandi sono anche un modo corretto di sostenere l’editoria, quindi ben vengano”. Ma c’è anche un appello perché “il problema della trasparenza – riporta sempre Milano Finanza – non si ferma lì, confido nella capacità dell’informazione di andare oltre, perché i giornalisti sono tra quelli che hanno le capacità di aiutare l’opinione pubblica a collegare quella mole di dati”.
Un impegno sostanzioso che non può passare da una rimodulazione del ruolo della carta stampata che continua a rappresentare un filtro essenziale in un settore, quello degli appalti pubblici, che avrebbe bisogno di ancora più qualità e quantità dell’informazione e non il contrario. Basta ricordare che in Italia e Sicilia cattiva gestione, illegalità e corruzione fanno lievitare la spesa degli appalti pubblici per beni e servizi del 20% (dati Cgil Sicilia). Costi che vanno poi a scaricarsi anche sui lavoratori in “termini di bassi salari – ha spiegato in una nota lo scorso gennaio Michele Pagliaro, segretario regionale Cgil –, evasione contributiva, mancanza di valorizzazione professionale e va anche a danno della qualità delle opere”.
Nella relazione dell’Anac, presentata lo scorso luglio alla Camera, leggiamo come “una conferma che il contesto non appare favorevole alla partecipazione delle piccole imprese al mercato degli appalti pubblici emerge anche da uno studio congiunto Anac-Istat su un campione di imprese medio-piccole, in base al quale circa il 45% segnala che la mancata partecipazione al mercato dei contratti pubblici è dovuta a procedure non imparziali o a requisiti troppo stringenti”. Il fenomeno della corruzione o del favoritismo, inoltre, risulta “particolarmente sentito alla luce del fatto che la metà delle imprese intervistate che hanno partecipato a procedure di affidamento ha segnalato che il capitolato di gara è sembrato appositamente predisposto per favorire uno specifico concorrente”.
Appalti migliori e più “sani”, in attesa del nuovo codice, anche perché continua il crollo delle gare d’appalto di competenza regionale pubblicate sulla Gazzetta ufficiale e monitorate dall’Ance Sicilia, come abbiamo scritto ieri. Proprio nei giorni scorsi l’associazione dei costruttori ha riportato il dato relativo alla flessione del numero, tra il gennaio e l’agosto 2015, di quasi il 10% (155 contro i 172 dello stesso periodo del 2014) e degli importi posti in gara che hanno sfiorato l’11% (189,1 milioni a fronte di 211,4 milioni dei primi otto mesi dello scorso anno).

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