Spesa sanitaria, l'Italia è cara - QdS

Spesa sanitaria, l’Italia è cara

Andrea Carlino

Spesa sanitaria, l’Italia è cara

mercoledì 30 Marzo 2016

A certificarlo è il Rapporto 2016 sul coordinamento della finanza pubblica della Corte dei Conti. Il divario con gli altri Paesi in termini di risorse è ulteriormente aumentato

CATANIA – Aumenta il divario tra spesa sanitaria dell’Italia e altri Paesi dell’Unione Europea. A certificarlo è il Rapporto 2016 sul coordinamento della finanza pubblica della Corte dei Conti, che registra come la nostra sanità abbia pagato un tributo altissimo alle politiche di riduzione della spesa pubblica, con un calo medio di 2 punti all’anno, in termini reali, tra il 2009 e il 2014. Risultato? Il divario con gli altri Paesi in termini di risorse (pubbliche e private) destinate alla spesa sanitaria è ulteriormente aumentato, come sottolinea la magistratura contabile: a parità di peso del personale, ci sono differenze abissali in termini di posti letto (3,4 per 1000 abitanti contro 8,3 in Germania, 6,3 in Francia e 4,8 in media nei paesi Ocse).
Dalla Corte dei Conti si certifica il “successo” dei Piani di rientro: “È evidente dal punto di vista non solo economico finanziario, ma anche del miglioramento nella qualità dei servizi e nella garanzia dei Lea”, scrivono i giudici. Cinque regioni sono risultate adempienti nel 2014: al Piemonte, che si è sempre situata ben al di sopra del limite previsto (con un “punteggio” complessivo pari a 200 rispetto alla soglia di 160) e alla Sicilia che ha superato tale valore già nel 2013, si aggiungono ora il Lazio (168), l’Abruzzo (163) e la Puglia (161) con un significativo miglioramento rispetto all’esercizio precedente, mentre il Molise si situa poco al di sotto (159).
Si mantengono su livelli significativamente inferiori, ma comunque al di fuori dell’area definita “critica”, Campania (139) e Calabria (137). Consistenti ‘output gap’ sanitari “dimostrano quanto sia urgente destinare ad un adeguamento dell’offerta le risorse ottenibili dal riassorbimento di inefficienza ed eccesso di costi ancora presenti”.
La Sicilia presenta uno scostamento di 14,3 milioni rispetto al valore obiettivo con un calo da 231,1 del 2014 a 153,6 milioni dell’obiettivo ceduto alle amministrazioni locali. Per il Friuli il margine è ancora inferiore 3,1 milioni. La Valle d’Aosta ottiene un risultato coincidente con l’obiettivo stesso. La Regione siciliana, inoltre, registra nel 2014 una flessione della spesa corrente del 5,6 per cento. Un calo che si traduce in più ampi margini in termini di patto nonostante la maggior stringenza dell’obiettivo. I pagamenti per investimenti aumentano del 34 per cento rispetto allo scorso esercizio. Si riduce di un terzo (73 milioni), tuttavia, la dimensione degli spazi finanziari ceduti ai Comuni.
Il problema resta quindi quello di conciliare risparmi e innovazione. Infine, osserva il Rapporto, è “necessario rendere più appropriato e mirato l’accesso alle prestazioni (tickets), e dare flessibilità gestionale a strutture in continua ricerca di un equilibrio.” Inevitabile, dunque, un riferimento alle necessità di controllo e monitoraggio e, quindi, al nodo dei sistemi informativi.
La Corte dei Conti, al riguardo, sottolinea “l’importanza di una manutenzione continua della strumentazione e dell’estensione di esperienze positive che caratterizzano la gestione della sanità in questi anni, per consentire una risposta adeguata alle esigenze di un sistema che si deve confrontare con nuove opportunità di cura e esigenze crescenti di una popolazione tra le più longeve.”

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