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Il Sud che vince

Liliana Rosano

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giovedì 24 Settembre 2015

Us Open di Tennis: vittoria italiana indigesta agli americani. Roberta Vinci e Flavia Pennetta, reazioni della stampa Usa

NEW YORK – L’Italia ritrova l’orgoglio nazionale davanti ad un campo di tennis.
E celebra l’Italian dream, il sogno tutto italiano.
È stato ribattezzato “l’Italian job”, il colpaccio italiano che ha portato due tenniste made in Italy in finale. Una pagina sportiva che è già entrata a far parte della storia.
Questo spirito patriottico, di unità e di entusiasmo, non si vedeva dai tempi della finale ai mondiali di Francia 2006.
L’Italia, quella arrivata negli ultimi dieci anni e quella arrivata tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento, si ritrova insieme sotto un’unica bandiera: quella del tricolore.
A celebrare la vittoria di Flavia Pennetta, che qualche settimana fa ha vinto il titolo degli US Open in una storica finale tutta italiana, battendo la tarantina Roberta Vinci, passata alla storia per aver sconfitto, il giorno prima, Serena Williams, c’erano non solo rappresentanti istituzionali come il premier Matteo Renzi e il presidente del Coni Giovanni Malagò, ma gli italiani di NY.
Quelli che vivono nella Grande Mela e che rappresentano l’ultima generazione di espatriati, i “cervelli in fuga” che simboleggiano un’Italia benestante e intellettuale diversa da chi è arrivato con la valigia di cartone scappando dalle miserie del dopoguerra.
Sono loro, tutti insieme, che hanno celebrato l’Italia nello stadio di Flushing Meadows nel Queens, il quartiere più multiculturale di New York.
Si sono scatenati sui social network, hanno tirato fuori magliette azzurre, hanno ritrovato uno spirito di grande patriottismo che sembrava ormai perso da tempo.
Tutti insieme tifavano per l’Italia, sapendo che l’11 settembre, giorno doppiamente amaro per gli americani, aveva già vinto il Tricolore.
Non importa se alla fine Flavia Pennetta si è portata a casa il trofeo, perché quella del 12 settembre è stata una finale ed una vittoria tutta italiana.
La stampa americana non ha fatto mistero dell’invidia per le due italiane sconosciute venute dal Sud che hanno battuto I mostri sacri del tennis.
Da Usa Today al New York Times, il venerdi nero dell’11 settembre, nonostante l’arcobaleno nella Grande Mela, ha celebrato la Williams.
Il giorno dopo, quando Flavia Pennetta si porta a casa il titolo, in un match tutto italiano, la notizia passa in secondo piano. Se non del tutto ignorata, non è mai in apertura. Il più crudele è l’account twitter degli US open, che giocando sui cognomi Pennetta e  Da Vinci (Pennetta Pasta e Da Vinci Code), commenta con   toni razzisti e da stereotipi la vittoria delle due italiane, ricordando che mentre le due, nel 2009, vincevano il campionato junior a Parigi, la Williams si portava a casa, nello stesso anno, la prima vittoria agli US Open.
Non si tira indietro neanche USA Today che chiama countrywoman, ragazza di campagna, Roberta da Vinci mentre gli stessi Washingotn Post e NBC news, che il giorno prima avevano dedicato l’apertura alla diva Serena Williams, spostano la vittoria di Flavia Pennetta a fondo pagina.
Il NY Times, con un dente avvelentato, in un articolo a firma di David Waldstein, sottolinea che Roberta Vinci, la stessa che aveva sconfitto la Williams non riesce a bissare la performance vittoriosa con la rivale e connazionale. Come dire: il suo è stato solo un colpo di fortuna.
Stesso tono e stesso messaggio del NY post che apre l’edizione con gli US open ribadendo il mancato bis del successo di Roberta Vinci.
Sono in crisi questi americani, sempre in cerca di eroi da trasformare in personaggi televisivi e super star da prima pagina.
È in crisi il tennis americano, che negli ultimi venti anni si è concentrato sempre e solo su Serena Williams o al massimo sulla sorella.
A Serena, eroina di sempre, le pagine americane le dedicano l’ultimo commiato. Domani, lo stesso quarto potere che l’ha portata in alto, si dimenticherà di lei e le chiuderà le porte in faccia mentre le nostre bravissime “countrywomen” si godono il caldo abbraccio e l’entusiasmo che meritano dalla stampa italiana.

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