Finanziamenti Ue per infrastrutture rurali: "C'è da migliorare" - QdS

Finanziamenti Ue per infrastrutture rurali: “C’è da migliorare”

Roberto Quartarone

Finanziamenti Ue per infrastrutture rurali: “C’è da migliorare”

mercoledì 23 Marzo 2016

Corte dei Conti europea su gestione dei fondi Ue. Giuffrida: “Contestata la mancanza di strategia, ma prospettive di miglioramento". La Via: “Si perde l’addizionalità dell'intervento. Gli obiettivi in questo modo non sono quantificati”

BRUXELLES (Belgio) – A fine febbraio, la Corte dei conti europea ha pubblicato una relazione speciale su “I finanziamenti dell’Ue per le infrastrutture rurali”. In 70 pagine e 109 punti, si è spiegato perché “il rapporto costi-benefici può essere significativamente migliorato” in alcune aree dell’Unione, tra cui è stata inserita anche la Sicilia.
La relazione della Corte dei conti si basa sui programmi di sviluppo rurale (Psr) che abbiano coinvolto la costruzione delle strade, dei sistemi di approvvigionamento idrico, scuole e altre strutture. “La Corte ritiene che sia possibile conseguire risultati ben più significativi con le risorse finanziarie disponibili” si legge nel rapporto; è necessario dunque che gli Stati membri quantifichino meglio sia i bisogni che spingono a candidare una determinata opera per i fondi europei, sia i risultati, monitorando tutto il processo fino al risultato finale, definito chiaramente sin dagli obiettivi iniziali.
Sono 13 i miliardi di euro che in Europa sono stati stanziati nella programmazione 2007-13 per le infrastrutture, nei programmi di sviluppo rurale. Si legge che l’obiettivo era “di accelerare la crescita economica, aumentare la forza di attrazione delle zone rurali e migliorare i collegamenti con le infrastrutture principali”.
“Questo audit serve a verificare come vengono usati i fondi europei – spiega al QdS Giovanni La Via, europarlamentare del Ppe –, se c’è un valore aggiunto e se tutto è in linea con le procedure delle autorizzazioni. Il primo problema è che non c’è l’addizionalità dell’intervento: l’Europa mira a finanziare progetti aggiuntivi, cioè mentre lo Stato continua a fare la sua parte l’Ue aggiunge risorse per completare il divario. La Corte però evidenzia che nel momento in cui si impiegano fondi comunitari, si liberano risorse nazionali, così si perde l’aggiuntività e non recuperiamo il divario”.
“Il rapporto – sono le parole dell’europarlamentare S&D Michela Giuffrida al QdS – non ci dice nulla di nuovo rispetto a quanto non sapessimo già. Le infrastrutture sono la vera nota dolente della nostra Regione. La Corte ci contesta la mancanza di strategia negli interventi, sembra che in Sicilia si preferisca costruire una nuova strada anziché assicurare la manutenzione di una già esistente. Un’operazione che l’Europa non può capire, definita dalla Corte ‘chiaramente inefficiente’. Dal rapporto generale emerge che certo la valutazione costi-benefici dei progetti va molto migliorata. Ma la Corte dei Conti europea, si sa, è molto rigida”.
La Via mette in luce altri appunti che la Corte dei conti fa alla Regione Sicilia: “Critica la metodologia d’approccio – prosegue –: negli appalti, si scartano le offerte più basse senza giustificare le anomalie, ma in questo modo non si permette di valutare l’offerta davvero più vantaggiosa. E le procedure sono lunghe e farraginose. Infine gli obiettivi non sono quantificati: qual è il vantaggio di un intervento? Un’infrastruttura dev’essere foriera di sviluppo, altrimenti è ordinaria e dev’essere affidata all’iniziativa delle aziende”.
“Emerge anche – puntualizza La Via – che vengono rendicontati progetti finanziati con altri interventi. Significa che lo Stato si disimpegna dal Sud, la Regione segue e si scaricano i problemi sulle risorse europee. È il tema per il quale anche sul Fondo sociale europeo ci sono non pochi rilievi della Corte europea”.
L’utilità di questa relazione sta nei suggerimenti che dà, in vista della programmazione iniziata nel 2014. “Il rapporto mette in luce le debolezze di una gestione non sempre efficace ma con margini e prospettive di miglioramento davvero notevoli – chiude Giuffrida –. I progetti realizzati hanno comunque portato un chiaro contributo allo sviluppo delle zone rurali ed è su questo che bisogna continuare a lavorare. Gli investimenti del nuovo PSR devono andare verso un miglior coordinamento, selezione e monitoraggio. La mancanza di infrastrutture e collegamenti che inficia la capacità dei nostri agricoltori e produttori di associarsi, fare impresa e organizzarsi in filiera. Le risorse nel PSR 2014-2020 sono cospicue, più di 2 miliardi di euro, e più che una valutazione ex post da parte della Corte, auspico l’elaborazione di una strategia di investimenti di lungo periodo efficace da parte della Regione”.
“Il nostro compito – aggiunge La Via – è che nella nuova programmazione questi problemi non si pongano. Chiederemo alla commissione di attenzionare il Programma operativo della Regione, perché ne non c’è addizionalità ci sono meno interventi. In altre regioni europee, le condizioni si sono create per la crescita, sotto la spinta dei fondi europei. Ciò non avviene per la Sicilia, da 26 anni”.

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