Imprese isolane, la speranza nel Pon - QdS

Imprese isolane, la speranza nel Pon

Rosario Battiato

Imprese isolane, la speranza nel Pon

sabato 13 Febbraio 2016

Nella prossima programmazione 2,3 miliardi per ricerca, tecnologie dell’informazione, sostenibilità e competitività. Dal Programma comunitario una mano per risollevare la tendenza al tracollo delle pmi meridionali

PALERMO – La pessima tendenza del tessuto produttivo isolano è un cruccio costante per la Commissione Ue che proverà a risollevare fornendo all’Italia lo strumento dei fondi del Programma Operativo Nazionale (Pon) Imprese e Competitività 2014-2020. Una dotazione complessiva di circa 2,3 miliardi di euro (incluso il cofinanziamento nazionale) per rafforzare le imprese di tutto il Mezzogiorno.
 
Assieme all’Isola troviamo anche Basilicata, Calabria, Campania e Puglia, tra le “meno sviluppate”, e Abruzzo, Molise e Sardegna, tra quelle in “via di transizione”. L’obiettivo è avvicinare le tre macroaree d’Italia, Mezzogiorno-Centro-Nord, ed evitare gli scompensi produttivi registrati negli anni passati. L’ultimo aggiornamento in materia è arrivato dal Mise all’inizio di febbraio.
Il Pon è stato approvato il 23 giugno dello scorso e quindi modificato il 23 novembre successivo. “La forza innovativa del Pon Imprese e Competitività – si legge nella nota del Mise –, in linea con le priorità della Strategia Europa 2020 per una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva, risiede dunque nella combinazione di agevolazioni in risposta ai fabbisogni delle imprese e interventi infrastrutturali per migliorarne il posizionamento”.
La dotazione complessiva, pari a 2,3 miliardi tra Fesr (1,6 mld) e cofinanziamento nazionale (640 mln), si distribuisce su quattro obiettivi che riguardano il rafforzamento della ricerca, sviluppo tecnologico e innovazione, il miglioramento dell’accesso e dell’utilizzo del Ict (Information and Communications Technology), la promozione della competitività delle pmi e quindi l’agevolazione della transizione verso un’economia a basse emissioni di carbonio in tutti i settori. Nel periodo di programmazione 2014-2020 l’Autorità di gestione del Programma è il Ministero dello Sviluppo Economico – Direzione Generale per gli Incentivi alle Imprese – Divisione IV.
Gli studi in allegato alla nota riportano in dettaglio tutti i ritardi delle imprese meridionali in relazione agli obiettivi espressi nel programma. Questi dati, aggiornati di recente dall’Istat, testimoniano, in particolare, proprio la distanza tra il mondo produttivo isolano e il resto d’Italia. A partire dall’innovazione tecnologica: inferiore alla media nazionale il dato relativo all’utilizzo di internet nelle imprese e soltanto 6 aziende isolane su 10 possono vantare un sito web (quasi 9 su 10 in Trentino). Ancora peggiore è la prestazione sul fronte dell’ecommerce che vede la Sicilia esclusa dalle prime regioni nazionali che ospitano aziende attive in questo ambito.
Restiamo sempre al Nord per evidenziare la maggiore concentrazione della spesa nella ricerca e sviluppo (dati Istat di dicembre). Circa tre quarti degli investimenti, infatti, si mantengono nell’area settentrionale e in particolare in Lombardia, Piemonte ed Emilia-Romagna. La Sicilia si trova all’undicesimo posto nazionale e non va meglio nemmeno per gli altri indici che riguardano “intensità della ricerca” e “propensione alla brevettazione” che la piazzano tra le ultime caselle della graduatoria nazionale.
Anche gli ultimi due obiettivi promossi dall’Ue sono delle priorità per le imprese isolane. Da una parte c’è l’accrescimento del tasso di competitività – le imprese siciliane faticano terribilmente nelle esportazioni – e dall’altra la transizione verso un’economia a “basse emissioni di carbonio in tutti i settori”. L’ultimo rapporto GreenItaly 2015 della Fondazione Symbola, ha ricordato che, tra il 2008 al 2014 con finestra sugli investimenti nel 2015, le aziende che hanno investito in pratiche sostenibili sono state soprattutto nel centro nord (70mila aziende in Lombardia contro poco più di 22mila in Sicilia). Il dato si contrae ancora di più se prendiamo in considerazione l’incidenza percentuale delle imprese che investono green sul totale di quelle di ogni regione, visto che in questa graduatoria l’Isola si troverebbe tra le ultime tre regioni italiane.

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