Cosa potrebbe sparire con la Riforma del Codice degli appalti - QdS

Cosa potrebbe sparire con la Riforma del Codice degli appalti

Cosa potrebbe sparire con la Riforma del Codice degli appalti

martedì 08 Dicembre 2015

Da anni progettisti e società di ingegneria chiedono lo stop alla progettazione interna alle P.a.

PALERMO – L’incentivo del 2% per la progettazione interna alla Pubblica Amministrazione potrebbe essere rivisto e con esso verrebbe a cambiare radicalmente l’assetto stesso dell’attuale codice degli appalti in materia di progettazione, che predilige, appunto, la progettazione “interna” e considera straordinario il ricorso all’affidamento esterno.
Con le modifiche approvate dalla commissione Ambiente della Camera, l’incentivo previsto dall’articolo 92 del Codice degli Appalti (D.Lgs. 163/2006) per la progettazione interna alla pubblica amministrazione diventerà qualcosa di radicalmente diverso rispetto al passato: non più una somma destinata a pagare i tecnici interni alla P.a. per la progettazione e direzione dei lavori, ma un fondo dedicato alle attività di programmazione e controllo. Esattamente, quello che chiedono da anni le categorie tecniche e la stessa Oice, secondo cui era un modo per togliere risorse al mercato ormai asfittico della libera professione.
 
Il testo approvato in commissione (il cui iter completo dovrebbe ragionevolmente completarsi entro aprile 2016) dispone che questi soldi ora andranno utilizzati per la programmazione della spesa per investimenti, per la predisposizione e controllo delle procedure di bando e per l’esecuzione dei contratti pubblici, di direzioni lavori e dei collaudi, «con particolare riferimento al profilo dei tempi e dei costi".
Insomma, la P.a. non progetta più. Ma, nella visione del nuovo Codice appalti, si dedica principalmente a programmare, a controllare le procedure e a vigilare sulla fase di esecuzione. Il principio è che, aumentando la qualità dei progetti e definendo meglio il ruolo delle stazioni appaltanti pubbliche, si possano centrare risultati migliori rispetto al passato.
“È la riforma che chiediamo da anni e che consentirà finalmente alla pubblica amministrazione di svolgere il suo ruolo di programmazione e controllo, mettendo risorse importanti sul mercato dei bandi di progettazione”, questa la reazione a caldo del presidente del Cni, Armando Zambrano, che ha sempre sostenuto una riforma in tal senso anche a nome della Rete delle Professioni tecniche.
Sulla stessa linea Giuseppe Margiotta, presidente della Consulta Ordini Ingegneri Sicilia: “È da anni che sosteniamo la necessità di una netta distinzione tra i compiti dei funzionari pubblici e quelli dei liberi professionisti. Si tratta di due aspetti differenti di un’unica professione, due aspetti che debbono essere tenuti separati e distinti non tanto per una questione di competenza professionale ma per evitare una inammissibile confusione tra i ruoli di controllore e controllato".
“Appena qualche mese fa – continua Margiotta – su queste stesse pagine (cfr QdS del 24 marzo 2015) abbiamo ribadito questo concetto: devono essere i liberi professionisti a svolgere il ruolo di progettista e direttore dei lavori, e dunque dei controllati, e devono essere i professionisti dipendenti dalla P.A. a svolgere il ruolo di controllori”.
“Siamo convinti – conclude il presidente della Consulta – che, fin quando questa separazione non sarà netta, non sarà possibile fissare un discrimine fra le diverse responsabilità tecniche, senza sottacere le possibili interferenze sulla piena trasparenza e legalità delle procedure".
 
F.M.

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