Depurazione, sanzioni senza fine. Sicilia coinvolta nelle infrazioni - QdS

Depurazione, sanzioni senza fine. Sicilia coinvolta nelle infrazioni

Rosario Battiato

Depurazione, sanzioni senza fine. Sicilia coinvolta nelle infrazioni

giovedì 17 Dicembre 2015

L’Ue torna a bussare all’Italia: nuova messa in mora per oltre 70 agglomerati non ancora in regola. Corsa contro il tempo per spendere oltre un mld di € stanziato nel 2012

PALERMO – La prima procedura sulla inadeguata depurazione risale addirittura al 2004, la condanna della Corte Ue fa riferimento al luglio del 2012. E a distanza di oltre tre anni da quella sentenza, l’Ue torna a bussare in Italia perché degli oltre cento agglomerati oltre i 15mila abitanti non in regola, soltanto una trentina sarebbero adesso conformi alle direttive Ue sul trattamento delle acque reflue. La Commissione ha così aperto una seconda procedura, che ha già visto la lettera di messa in mora, e il tempo, soprattutto per la Sicilia, continua a farsi sempre più ridotto.
Sono tre le procedure di infrazione nell’ambito della depurazione che riguardano l’Italia col coinvolgimento diretto e corposo della Sicilia. I dati in dettaglio sono riportati sul sito del governo (italiasicura.governo.it) e sul portale del dipartimento delle Politiche europee (eurinfra.politichecomunitarie.it) che raccoglie le 89 procedure di infrazione avviate contro l’Italia per stato di avanzamento, inadempienza, materia e numero di procedura.
L’ultimo aggiornamento che arriva da Bruxelles, e riportato dall’Ansa nei giorni scorsi, si riferisce alla sentenza maturata il 19 luglio del 2012 da parte della Corte di Giustizia Ue e relativa al trattamento delle acque reflue urbane, alla rete fognaria, al trattamento secondario o equivalente e agli impianti di trattamento. La Sicilia era stata una delle regioni più colpite da quel provvedimento che aveva riguardato più di cento agglomerati urbani distribuiti tra otto regioni. Da quella sentenza l’Italia ha rilasciato aggiornamenti semestrali all’Ue per confermare la volontà di rimettersi in regola, ma secondo l’esecutivo comunitario soltanto 33 agglomerati adesso rispondono positivamente alle regole sancite dall’Ue. Per tutti gli altri c’è il rischio manifesto di una nuova sanzione europea che potrebbe avere la stessa formula di quella già ottenuta per la mancata bonifica delle discariche che ha visto 40 milioni di euro più altri quaranta per ogni sei mesi di ritardo e in proporzione al numero di discariche non ancora bonificate (anche in questa sanzione c’è la della Sicilia).
Questa nuova messa in mora, di fatto, avvicina il rischio concreto della condanna, soprattutto se consideriamo che le operazioni di adeguamento alla normativa continuano a procedere a rilento. L’accelerazione del programma di adeguamento porta il nome dell’assessore Vania Contrafatto, designata già da tempo come commissario da Roma per risolvere un’emergenza di lungo corso che aveva visto il governo, soltanto qualche mese fa, verificare una capacità di spesa della Regione per circa 80 milioni di euro. Si tratta del 7% del totale di poco più di un miliardo stanziato con delibera del 2012 dal Cipe aveva per rendere “europea” la depurazione siciliana.
L’assessore Contrafatto, già commissario per 26 interventi in 14 comuni in una prima fase, è attualmente coinvolto – secondo l’ultimo aggiornamento riportato da meridionews.it all’inizio di dicembre -– in 27 comuni per 45 interventi dal valore complessivo di circa mezzo miliardo e presto potrebbero giungere altri incarichi.
L’obiettivo dichiarato, da avviare assieme alla vigilanza dell’Autorità nazionale anticorruzione, è dimostrare all’Ue, entro il 2016, che si sono fatti dei sostanziosi passi in avanti ed evitare così che la Corte di Giustizia Ue proceda nel suo cammino inesorabile di condanna con sanzioni.

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