Ci vogliono le armi per lottare la corruzione - QdS

Ci vogliono le armi per lottare la corruzione

Carlo Alberto Tregua

Ci vogliono le armi per lottare la corruzione

mercoledì 25 Novembre 2015

Efficienza contro il malaffare

È inutile girarci attorno: per contrastare efficacemente la corruzione negli enti pubblici è necessario che il sistema immunitario funzioni, in modo che i propri anticorpi sistematicamente uccidano, tutti i giorni, le cellule cancerogene.
È impensabile che la corruzione possa essere contrastata solo con la repressione, esercitata tanto efficacemente da Magistratura e Forze dell’ordine.
Dal consigliere del più piccolo degli ottomila comuni ai consiglieri regionali, dai tecnici delle partecipate nazionali, regionali e locali ai consulenti, dai dipendenti abilitati al rilascio di concessioni negli enti pubblici agli imprenditori che cercano di accaparrarsi gli appalti pagando le mazzette, tutto questo è un mondo così frastagliato che mai potrà essere sconfitto dall’azione repressiva.
È perciò indispensabile che la Pubblica amministrazione, in ogni sua parte, in ogni suo dipartimento, in ogni sua branca, attivi immediatamente i Nuclei investigativi degli affari interni (Niai).

Tali Nuclei, composti da soggetti esterni all’amministrazione, hanno il compito di investigare normalmente sulle disfunzioni della struttura. Perché proprio le disfunzioni sono la fonte della corruzione.
È noto, infatti, che l’inefficienza e, di conseguenza, i disservizi danneggiano cittadini ed imprese, i quali, spesso erroneamente, ricorrono al favore che può tramutarsi in mazzetta. Peraltro il Niai è presente in tutte le amministrazioni anglosassoni e, in altre forme, anche in quelle tedesche e francesi.
Senza un controllo costante dei meccanismi delle Pubbliche amministrazioni è molto probabile che fra le pieghe delle scartoffie si annidi la cellula cancerogena della corruzione. Non è infrequente il caso in cui il dirigente, il funzionario o il dipendente si tengono i fascicoli sui tavoli in attesa della telefonata.
Ovviamente, a fronte di questi cattivi soggetti ve ne sono tanti altri che agiscono con puntualità, efficienza e correttezza.
Bisogna scindere il grano dal loglio. Distinguere tra i buoni e i cattivi, fra i dipendenti perbene e quelli permale. Chi dovrebbe fare questa basilare distinzione?

 
La risposta è semplice: i responsabili delle Istituzioni – che debbono dare alla burocrazia indirizzi ed obiettivi, che devono formare leggi e regolamenti, in modo da non consentire, né fessure, né finestre. Essi hanno l’obbligo etico e politico di controllare che il loro indirizzo sia rispettato dalla burocrazia.
Altra forma di prevenzione, per quanto concerne gli appalti – che costituiscono il settore ove c’è la maggiore corruzione – riguarda la possibilità di affidarne la gestione a Magistrati specializzati ed alla Guardia di finanza, ovviamente potenziando l’organico e dotandoli di risorse umane e strutture supplementari a quelle che già vi sono.
Il costo per una corretta gestione degli appalti è sempre molto inferiore a quello della corruzione, perché il conseguente forte aumento dei prezzi, con tutti gli artifizi delle varianti,  fa aumentare notevolmente il costo delle opere.

Vi è un’altra arma altrettanto efficace per combattere la corruzione: la totale digitalizzazione delle procedure, in modo che non sia mai consentito il contatto fisico fra dirigenti, funzionari e dipendenti da un lato, e cittadini e imprese dall’altro.
Se tutti dialogassero esclusivamente mediante Internet, non sarebbe più possibile alcuna forma di corruzione e, inoltre, sarebbero tracciati tempi e modalità delle procedure, dai cui controlli nessuno potrebbe sfuggire.
Vi è un impedimento, al buon funzionamento della Pa: l’enorme numero di leggi, decreti e regolamenti che, in contrasto fra loro, aprono le possibilità a tutte le porcherie.
L’ipotesi di consentire le segnalazioni di corruzione a tutti i pubblici dipendenti, rispettando la riservatezza, potrebbe funzionare, a condizione che tali segnalazioni fossero inviate al Niai dianzi scritto. Se, invece, vengono inviate alla stessa amministrazione, la loro efficacia sarebbe quasi nulla.
Da questo breve esame si evince come gli strumenti per combattere la corruzione ci sono. Se non vengono messi in atto dipende dalla malafede dei cattivi responsabili istituzionali, che vanno cacciati dai cittadini perbene.

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