Il gioco delle parti o l’arte del possibile - QdS

Il gioco delle parti o l’arte del possibile

Carlo Alberto Tregua

Il gioco delle parti o l’arte del possibile

mercoledì 18 Novembre 2009

Regione, mescolate le carte si ricominci

Ieri abbiamo proposto all’attenzione politica, civile e sociale l’ipotesi della Grosse Koalition, sostenuta da sindacati e Confindustria nonché da quella parte dell’opinione pubblica che vorrebbe si affrontassero i problemi con tempestività. Ipotesi che avrebbe dovuto avere in ogni caso la sanzione dell’elettorato, il prossimo 26 marzo, per togliere l’alibi a chi sostiene che non si possono cambiare le maggioranze senza consultare i cittadini.
Non sembra però che l’ipotesi attecchisca, perché gli ambasciatori stanno trovando le soluzioni per ricompattare la maggioranza che è stata eletta nelle elezioni del 14  aprile 2008.
L’abilità politica e dialettale di Giuseppe Castiglione, che in questa vicenda ha sempre mantenuto toni morbidi, pare che trovi consenso nel momento in cui si sono chiuse le porte del Pd al governo Lombardo (a nostro avviso sbagliando). Si sa che la politica è l’arte del possibile ed il possibile fa muovere quella sorta di caleidoscopio degli interessi (anche personali) di tutte le parti in gioco.

Questi comportamenti non sono utili ad un periodo di grave difficoltà della Sicilia, peraltro non contingente, perché si carica su una crisi strutturale che dura da quarant’anni. Oggi ci vorrebbe un esecutivo snello e compatto che facesse approvare da una propria maggioranza una serie di riforme di cui abbiamo formulato l’elenco nell’editoriale di ieri. E invece c’è una palude di giochi e giochetti in cui la situazione imputridisce e di cui si sentono anche a distanza olezzi non gradevoli.
Dalle prime avvisaglie di questo avvicinamento tra l’ala di Castiglione e quella di Miccichè-Lombardo lo scoglio più grosso è la riammissione dell’Udc nella maggioranza. Ora, sappiamo che l’Udc è strettamente controllata da Cuffaro, il quale come assessore e presidente ha governato per diciassette anni. Ha quindi una grave responsabilità dello stato di malattia economica, sociale e infrastrutturale della nostra Isola.

 
Invece qui ci vuole una svolta a centottanta gradi del modo di governare. Farebbero bene le parti, prima di sottoscrivere un nuovo accordo ad indicare i sei punti essenziali del programma (a. Pubblica amministrazione; b. Piano regionale di infrastrutture; c. Investimenti nell’ambiente e nei tesori archeologici; d. Rinnovo degli impianti inquinanti  di energia e produzione di raffinato; e. Collaborazione con le Università siciliane perché preparino i giovani a fare; f. Ribaltamento del malfunzionamento della formazione regionale puntando ad insegnare competenze). E, cosa più importante, modi e tempi per raggiungerli.
Il piano infrastrutturale e di rinnovamento dispone di ampie risorse finanziarie, europee,  statali e regionali. È notizia di questi giorni che la Giunta di Governo abbia deliberato di restituire all’Ue circa 200 mln di euro sui 356 disponibili nell’anno 2007. Come è noto, infatti, le spese devono essere effettuate nel tempo denominato N+2, per cui quelle relative al 2007 devono essere effettuate entro l’8 dicembre del 2009 e certificate entro il 31 dicembre dello stesso anno. Si tratta di un’autentica vergogna a disdoro dei direttori generali che non hanno speso queste somme . Anche solo per questo dovrebbero vedere il loro contratto disdetto con effetto immediato e non al 31 dicembre 2009.
Alla vergogna si somma l’imbroglio e cioè l’aver comunicato che le somme rese non si perdono. Non è vero. Le somme rese, infatti, finiscono alla Banca europea degli investimenti (Bei) la quale li incamera in due fondi “Jessica” (Joint European Support for Sustainable Investment in City Areas) e “Jeremie” (Joint Resources for Micro to Medium Enterprises). L’imbroglio sta nel fatto che queste risorse non saranno a disposizione della Regione, ma potranno finanziare progetti provenienti dalla Sicilia, ma anche da altre regioni. Che tutti i cattivi politici, sindaci compresi, continuino a strepitare perché non hanno risorse anziché procedere a una massiccia riorganizzazione delle branche amministrative loro affidate, è un ulteriore imbroglio,  perché allo stato di degrado della nostra Isola si è aggiunta la cattiva amministrazione.

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