Una Pa moderna e meno burocratica - QdS

Una Pa moderna e meno burocratica

Luca Insalaco

Una Pa moderna e meno burocratica

sabato 18 Aprile 2009

Forum con Ignazio Tozzo, dirigente generale dipartimento regionale del Personale

Come ha trovato il dipartimento del Personale che dirige da febbraio?
“Conoscevo già il dipartimento, ed è sicuramente tra quelli organizzati meglio. Ha subìto certamente una battuta di arresto per effetto del pensionamento dei dirigenti generali e nella fase degli interim, che ne hanno rallentato l’attività. È, in ogni caso, una struttura che dispone di un buon quadro dirigenziale e che, tutto sommato, funziona abbastanza bene. La legge regionale 19/2008, che riorganizza i dipartimenti, imprimerà una trasformazione anche al mio, in modo da superare una certa impostazione arcaica che la struttura ancora presenta. In virtù di questa riforma, dal primo gennaio 2010 diventerà il dipartimento della Funzione pubblica. Un cambiamento che ha una valenza non solo nominalistica, ma che varrà a fargli assumere un ruolo centrale nell’amministrazione regionale, con un potenziamento delle competenze ed un ampliamento delle responsabilità. Avremo la gestione informatica di tutta la Regione, l’organizzazione di tutti gli uffici dell’ente, il provveditorato, la trasparenza e tutti i beni e i servizi saranno approvvigionati dal mio dipartimento”.

Quali altre modifiche apporterà la legge 19/2008 nell’assetto organizzativo della Regione?
“La riforma, che condivido, ha risposto all’esigenza di superare una struttura che risale al 1962. Si è proceduto a ridurre i dipartimenti, accorpandoli, a razionalizzare la macchina organizzativa e a riorganizzare le competenze. Solo per fare alcuni esempi, il dipartimento del Turismo e quello dei Beni culturali saranno uniti, come anche Formazione e Pubblica istruzione. Questa riforma, però, dovrebbe essere già operativa. La prima fase della riorganizzazione prevede la riduzione di sette dipartimenti già entro il 2009 e nel 2010 ci aspetta la seconda fase. Il problema, sono quindi i tempi di attuazione ormai strettissimi, mentre le riforme necessitano di tempo. C’è qualche problema ino legato alla logistica: quando si fondono due dipartimenti, anche il personale dovrebbe confluire in un’unica sede, ma questo in molti casi sarà difficilissimo da raggiungere subito”.

A quando la pianta organica della Regione?
“La Regione sotto questo profilo ha avuto un’evoluzione storica strana: fino a qualche anno fa, ogni ruolo era contemplato nella pianta organica. Con la Legge 10/2000- che ha riorganizzato l’amministrazione pubblica regionale, nella fretta di fare la riforma- è stata fatta una fotografia normativa dell’esistente, senza prevedere una pianta organica. Oggi siamo così uno dei pochi enti pubblici ad esserne sprovvisti. Ed è questa la prima cosa di cui mi sono occupato al momento dell’insediamento. Ho costituito un gruppo di lavoro – composto dai dirigenti del mio dipartimento, da quelli dell’Agenzia per l’impiego e della Segreteria generale – che si sta occupando della rideterminazione della pianta organica. Si tratta però di un lavoro che necessita della collaborazione dei ventotto dipartimenti regionali. Nei confronti di tutti abbiamo avviato una ricognizione ed ho già inviato due note per sollecitare l’invio dei dati, ma finora ha risposto il 50 per cento dei dipartimenti. Contiamo, in ogni caso, di avere la pianta organica per la fine del 2009”.

Quanti sono i precari della Regione?
“Negli uffici regionali lavorano 4800 persone con contratto a tempo determinato, 93 precari sono all’assessorato Territorio e ambiente e 380 alla Protezione civile”.

Si tratta di personale che verrà stabilizzato?
“Il problema non è la quantità ma la qualità. Bisognerà tenere conto delle esigenze della Regione, che verranno evidenziate in sede di definizione della pianta organica. Si tratta in gran parte di personale di categoria A e B, che certo potrà dare il proprio contributo, ma non è quello chiamato a portare avanti la Regione. Se vogliono essere stabilizzati, i precari non possono aspirare a starsene in un ufficio a fare fotocopie, ma devono accettare di andare laddove le esigenze della Regione lo richiederanno”.

Cosa ne sarà dei vincitori del concorso bandito nel 2000 dalla Regione per l’assessorato ai Beni Culturali?
“È una vicenda difficile da dipanare. Quel bando di concorso per dirigenti è stato emanato prima che entrasse in vigore la Legge 10/2000 e prima del contratto di lavoro. La normativa sopravvenuta ha mutato i criteri di accesso, introducendo oltre alla laurea, altri requisiti come l’esperienza. Nell’incertezza sulla normativa da far valere, la Regione si è poi posta in maniera più rigorosa, applicando le regole vigenti al momento dell’assunzione. Una scelta che ha generato una serie di contenziosi, decisi però in maniera difforme. Alcuni giudici hanno infatti deciso per l’immissione dei vincitori come dirigenti, mentre altri hanno dato ragione all’amministrazione regionale. A questo punto la soluzione di compromesso potrebbe essere quella auspicata dai sindacati, ovvero l’istituzione in sede di contrattazione di lavoro della vicedirigenza”.

In questo modo, però, anziché snellire l’apparato burocratico si introdurrebbero nuove figure…
“Si tratta di una figura utile e prevista, oltre che nel privato, anche nel comparto ministeriale. E poi non bisogna dimenticare che la nostra è una regione a statuto speciale e che come tale ha competenze istituzionali aggiuntive. Il problema, anche qui, non è la quantità del personale ma la sua allocazione, la funzione che svolge e la sua provenienza. La cancrena della Regione sta nel reclutamento del personale, che in molti casi è avvenuto con una serie di meccanismi e di inquadramenti che non hanno garantito le competenze. La pianta organica potrà risolvere parte dei problemi ma se la Regione vuole crescere dovrà reclutare i propri quadri, funzionari e dirigenti attraverso i concorsi pubblici di livello”

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