Siti contaminati: uno su dieci ce la fa - QdS

Siti contaminati: uno su dieci ce la fa

Rosario Battiato

Siti contaminati: uno su dieci ce la fa

sabato 09 Gennaio 2016

Ultimo aggiornamento dell’Arpa sulle bonifiche in Sicilia: nel 2014 soltanto il 12% dei luoghi ha registrato l’iter concluso. Nell’Isola censiti 462 posti, drammatica conseguenza dei lasciti industriali e delle discariche

PALERMO – Ci sono circa mezzo migliaio di siti contaminati dalle industrie, dai serbatoi di vendita degli idrocarburi e dalle discariche di rifiuti in Sicilia. Lo rivela l’Arpa nell’ultimo annuario dei dati ambientali diffuso qualche settimana fa che è servito anche per riepilogare lo stato di avanzamento delle bonifiche. Il bilancio è sempre lo stesso: poco più di uno su dieci può vantare l’iter concluso.
Cominciamo dall’inizio. La contaminazione è un affare serio, così come precisato dall’Arpa, e riguarda “quelle aree nelle quali, in seguito ad attività umane svolte o in corso, è stata accertata – si legge nel report –, sulla base della vigente normativa, un’alterazione delle caratteristiche naturali del suolo da parte di un agente inquinante”. Complessivamente ci sono 462 siti nell’Isola (dati aggiornato al 2015) con una particolare incisività nelle aree a tradizionale presenza industriale come Siracusa (106), Caltanissetta (102), Messina e Palermo (63 a testa).
Un discorso a parte andrebbe compiuto per i quattro siti di interesse nazionale siciliani che sono responsabili della contaminazione di oltre un terzo del totale dei siti regionali. Sul podio delle responsabilità si piazzano anche quelli “dovuti alla cattiva gestione d’impianti e strutture, per esempio dei serbatoi interrati presenti nei punti vendita di idrocarburi (22%)” e quindi quelli “derivanti dalla scorretta gestione delle discariche (13%)”. Un ulteriore approfondimento, riportano dall’Arpa, meritano anche i punti di vendita degli idrocarburi in quanto, “sebbene ogni singola situazione di contaminazione sia generalmente piuttosto limitata”, bisogna considerare che il “fenomeno è in senso generale molto critico sia per l’estrema distribuzione sul territorio, sia per la frequente ubicazione all’interno di aree residenziali”.
Il quadro delle bonifiche procede, come da tradizione, a rilento anche senza considerare la particolare complessità che riguarda i sin. “Sebbene un buon numero di procedimenti – scrivono gli esperti dell’Agenzia regionale – sia stato avviato avvalendosi delle procedure semplificate previste per i siti di ridotte dimensioni (46 siti), soltanto in una minima percentuale di questi si è arrivati alla presentazione e approvazione di un progetto di bonifica”. L’ultimo aggiornamento complessivo rileva che la percentuale degli iter di bonifica portati a conclusione nell’anno 2014 non supera il 12% su base regionale, con un picco massimo del 31 % per la Provincia di Caltanissetta.
La ripartizione dello stato di avanzamento dell’iter di bonifica dei siti potenzialmente contaminati per stato di avanzamento (aggiornato al 2014) resta infatti ancora ingabbiata, almeno per la parte principale dei siti coinvolti, alle prime fasi. Ben 123 hanno un progetto operativo di bonifica o di messa in sicurezza operativa o permanente, ma soltanto 55 possono vantare un iter concluso. In compenso ce ne sono 80 con un piano di caratterizzazione, altri 57 si trovano allo stato delle indagini preliminari e 30 con l’analisi del rischio. E soprattutto ci sono altri 90 siti che si trovano alla prima casella del percorso, avendo soltanto ricevuto la notifica prevista per legge.

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