“A oggi non abbiamo ricevuto nessuna richiesta ufficiale, anche se qualche canale nelle ultime ore si è attivato. Noi non possiamo agire in alcun modo se non dietro precise richieste, visto che la nostra attività principale è quella della ricerca e della didattica: a Catania ci dedichiamo alla ricerca di soluzioni innovative per i motori alternativi a combustione interna alimentati a benzina, a gasolio, i sistemi Ibridi, Elettrici e quelli multifuel alimentati a gas (metano e biocombustibili); questi ultimi rappresentano, al momento, una delle soluzioni migliori per abbattere efficacemente il livello delle emissioni inquinanti dei motori a combustione interna per l’autotrazione in ambito urbano”.
“Il Gruppo di Ricerca di Macchine e Sistemi Energetici dell’Università di Catania è responsabile, tra l’altro, del progetto Multiair Evolution relativo alla nuova generazione di motori a combustione GDI Multiair. Immagino che le istituzioni governative conoscano le strutture di ricerca di eccellenza internazionale nel settore dei Motori come ad esempio l’Istituto Nazionale Motori di Napoli del Cnr (Consiglio Nazionale delle Ricerche), che, oltre ad avere strumenti e competenze riconosciute a livello internazionale, presenta una storia di collaborazione con le principali realtà motoristiche nazionali, internazionali e una tradizione prestigiosa che dura da oltre settanta anni”.
“Se, come mi auguro, le strutture governative si rivolgeranno a realtà come la nostra, non solo ne guadagnerebbe la diffusione culturale, intellettualmente onesta, su tematiche di così delicato e profondo impatto sulla qualità della vita dei cittadini, ma saremmo più che in grado di avviare prontamente le attività di controllo a campione: le nostre competenze scientifiche e tecniche sono certamente ben superiori a quelle richieste per effettuare questo genere di test. Ovviamente, non possiamo trasformare il Dipartimento in un doppione della Motorizzazione, perché snatureremmo la nostra missione, che è quella di sviluppare le attività della ricerca e della didattica. Ma, se il Governo Regionale lo chiedesse, mettendo a disposizione le risorse, noi saremmo disponibili a fare una verifica a campione come Ente pubblico “Super Partes”, che non solo possiede le attrezzature ma ha a disposizione le specifiche competenze necessarie”.
“Certo. Ovviamente non possiamo controllare tutto il parco circolante. Possiamo però effettuare controlli a campione sui modelli incriminati e a condizione che il Governo Regionale stanzi dei fondi dedicati, poiché la maggior parte delle nostre risorse derivano dai contratti di ricerca industriali. Abbiamo competenze e strutture avanzate; molto più avanzate rispetto a quelle che sono necessarie per eseguire questi controlli”.
“Ovviamente, oltre ai risultati delle verifiche sul banco a rulli ed in laboratorio, potremmo “strumentare” i motori a combustione interna che equipaggiano le auto, metterle su strada e rilevare, per comparazione, se ci sono discrepanze con i dati registrati in laboratorio. è necessario chiarire, fin da subito, che per individuare la presenza di eventuali “software clandestini” occorre che la struttura informatica del costruttore ci fornisca il cosiddetto “protocollo di scambio” con la centralina elettronica di controllo del motore a combustione che equipaggia la vettura (decriptazione)”.
“I motori a combustione interna alimentati a Gasolio cosiddetti Diesel Euro6 ricorrono ad una strategia di controllo del propulsore e di trattamento dei prodotti della combustione completamente diversa rispetto ad un Euro5. Attualmente alcuni motori Diesel Euro6 possono essere, in linea di principio, anche più puliti dei corrispondenti modelli alimentati a benzina. Bisogna distinguere la tecnica costruttiva dall’imbroglio sul software. Nel caso del motore Euro6 è possibile affermare che è cambiato proprio l’hardware del motore e la strategia per raggiungere i risultati in termini di emissioni nocive contenute nei gas di scarico”.