Ex sportellisti, da spreco (60 mln) a ostaggio di promesse elettorali - QdS

Ex sportellisti, da spreco (60 mln) a ostaggio di promesse elettorali

Michele Giuliano

Ex sportellisti, da spreco (60 mln) a ostaggio di promesse elettorali

martedì 16 Febbraio 2016

Chiusi gli sportelli multifunzionali, i 1.800 operatori riqualificati ma rimasti comunque senza lavoro. Dal 2013 ad oggi hanno lavorato solo 9 mesi, il loro riassorbimento è stato un bluff

PALERMO – Nel 2013 la decisione di sopprimere gli sportelli multifunzionali. Finalmente, avranno detto molti siciliani consapevoli della nascita di queste strutture (una sorta di sovrapposizione degli allora uffici di collocamento oggi chiamati centri per l’impiego, ndr) per ragioni clientelari.
A distanza però di quasi tre anni è stata fatta una scelta a metà. Ancora oggi non si ha il coraggio di dire ai circa 1.800 lavoratori licenziati che per loro non c’è più spazio. Ed infatti ancora oggi si consumano proteste e discussioni su discussioni, alimentate ogni tanto da qualche dichiarazioni per trovare loro una collocazione.
Il problema vero è che la Regione non ha più soldi: servirebbero 60 milioni di euro l’anno per poterli mantenere, come accadeva ai tempi per l’appunto degli sportelli, che però mamma Regione non sa dove andare a pescare. Ora gli ex sportellisti stanno dando vita all’ennesima protesta con tanto di presidio all’assessorato regionale al Lavoro in via Trinacria. è solo l’ultima disperata mossa di una platea di persone che sono state “sedotte e abbandonate”: aiutate a trovarsi un lavoro senza meriti, ma solo facendo un banale corso di riqualificazione, e oggi scaricate. Ora sono senza stipendio da 10 mesi, negli ultimi 3 anni hanno lavorato appena 9 mesi.
 
Tra poco meno di due anni, salvo colpi di scena, si tornerà alle urne per il nuovo governo della Regione. C’è da scommetterci che queste persone, come tante altre, diventeranno ostaggio delle solite promesse elettorali e quindi nel frattempo non sarà trovata alcuna soluzione definitiva. In ballo, non a caso, c’è una fantomatica riforma delle politiche attive del lavoro e c’è già chi ne fa una questione di dibattito: “Nel contesto di questa riforma – afferma il deputato regionale Vincenzo Figuccia -, che trova non facile applicazione nella nostra Sicilia, la Regione dimostri finalmente senso di responsabilità e la massima concretezza, utilizzando da subito gli ex sportellisti multifunzionali, risorse estremamente qualificate, nei nuovi centri per l’impiego. Inutile, improduttivo e costoso sarebbe formare nuove figure quando esistono già i professionisti con le necessarie competenze”.
La vertenza è esplosa perchè la Regione non può utilizzare fondi europei per mantenere questi lavoratori. Tutto si lega al sistema delle politiche del lavoro, cioè agli strumenti per aiutare i disoccupati: in base alle indicazioni dell’Europa, le Regioni devono puntare soprattutto su politiche attive, cioè non sull’erogazione di ammortizzatori fine a se stessi ma su iniziative per aiutare a trovare un posto.
La storia attorno agli sportelli multifunzionali non è tanto diversa da quella che riguarda un po’ tutti i mastodontici sprechi in salsa siciliana collegati alle pubbliche amministrazioni che hanno fatto di questi strumenti il loro “business politico” a livello di consensi per ogni campagna elettorale. Queste strutture hanno fatto la loro prima apparizione nel 2000, ma di loro si hanno notizie certe solo a partire dal 2005. Da quell’anno sino al 2013, ultimo anno di piena attività, sono costati 470 milioni di euro all’incirca, spicciolo più spicciolo meno, e non si ha nemmeno alcuna informazione sui possibili effetti benefici che hanno avuto sulla Sicilia.
 


La difesa: “Noi abbiamo le giuste professionalità”
 
Gli ex sportellisti nel frattempo fanno sentire la loro voce e la affidano ad un comunicato stampa: “La riforma nazionale impone professionalità e attenzione in tema di politiche attive del lavoro. Dal 24 settembre sono in vigore le norme del decreto legislativo n. 150/2015, recante la nuova disciplina dei servizi per l’impiego, in attuazione della delega Jobs Act. Il provvedimento ridisegna le strutture pubbliche preposte in supporto dei lavoratori e dei datori di lavori nella ricerca dell’impiego e di forza lavoro, con la rivisitazione delle pregresse competenze e lo snellimento delle procedure e delle strutture preposte. I Centri per l’impiego siciliani non hanno le professionalità che servono per ottemperare alle norme, il nostro sistema si avvaleva degli operatori degli ex sportelli multifunzionali che hanno operato in sinergia con i Cpi per quindici anni”. In poche parole dicono di essere già pronti per questa nuova sfida e di avere il necessario profilo per entrare a pieno titolo in questa riforma. “Formare o riqualificare altro personale o assumerlo esternamente – aggiungono – avrebbe un costo che non è giustificato in presenza di personale già qualificato con risorse regionali”.

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