Legge sui Liberi Consorzi, dubbi sulla costituzionalità - QdS

Legge sui Liberi Consorzi, dubbi sulla costituzionalità

redazione

Legge sui Liberi Consorzi, dubbi sulla costituzionalità

mercoledì 30 Settembre 2015

Anci Sicilia: “Auspichiamo di riprendere con la Regione un dialogo costruttivo”

“L’Associazione dei comuni siciliani, da tempo su molteplici temi, ha istaurato con il governo nazionale un rapporto istituzionale improntato alla massima collaborazione che ha già prodotto importanti risultati. I rilievi di Roma sulla legge regionale siciliana che ha rivisto il vecchio modello fondato sulle “Provincie regionali” hanno messo in luce correttamente i numerosi elementi di illegittimità, di mancata coerenza con il sistema disegnato dalla Riforma Delrio (la Legge 56/2014) o di incongruenza tra le stesse disposizioni della legge approvata in Sicilia”.
Si tratta di osservazioni in alcuni casi di tenore analogo a quelle che erano state sollevate da questa Associazione già in occasione dell’iter parlamentare di approvazione della legge regionale e che, come avevamo annunciato nei giorni scorsi, avrebbero portato i comuni siciliani a promuovere ricorso contestando l’illegittimità della legge e degli atti da essa scaturiti.
La scelta dell’Esecutivo nazionale ci ricorda che su materie complesse, come quella del governo del territorio in Sicilia, non è possibile approvare una legge a prescindere, senza tenere conto della sua concreta attuazione.
L’Associazione dei comuni siciliani ha più volte ribadito la gravissima crisi della Regione rilevando criticità e avanzando proposte organiche non soltanto sulla riforma delle province ma anche con riferimento a temi finanziari,al servizio idrico,al sistema dei rifiuti,al problema del precariato e al trasporto pubblico locale non trovando nella Regione la necessaria interlocuzione istituzionale.
Ci auguriamo che oggi possa riprendere su questo tema un rapporto di ordinaria collaborazione anche con il governo regionale siciliano, improntato sul rispetto dei diversi livelli istituzionali. Ci sembra esclusivamente rispondente ad una logica di buon senso che, anche ai fini di individuare un  percorso attuativo sostenibile, la legge regionale 15/2015 sia rivista attraverso un coinvolgimento pieno e reale dei rappresentanti delle Autonomie Locali siciliane, che sono d’altro canto direttamente chiamati a confrontarsi con i complessi problemi legati alla sua concreta attuazione.
Dal nostro canto come AnciSicilia, da oltre due anni, interveniamo presentando proposte al Governo e al Parlamento siciliano affinché anche la nostra Regione si doti finalmente di norme capaci di ridisegnare un moderno assetto della governance del territorio che possa dare risposte anche ai gravissimi problemi legati alla gestione integrata delle acque e dei rifiuti, nella convinzione che la stagione dei commissari regionali nelle provincie siciliane non sia stata positiva e certamente sia durata troppo”. Questa la posizione di Anci Sicilia  in merito agli ultimi sviluppi relativi alla l. r. 15/2015 su “Liberi consorzi e aree metropolitane”.
Le stesse osservazioni sono state approvate da numerosi sindaci dell’Isola che hanno manifestato la loro contrarietà verso una riforma che pur rendendo i primi cittadini protagonisti, di fatto ne esclude buona parte dalla possibilità di candidarsi. “La situazione degli enti locali siciliani è già particolarmente complessa sotto il profilo finanziario considerati i tagli ai trasferimenti, l’attuazione della riforma sull’armonizzazione contabile e il fatto che nel 2015 ancora sia lo Stato, sia la Regione Siciliana non hanno trasferito ai comuni un solo euro”- ha dichiarato Giovanni Ruvolo, Sindaco di Caltanissetta.
“La riforma sui liberi consorzi e le città metropolitane approvata dall’Ars – continua Ruvolo – presenta numerosissime criticità e problemi attuativi anche rispetto all’omogeneità territoriale dei nuovi enti e preoccupa non poco gli amministratori locali”.
L’Ancisicilia  ribadisce, quindi, che un percorso così complesso e difficile non è immaginabile soprattutto perché vede l’esclusione, per pochi giorni, di quasi la metà dei primi cittadini siciliani. Si tratta di un’ulteriore conferma, sul piano della partecipazione e del rispetto dei diversi livelli istituzionali, del più volte denunciato “stato di calamità istituzionale” che va di pari passo al disastro di una gestione affaristica di acqua e rifiuti. Criticità che, come l’Ufficio di Presidenza dell’Associazione dei Comuni siciliani aveva ampiamente evidenziato, nei giorni, rischiano di determinare gravi problematiche applicativi con conseguenti situazioni di caos e ingovernabilità.

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