Sprechi e illegalità, il Cara di Mineo è diventato un incubo - QdS

Sprechi e illegalità, il Cara di Mineo è diventato un incubo

Chiara Borzi

Sprechi e illegalità, il Cara di Mineo è diventato un incubo

sabato 07 Novembre 2015

Il Centro di accoglienza per richiedenti asilo è operativo sul territorio calatino già dal 2001

MINEO (CT) – Il Cara (Centro di accoglienza per richiedenti asilo), la tanto contestata struttura che dal 2011 trova posto in territorio calatino, sembra avviato verso la chiusura. Dopo il succedersi delle voci che lo volevano tramutato in uno dei cosiddetti hot spot, la riduzione continua degli ospiti al suo interno sembra profilare la possibilità di interrompere il servizio.
Commissariato su richiesta del presidente Anac Raffaele Cantone, il centro continua a vivere nell’occhio del ciclone per la scoperta di continui illeciti legati alla sua gestione. La Procura di Caltagirone (con il procuratore Giuseppe Verzera) sta indagando, oltre che sul filone di “parentopoli”, su un nuovo scandalo soprannominato dei “migranti fantasma”. Oggetto dell’indagine, la possibilità che all’interno del centro qualcuno abbia goduto del badge destinato ai migranti (circa 35 euro al giorno) falsando il reale numero di ospiti presenti al Cara e intascando denaro per soggetti in realtà assenti.
Mentre le indagini guidate Verzera sono in corso, la zona del calatino continua a vivere nel caos. Mineo, oltre che le campagne confinanti al centro di accoglienza siciliano, rimangono scenari di un quotidiano in cui si vive sotto scarsissimo controllo. I migranti si spostano liberamente e ciò non determina particolare attriti con la popolazione di Mineo, salvo nei casi in cui sono gli stessi ospiti del centro a segnalarsi per reati piccoli, ma anche di discreta entità. Se si esclude il terribile omicidio dei coniugi di Palagonia Vincenzo Solano e Mercedes Ibanez (di cui è stato accusato proprio un giovane ospite della struttura d’accoglienza), furti nelle case, prostituzione nei campi e caporalato sono le principali attività a cui una parte degli ospiti del Cara tende a prestarsi per ottenere beni e soprattutto denaro in vista di una permanenza sul territorio, che supera quasi sempre i sei mesi previsti. Sono stati denunciati furti di elettrodomestici e abiti, ma non direttamente l’intreccio di prostituzione e sfruttamento del lavoro che si realizza nel calatino. Fenomeni che, sebbene consolidati e conosciuti, passano in sordina.
Senza un controllo costante la situazione è destinata a terminare soltanto grazie alla chiusura del Cara e così probabilmente accadrà. Attualmente i presenti nel centro minenino sono meno di 2 mila, ridotti di mille unità rispetto allo scorso settembre, quando erano circa 3 mila.
Alla diminuzione dei presenti è attualmente legata anche la riduzione del personale che presta servizio operativo nel centro di accoglienza per richiedenti asilo. Secondo un dichiarato “obiettivo riduzione” a inizio ottobre sono state recapitate circa 50 lettere di preavviso di esubero ad altrettanti lavoratori. Il fatto ha ovviamente scatenato le proteste dei destinatari del provvedimento, che hanno mobilitato i sindacati di appartenenza, ma a oggi non sono stati fatti passi indietro sulla questione.
In attesa di un epilogo, alle grandi contraddizioni sociali portate dal Cara si associano, com’è evidente, quelle economiche. Per ogni anno di mantenimento attivo del centro menenino sono stati spesi dallo Stato tra i 50 e i 100 milioni di euro, garantiti alla società appaltatrice del Residence degli Aranci, tra affitto e oneri vari. Da questa somma va esclusa la spesa per il mantenimento di ogni singolo ospite, pari a 34,60 euro al giorno.
Le presunte irregolarità che hanno poi portato il Cara di Mineo sotto i riflettori non hanno fatto altro che rendere oltremodo ingombrante un fardello già pesante per questa fetta di territorio siciliano.
 

 
Dimensioni più contenute per agevolare i controlli
 
CATANIA – “Da oltre due anni il problema dei migranti è sottovalutato e lo abbiamo rilevato all’epoca con il primo atto parlamentare sul tema”. Ha esordito così il senatore Vincenzo Gibiino durante uno dei recenti incontri che i vertici politici di Forza Italia all’Ars hanno tenuto a Catania.
“Avevamo capito – ha detto – che il trattato di Dublino avrebbe sottoposto l’Italia all’emergenza. Adesso abbiamo oltre 300 mila migranti che pressano sui confini d’Europa e l’esodo ha finalmente svegliato l’Europa. Sin qui solo alcuni Stati membri hanno dettato e dettano le linee guida e l’Italia non è tra questi. Il premier Renzi preferisce andare in America, non si sa bene per cosa, piuttosto che vedere con i propri occhi cosa accade al Cara di Mineo”.
Per Marco Falcone, capogruppo di Forza Italia all’Ars, i problemi del Cara sono legati al numero troppo alto di presenze. “È evidente – ha affermato – il concentramento eccessivo di migranti a Mineo. Sarebbe opportuna la creazione di centri di accoglienza con dimensioni decisamente ridotte, che abbiano presidi di controllo adeguati, per evitare allarme sociale, che è evidente, e le ovvie difficoltà di controllo delle strutture da parte delle Forze dell’ordine. Serve un sistema meglio dimensionato, più organizzato”.
“Il centro di accoglienza di Mineo – ha sostenuto invece il deputato Ars Alfio Papale – deve essere tale e non una specie di campo di concentramento. Deve servire per le identificazioni e non può diventare dormitorio per due anni”.
 


La posizione del Movimento 5 stelle: "Politiche sulle migrazioni, serve nuovo approccio”
 
BRUXELLES – “Il Cara va chiuso. Non è gestibile. Non si può fare accoglienza in un centro del genere”. È questa la considerazione di Ignazio Corrao, esponente del Movimento 5 stelle a Bruxelles e componente della Commissione Giustizie e Libertà civili del Parlamento Europeo.
“Secondo le interlocuzioni di cui sono al corrente – ha affermato – non è stato richiesto che il Cara diventi un hot spot. Sono in elenco solo Pozzallo, Porto Empedocle, Augusta, Trapani e Lampedusa. Piace chiamare queste strutture con i nomi dati da Merkel e Hollande, ma la realtà è che non sappiamo neppure bene come funzionino. Trapani, per esempio, doveva diventare un hot spot ad agosto, ma a oggi non è cambiato nulla”.
“Sono stato più volte – ha aggiunto l’europarlamentare – sia al Cie di Milo di Trapani, che ad Augusta e a Mineo e tutti sanno che al Cara che la situazione è ingestibile. Dalla struttura si esce e si entra, gli ospiti sono schiavi del caporalato e della prostituzione. Il personale che lavora dentro il Cara farà anche decentemente il proprio lavoro, ma materialmente come si può pretendere di tenere ferme delle persone che stazionano nello stesso posto per due anni? Che non sanno perché alle loro richieste di asilo non vengono date risposte in tempi certi? È normale vadano poi alla ricerca di un meccanismo alternativo”.
Corrao pone l’accento sugli interessi politico-economici che ruotano attorno al centro di accoglienza. “È preoccupante – ha affermato – che il procuratore di Caltagirone Giuseppe Verzera abbia definito il Cara di Mineo ‘un caso di Stato’. Evidentemente, nel momento in cui si apre il vaso delle inchieste di Mineo spuntano storie grosse. Anche Salvatore Buzzi ha testualmente detto che ‘se si mette a parlare cade il Governo’”.
“Il Cara – ha concluso Corrao – è un’opportunità per la politica locale, in termini di gestione dei voti e del consenso politico, e per le cooperative rosse e bianche, che mantengono un appalto grosso come questo. Si è voluto salvare l’appalto alla Pizzarotti serve un approccio totalmente diverso alle politiche sulle migrazioni”.

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