Rosario Crocetta e la Finanziaria "della discordia" - QdS

Rosario Crocetta e la Finanziaria “della discordia”

Raffaella Pessina

Rosario Crocetta e la Finanziaria “della discordia”

venerdì 04 Marzo 2016

Fabrizio Ferrandelli, leader dei Coraggiosi: “Manovra Blocca Sicilia”. Centro Pio La Torre: l’84% delle risorse per spesa corrente

PALERMO – La si potrebbe definire “la Finanziaria della discordia” la legge di Stabilità approvata questa settimana dall’Assemblea regionale siciliana e che pone fine all’esercizio provvisorio della Regione siciliana.
 
Fabrizio Ferrandelli, ex deputato regionale del Pd e leader dei Coraggiosi, l’ha fortemente criticata. “L’Ars ha approvato il cosiddetto ‘Blocca Sicilia’ – ha detto. – Non si può, infatti, definire in altro modo la legge di Stabilità che è passata a Sala d’Ercole”. Ed ha aggiunto che “È una legge che blocca ancora una volta lo sviluppo, perché lega le mani alle aziende, non prevedendo il credito d’imposta; blocca l’occupazione, perché non ci sono sgravi fiscali pluriennali alle imprese per i nuovi assunti; blocca gli investimenti, perché la programmazione europea 2014-2020 è al palo, blocca tutti gli strumenti finanziari messi in campo dal governo Renzi a partire dal Master Plan per il Sud per incapacità progettuale e blocca, infine, con il taglio di cospicue somme alla cultura, la principale industria siciliana che è quella legata all’arte”.
Positivo, invece, il commento del capogruppo di Ncd Nino D’Asero: “Si sono gettate le basi per un miglioramento e una razionalizzazione economica e Finanziaria della nostra regione. È la prima Finanziaria – ha proseguito – nella quale non si fa ricorso a mutui che impoveriscono le future generazioni, come in questi ultimi lustri si era abituati a vedere, si è agito verso una rigorosa diminuzione della spesa senza intaccare il funzionamento delle strutture, si è implementato il  fondo per Crias, Irfis ed Ircac per un reale rilancio della piccola e media impresa, e si è stabilito l’avvio della raccolta differenziata la quale, da problema, è destinata a divenire una risorsa”.
Di parere contrario Forza Italia, con Vincenzo Figuccia che ha descritto la Finanziaria un quadro desolante dove “si sono operati tagli ovunque, però stranamente sono stati premiati alcuni enti ai quali viene alzata la dotazione finanziaria”.
Scontato il no del Movimento Cinquestelle: “Ancora peggiore di quello che ci si aspettava – ha detto Angela Foti –  una Finanziaria senza soldi, senza spina dorsale e senza la benché minima prospettiva di sviluppo, che raschia il fondo di tutti i barili possibili, solo allo scopo di mettere inutili pezze in un vestito ormai chiaramente da eliminare. L’assalto al fondo sanità e a quello pensioni sono la fotografia di una Regione ormai alla bancarotta di cui il Pd e Crocetta dovranno dare conto ai siciliani”.

Dal Movimento di Grillo arriva una nota positiva
: “Per la prima vota, da anni a questa parte, infatti, non si è legiferato di notte, grazie al presidente Ardizzone, che ha raccolto la pressante richiesta che da inizio legislatura avanzano i deputati Cinquestelle”.

Sì alla Finanziaria giunge da Sicilia Democratica
. Salvatore Giuffrida però avverte: “Una fiducia, però, condizionata, nell’attesa che vengano fatte le riforme che possano comportare sviluppo ed occupazione, prima fra tutte quella dei forestali”.
Alice Anselmo, presidente del gruppo Pd all’Ars ha definito la Finanziaria “una manovra solida all’insegna della serietà e del rigore, che fa fare alla Sicilia un importante passo avanti nella messa in sicurezza dei conti”.
“Bisogna tenere presente – prosegue Anselmo – che la legge di Stabilità svolge un ruolo differente rispetto al passato. Gran parte delle misure per lo sviluppo, infatti, sono oggi affidate all’utilizzo dei fondi extraregionali, statali e comunitari: Fsc, Pac, Fesr, Fes, Psr e fondi nazionali come Pin ricerca e Pon istruzione. In ogni caso già dal prossimo anno potremo trovare all’interno della manovra misure specifiche dedicate alla crescita”.

Un’altra critica arriva dal centro Pio La Torre
: “L’Ars vara la legge di stabilità ma la Sicilia resta instabile – dice Franco Garufi – L’unica certezza della norma approvata è che le due mani che l’hanno scritta – una romana, l’altra siciliana – non hanno adoperato il medesimo alfabeto. Il bilancio – prosegue Garufi –  pari ad oltre 22 miliardi di euro, è per l’84 % destinato a spesa corrente e perciò inutilizzabile per agganciare la pur debolissima ripresa che sta interessando l’Isola e dare una risposta ai sempre più drammatici problemi del lavoro, dell’impresa, delle precarie condizioni di vita di una parte sempre più ampia della popolazione”.

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