Pellegrinaggi alla Mecca, arriva lo stop di Teheran - QdS

Pellegrinaggi alla Mecca, arriva lo stop di Teheran

redazione

Pellegrinaggi alla Mecca, arriva lo stop di Teheran

mercoledì 06 Gennaio 2016

Dopo la sospensione delle relazioni diplomatiche tra Iran e Arabia Saudita

ROMA – L’Iran ha deciso di sospendere l’Umrah hajj, il pellegrinaggio minore alla Mecca, fino a quando le “condizioni di sicurezza non saranno garantite ai pellegrini”. La decisione è stata ufficializzata dal portavoce del governo di Teheran, Mohammad Bagher Nobakht, nel corso dell’incontro settimanale con la stampa facendo riferimento alla strage avvenuta a Mina a settembre, quando 464 iraniani morirono nella calca in occasione dell’Hajj, l’annuale pellegrinaggio alla Mecca. Un incidente gravissimo per il quale Teheran ha sempre imputato la responsabilità alle autorità saudite.
Il portavoce governativo ha anche parlato delle molestie ricevute da due adolescenti iraniani in primavera scorsa all’aeroporto di Gedda, di ritorno dal pellegrinaggio, sottolineando che la sospensione rimarrà “finché non verranno puniti i colpevoli dell’aeroporto di Jeddah”.
La decisione iraniana si inserisce nel clima di fortissima tensione innescato dall’esecuzione dell’imam sciita Nimr al-Nimr da parte delle autorità saudite che, di fronte alla dura reazione di Teheran, hanno rotto le relazioni diplomatiche con la Repubblica islamica.
Mentre la tensione sale, il Consiglio di sicurezza dell’Onu ha provveduto a condannare l’assalto all’ambasciata saudita a Teheran, scatenato proprio dall’uccisione a Riad di Nimr al-Nimr, anche se nel testo non si fa alcun riferimento all’esecuzione del religioso.
La preoccupazioni riguardano tutto il Medio oriente, poiché i fatti di questi giorni hanno allargato il fronte dei Paesi a maggioranza sunnita. Il Kuwait, per esempio, ha richiamato il suo ambasciatore per consultazioni, ma l’emirato non ha per il momento interrotto le relazioni con Teheran come hanno fatto Bahrein e Sudan. All’ambasciatore è stato comunque consegnato un memorandum di condanna degli attacchi all’ambasciata, una dichiarazione approvata all’unanimità dai 15 membri del Consiglio in cui si condanna “con la massima fermezza gli attacchi contro le missioni diplomatiche dell’Arabia Saudita a Teheran e Mashhad”. I 15 hanno espresso “profonda preoccupazione” per gli attacchi e chiesto “alle autorità iraniane di proteggere le proprietà e il personale diplomatico, e di rispettare in pieno i loro obblighi internazionali al riguardo”.
Il presidente iraniano Hassan Rohani ha però lanciato nuove accuse all’Arabia Saudita. Riad “non può coprire il suo crimine, l’aver decapitato un religioso, interrompendo le relazioni”, poiché “non è tagliando teste che si può rispondere a chi critica” il regime, ha affermato il capo della Repubblica islamica che, durante un incontro con il ministro degli Esteri danese Kristian Jensen, ha auspicato una presa di posizione dei “Paesi europei, sempre sensibili in materia di diritti umani”.
Portavoci del governo iraniano hanno inoltre sottolineato come la rottura dei rapporti diplomatici da parte di Riad e dei “suoi vassalli” non recherà alcun pregiudizio all’Iran né danneggerà lo sviluppo economico. Anzi, a subirne le conseguenze sarà proprio il regno wahabita.
Da parte sua, Riad ha assicurato che la decisione di rompere le relazioni diplomatiche con l’Iran non dovrebbe avere conseguenze sugli sforzi di pace in Siria e in Yemen, così come assicurato dall’inviato alle Nazioni Unite Abdallah al-Mouallimi. “Parteciperemo ai prossimi colloqui sulla Siria – ha aggiunto – e non li boicotteremo a causa dell’Iran. Gli iraniani, anche prima della rottura delle relazioni diplomatiche, non hanno dato un grande sostegno a questi sforzi di pace, non sono stati tanto positivi”.

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