Alfio Scuto: "Un distretto in modesta e positiva evoluzione" - QdS

Alfio Scuto: “Un distretto in modesta e positiva evoluzione”

Serena Giovanna Grasso

Alfio Scuto: “Un distretto in modesta e positiva evoluzione”

sabato 28 Novembre 2015

Forum con Alfio Scuto, Presidente della Corte di Appello di Catania

È possibile esprimere un giudizio complessivo sull’andamento del distretto? Quali sono le maggiori criticità presenti?
“Reputo che in questi ultimi anni ci sia stata una modesta e positiva evoluzione. Si tratta di un miglioramento poco rilevante. Purtroppo ad aver inciso assai negativamente è stata la soppressione delle sedi distaccate dei tribunali, in ottemperanza del decreto legislativo 155/2012, fortemente voluto dall’allora ministro alla Giustizia Paola Severino. La suddetta riforma ha creato non pochi problemi, poiché è stata discussa e formulata senza il piano logistico di accompagnamento. Chi lavora nel campo industriale e commerciale sa perfettamente l’importanza del superamento dei problemi logistici, purtroppo però in Italia questo è il normale modus operandi.
Ciò ha comportato un accentramento presso il tribunale di Catania di tutte le tredici sezioni distaccate, creando una situazione a dir poco insostenibile. Dunque, il problema logistico rappresenta la maggiore criticità.
Nello specifico, il tribunale di Caltagirone possiede un edificio nuovo e quindi sufficiente ad assorbire le sezioni distaccate. Stessa cosa dicasi per il tribunale di Siracusa. Purtroppo però, il vecchio edificio di Ragusa non si presenta allo stesso livello, essendo stata incapace di assorbire le sezioni distaccate. Sembrerebbe che il Comune si stia interessando alla creazione di nuovi locali in cui sistemare parte delle sezioni distaccate. Al momento, si è stati costretti ad utilizzare l’edificio del nuovo tribunale di Modica. Quindi, è evidente la grave criticità costituita dalla soppressione del tribunale di Modica. Teniamo pur sempre in conto che la normativa prevedeva la possibilità di utilizzare alcune sezioni distaccate per i primi cinque anni, così da poter garantire il pieno adempimento, questione su cui comunque non mi trovo d’accordo”.
Abbiamo parlato della fattispecie ragusana, ma a tal riguardo come si presenta Catania?
“Per ben cinque anni abbiamo contrattato con la Regione Siciliana la ristrutturazione dell’Ascoli Tomaselli.  Abbiamo firmato con Crocetta due protocolli d’intesa. La ristrutturazione doveva essere eseguita con dieci milioni di euro messi a disposizione dall’assessorato alla Sanità della Regione Siciliana. La Borsellino si era impegnata in questi termini; mentre la restante somma doveva provenire dai fondi europei. Così, inizialmente l’assessorato alla Salute della Regione Siciliana ha stanziato centomila euro per il progetto di massima. Dopodiché è stato richiesto al tribunale e alla procura della Repubblica di formulare i propri bisogni, in base alla necessità di uffici, cosa che noi abbiamo fatto regolarmente. Due ingegneri del Genio civile hanno già formulato un progetto per la ristrutturazione dell’Ascoli Tomaselli, ma tutto è caduto nel dimenticatoio. Non si sa se i centomila euro siano bastati o meno, non si sa nulla.
Improvvisamente gli interessi sono cambiati. Adesso si sta premendo sulla ristrutturazione del palazzo delle Poste sito in viale Africa. Ad un tavolo tecnico, si è detto che la Regione Siciliana avrebbe la disponibilità finanziaria di 40 milioni di euro e sarebbe stata disponibile ad impiegarli per ristrutturare l’edificio. Al mio predecessore Guido Marletta, devo muovere un rimprovero. A suo tempo, quando il palazzo delle Poste fu acquistato a spese del ministero e fu affidato al Comune per la ristrutturazione, erano necessari 3 milioni di euro per la messa a nuovo ed erano disponibili. Purtroppo non si è proceduto e l’edificio sta andando in distruzione, quindi le somme da investire sono notevolmente più elevate e non ancora concretamente disponibili.
Un altro edificio che avrebbe potuto supplire all’emergenza è l’ex Provveditorato agli studi sito in via Vittorio Veneto, per il quale sono stati chiesti 600 mila euro di canone annuo. Ma anche in questo caso si pone il problema della ristrutturazione, quindi, l’edificio non risulta fruibile nell’immediato. Qualcuno aveva proposto la ristrutturazione dell’Excelsior, ma si tratta di una struttura inidonea”.
 
Sul piano dei processi com’è la situazione in corte?
“In corte la situazione è relativamente scadente. Abbiamo tre sezioni penali con 3.500 processi a testa. Ciascuna di queste sezioni cura numerosi processi di criminalità organizzata, molti processi con detenuti, processi che quindi non possono risolversi in un’udienza ma che si trascinano nel tempo. Così, i ritardi sono notevoli. La durata dei processi anche in appello è lunghissima. Nei processi di criminalità organizzata si prevede la continua riapertura del dibattimento. In questo modo, il processo si trasforma anche in appello e non dovrebbe essere così. Al contrario, l’appello dovrebbe essere limitato a giudicare quelle che sono le prove raccolte in primo grado. Così, il processo di secondo grado si trasforma in primo grado e non ha una breve conclusione.
Le due sezioni dell’Assise sono meno oberate. Al contrario, la sezione del lavoro è eccessivamente impegnata. Attualmente è presente una sola sezione del lavoro, ma stiamo lavorando ad una variazione tabellare al fine di creare due collegi separati che affrontino un numero maggiore di processi. Purtroppo in tale ambito mancano dieci giudici, quindi anche questo fattore rallenta i tempi.
In ambito civile ci sono due sezioni. La sezione che affronta soprattutto i problemi di natura commerciale ed industriale è parecchio impegnata: ha seimila procedimenti pendenti, più tutti i fallimenti e le opposizioni alle sentenze fallimentari. Si sta cercando di fronteggiare l’opposizione alle sentenze fallimentari rispettando i termini di legge per la definizione del procedimento”.
 
Un giudizio sul personale?
“Nel 95% dei casi mi sono trovato a lavorare con magistrati davvero in gamba. Anche il personale amministrativo è molto preparato e possiede notevoli competenze telematiche che hanno consentito una rilevante crescita in tal senso. Relativamente alla copertura, il personale amministrativo è scoperto  per circa il 25%. Ad esempio, ho un consiglio giudiziario curato da una sola persona con cui tratto a mercoledì alterni tra i cinquanta e i sessanta argomenti relativi alle variazioni delle tabelle di organizzazione ai posti direttivi, semidirettivi e sanzioni disciplinari. Non è possibile che in un tale tipo di consiglio giudiziario sia presente un solo soggetto. Ci vorrebbe un ufficio vero e proprio”.
Complessivamente quanti fascicoli ha in corso la Corte d’Appello in questo momento?
“Circa venticinquemila fascicoli. Il numero dei magistrati è alquanto contenuto. Siamo in tutto duecento tra personale amministrativo e magistrati. Naturalmente, i magistrati sono la minor parte. Molti vanno in pensione e molti altri vengono trasferiti senza essere sostituiti. È estremamente rilevante il problema di queste vacanze. Il consiglio superiore ha promesso di provvedere entro due mesi”.
Ma se i magistrati non ci sono, com’è possibile provvedere? Perché non vengono emanati nuovi concorsi, così da creare nuovi magistrati?
“Si provvederebbe spostando altri magistrati. Lasciando di fatto irrisolto il problema di base.  Io credo che i concorsi non vengano fatti a causa della spending review. Ma in realtà, sarebbe più opportuno investire sull’acquisizione di nuovi magistrati, anziché spendere milioni e milioni di risarcimenti per la Legge Pinto”.

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