La Casta è di M... e non la Sicilia - QdS

La Casta è di M… e non la Sicilia

Carlo Alberto Tregua

La Casta è di M… e non la Sicilia

venerdì 11 Dicembre 2015

Ma la Classe dirigente tace

L’infelice frase di Roberto Vecchioni: Sicilia, Isola di Merda, ha un fondo di verità. Solo che ha sbagliato il bersaglio, perché avrebbe dovuto rivolgersi alla Casta politica e burocratica che decennio dopo decennio, ha distrutto la Sicilia.
Seppur ancora non sia riuscita a mettere a raso tutto il fabbricato, poco ci manca. Così la situazione è divenuta insostenibile. La Casta non può più andare indietro perché si è spinta troppo avanti nel difendere privilegi e privilegiati, nascondendosi dietro lo scudo dell’Autonomia.
D’altra parte, i siciliani non si possono più permettere di sostenere il costo di ogni deputato regionale pari a 20.681 € al mese; non possono più sopportare il costo dell’Assemblea regionale (di 160 milioni di €), la cui consorella lombarda costa poco più di un terzo; non possono più sostenere il costo di 16.062 pensionati; non possono più sostenere il costo di centomila dipendenti (compresa la Sanità) che la Regione paga ogni mese, quando ci sono i soldi. 

Il Presidente della Regione si fa fotografare in spiaggia (che foto sgradevole); i deputati-consiglieri regionali non vanno più a lavorare con la conseguenza che non hanno ancora messo mano alle indispensabili riforme; i dirigenti regionali non si sa cosa facciano, ma sicuramente hanno fatto perdere alla Sicilia 4 miliardi di Fondi europei e non hanno ancora messo mano al Po 2014-20.
Seicentocinquanta dirigenti che non dirigono nessuno, altri 1.200 allo sbando senza le direttive degli assessori che hanno raggiunto il ciclopico numero di 56.
In Regione non c’è uno straccio di Piano per lo sviluppo delle energie rinnovabili, né un Piano per lo sviluppo dell’agricoltura, neanche un Piano per il turismo e neppure uno per stimolare la creazione delle start-up.
Le partecipate regionali perdono soldi ogni anno, ma alimentano Consigli di amministrazione e Collegi di revisori del tutto inutili.
Le Ato, che hanno perso 1,8 miliardi, sono ancora in vita; i rifiuti solidi urbani si continuano ad accatastare in discariche stracolme con danno incalcolabile per sottosuolo e aria incalcolabile.
Non c’è un euro in cassa con cui cofinanziare i fondi Ue.
 

Questa Casta di M… deve andare a casa, al più presto. Né la prospettiva di nuove elezioni può far pensare alla risalita se mancherà una nuova Classe politica e burocratica che inverta i comportamenti rispetto al passato e al presente.
Se questa nuova Classe politica dovesse essere rappresentata dal Movimento cinque stelle, ben venga. Tuttavia, i tradizionali partiti debbono pescare, al di fuori dei loro luoghi tradizionali, personalità di primo livello, se vogliono rinnovarsi e sopravvivere a questa bufera.
In questo quadro, stona il silenzio, nello scenario istituzionale della Sicilia, della Classe dirigente cioé imprenditori, professionisti, sindacalisti, dirigenti pubblici e privati perbene, professori universitari e tutte quelle altre categorie che la compongono.
Una Sicilia in cui la Classe dirigente è in parte collusa con il sistema di corruzione e in parte resta in silenzio, non può che trovarsi in queste condizioni.

Se il Paese nel complesso crescerà quest’anno dello zero virgola (non importa se 0,7 o 0,8), la Sicilia retrocederà di uno o due punti percentuali, dopo averne perso 15 dal 2007 al 2014, riducendo il suo Pil da 94 miliardi a 82.
Certo, non si può individuare la responsabilità nel ceto povero e neanche in quello medio, anche se tutti votano.
Però, il disgusto, la rabbia e quasi l’odio di metà dei siciliani che non vanno a votare, sono palpabili. Il disgusto dei 388 mila disoccupati che vedono l’attenzione di questa Casta per salvare 20 mila precari dimenticandosi di loro, è alle stelle. La Casta non ha capito che il tempo dello scambio fra voto e bisogno è finito, per cui risulta insopportabile il favore nei confronti dei precari, dimenticandosi dei disoccupati solo perché non hanno voce.
A questo riguardo, va segnalato il particolare silenzio del sindacato, che dovrebbe organizzare manifestazioni eclatanti proprio per difendere i 388 mila disoccupati oltre che spingere la Casta politica e burocratica a rinsavire o andarsene a casa.

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