MESSINA – La realizzazione del nuovo porto di Tremestieri sembra più vicina anche se mancano ancora nove milioni di euro e restano le perplessità degli abitanti della costa Sud messinese. Dovrebbero rassicurare gli studi realizzati e la posizione favorevole di Legambiente.
“Non sottovalutiamo le criticità ed è compito dei tecnici affrontarle – dice Edoardo Zanchini presidente nazionale – ma c’è un problema, quello dell’attraversamento del gommato pesante sulle vie urbane, che ha bisogno di soluzioni immediate insieme ad una riorganizzazione dell’intero sistema portuale con infrastrutture logistiche per uno sviluppo sostenibile”.
Nel 2006 quando entrarono in funzione le due invasature realizzate in emergenza si pensava di avere liberato la città dal passaggio dei tir tranne che scoprire, anni dopo, che quegli approdi erano stati concepiti nel peggiore dei modi: sbagliato il sito, mancante di seri studi la progettazione, uso di cemento depotenziato nella costruzione tanto che la diga fu spezzata dalla prima seria mareggiata. Il suo ripristino costò tre milioni e mezzo di euro e oltre quattro anni di lavori a cui si devono aggiungere i 250 mila euro l’anno che l’Autorità Portuale ha finora speso per i dragaggi.
Con il nuovo Porto non si vogliono fare gli stessi errori e, considerato che non si può cambiare la localizzazione, si è cercato di integrare la progettazione alla luce degli studi effettuati dalla Dhi, commissionati dal Comune di Messina utilizzando fondi (35mila euro) della protezione civile. I risultati delle elaborazioni saranno utili per tutti i futuri progetti sull’erosione costiera.
L’analisi, secondo l’esperto in modellazione dei fenomeni costieri del Dhi, Andrea Pedroncini, servirà anche a colmare la mancanza nell’area dello Stretto di boe Ron (Rete ondametrica nazionale), che rendono disponibili le serie storiche di dati sulle onde. Le risultanze di questi studi stanno servendo nei due approdi esistenti per le previsioni giornaliere e per i quattro giorni successivi sulla quantità di sabbia che entrerebbe nel bacino durante una eventuale mareggiata.
Il nuovo porto, illustrato in un video dalla Coedemar, impresa che lo realizzerà, avrà sette approdi per navi traghetto, due dei quali potranno essere utilizzati per una nave ro-ro con piazzali di sosta da 30 mila metri quadri che potranno ospitare fino a 450 tir e 600 automobili in attesa di imbarco. Ci sarà un dragaggio di 770 mila metri cubi di sabbia che verranno utilizzati per il ripascimento di tre chilometri di costa a nord. è prevista anche la regimazione di quattro torrenti (Canneto, Farota, Guidari e Palumara), oltre a due trappole per le sabbie, una a Sud e una a Nord, che consentiranno il dragaggio anticipato dei sedimenti accumulati.
L’investimento previsto è di 80 milioni di euro, tutti disponibili tranne circa nove milioni, previsti inizialmente da una delibera Cipe ma forse dirottati per altro dal Governo visti i ritardi accumulati dopo l’affidamento iniziale del progetto alla Sigenco nel 2012, il successivo ricorso al Tar e il nuovo affidamento alla Coedemar.
“Il ministro ci ha assicurato – dice Sergio De Cola, assessore ai Lavori pubblici – che la somma sarà sbloccata. “Si deve pretendere che quei soldi tornino all’originaria destinazione – dice Francesco Di Sarcina, segretario generale dell’Autorità Portuale – e in ogni caso una soluzione si troverà”.
Se non si dovesse sbloccare l’interlocuzione con il Cipe, alla fine le risorse mancanti potrebbe metterli l’Autorità Portuale che già contribuisce nella realizzazione dell’infrastruttura per 15 mln di euro.
Sulla questione nessuno vuole perdere più tempo e la Coedemar si è impegnata ad ultimare i lavori entro due anni dall’avvio ma si attende l’ultimo parere sul progetto esecutivo.
“Il Genio Civile ci ha chiesto una modifica – dice Di Sarcina – che comporta la variazione di un cunettone di competenza del Cas e dell’Anas. Il via libera potrebbe comunque arrivare entro un paio di giorni”.