Startup innovative nascono senza notaio - QdS

Startup innovative nascono senza notaio

Rosario Battiato

Startup innovative nascono senza notaio

martedì 23 Febbraio 2016

Il ministro Guidi ha firmato il decreto: possibilità di costituzione attraverso un modello standard con firma digitale. Numeri in crescita su tutto il territorio nazionale, in Sicilia se ne trovano più di duecento

PALERMO – Adesso sarà tutto più semplice per chi vuole avviare una start up innovativa. Parola di Federica Guidi, ministro dello Sviluppo economico, che la scorsa settimana ha firmato il decreto che introduce la possibilità di costituzione tramite un modello standard tipizzato con firma digitale, ferma restando la possibilità di costituire la società per atto pubblico.
Servirà ancora un successivo decreto direttoriale per approvare il “modello informatico e la modulistica per la trasmissione e iscrizione al Registro delle imprese – si legge nella nota del Mise diffusa sul proprio sito ufficiale –, direttamente compilabile online”. I passaggi saranno semplici e gli esiti immediati: “gli atti potranno essere redatti direttamente dai soci della startup oppure avvalendosi dell’Ufficio del Registro delle imprese che autenticherà le sottoscrizioni e procederà in tempo reale all’iscrizione, permettendo la nascita della società contestualmente all’apposizione dell’ultima firma”.
La start up innovativa nasce ufficialmente il 19 dicembre del 2012 con la legge n.221/2012, che converte il dl 179/2012, il cosiddetto Decreto crescita 2.0. Si tratta di società di capitali costituite anche in forma cooperativa, non necessariamente residenti in Italia, ma con l’obbligo di averci almeno una sede produttiva o una filiale. Per essere una start up innovativa è, inoltre, necessario avere come oggetto sociale esclusivo o prevalente lo sviluppo, la produzione e la commercializzazione di prodotti o servizi innovativi ad alto valore tecnologico. 
 
Diventare una start up innovativa è una strada intrapresa da molti giovani perché è prevista in tal senso un’ampia gamma di agevolazioni che vanno dalle semplificazioni burocratiche, ultima proprio quella dei giorni scorsi voluta dal ministro, alle agevolazioni fiscali passando per le facilitazioni nell’accesso al credito bancario. E l’elenco potrebbe continuare ancora (tutti i dettagli su http://startup.registroimprese.it). Per accedere a questo patrimonio di possibilità è ovviamente necessario che le imprese vengano iscritte nell’apposita sezione speciale del Registro riservata alle startup innovative. Le agevolazioni durano fino a 5 anni dal momento della costituzione.
Vantaggi che sono evidentemente ben conosciuti in alcune parti d’Italia. Un po’ meno altrove. Nell’ultimo aggiornamento relativo al numero di start up innovative iscritte alla sezione speciale del Registro a fine dicembre 2015 se ne contano più di 5mila, un dato di crescita di circa mezzo migliaio di unità rispetto alla rilevazione precedente che risaliva a settembre. I dati riportati nel rapporto di Infocamere svelano che le start up raggiungono lo “0,33% del milione e mezzo di società di capitali italiane” con un capitale sociale di 258 milioni di euro. La Regione più prospera in valore assoluto è la Lombardia che ospita il numero maggiore di start up innovative: 1.122, pari al 21,8% del totale. A seguire troviamo l’Emilia-Romagna con 578 (11,2%), il Lazio 501 (9,7%), il Veneto 384 (7,5%) e il Piemonte 357 (6,9%). Dall’altra parte della classifica troviamo la Basilicata con 35, il Molise con 20 e la Valle d’Aosta con 11 start up. In mezzo ci troviamo la Sicilia, ottava posizione con 245 imprese, e poco meno del 5% del totale nazionale.

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