Turismo isolano poco internazionale - QdS

Turismo isolano poco internazionale

Michele Giuliano

Turismo isolano poco internazionale

mercoledì 13 Aprile 2016

Solo 1 volo su 4 da e verso l’estero. Statistiche emblematiche per il sottosegretario ai Trasporti Vicari: “In Sicilia si deve cambiare mentalità”

PALERMO – Un dato su tutti per capire che qualcosa non va nella Sicilia turistica: soltanto un collegamento ogni quattro nei vari aeroporti è internazionale quando invece nel centro-nord la statistica sale a 8 su 10.
C’è qualcosa che non va? Diciamo proprio di sì. In realtà lo dice il sottosegretario alle Infrastrutture e ai Trasporti, la sicilianissima Simona Vicari, che qualcosa, quindi, la sa di questa terra. Conosce bene le sue potenzialità e quindi anche e soprattutto le sue contraddizioni e quella dei pochi collegamenti internazionali è proprio una di queste.
Come si può pretendere di crescere turisticamente se praticamente non si apre a chi viene dall’Europa e dal resto del mondo? Come si può uscire dalle secche di un piano di collegamenti che per la stragrande maggioranza è bastato su voli nazionali, quindi confinato al territorio italiano che sta vivendo da anni una crisi economica davvero pesante?
Interrogativi che in realtà appaiono più come stranezze in un territorio come quello siciliano che gode di una potenzialità turistica enorme ma che resta sostanzialmente chiuso su sè stesso.
Storie che emergono in un momento in cui in Sicilia si torna a parlare, a proposito di aeroporti, di tratte sociali. Ogni anno la lotta è sempre la stessa ma in realtà il nocciolo della questione non è certamente quello di confermare la continuità territoriale negli aeroporti di Lampedusa e Pantelleria. Ed è proprio quello che ha voluto evidenziare il sottosegretario: “Si sta lavorando al governo nazionale per trovare i 15 milioni e mezzo che servono per garantire la continuità territoriale dei due scali minori dell’Isola – evidenzia la Vicari – ma certamente questo non può distogliere dai veri problemi del turismo siciliano”.
Sugli scarsi afflussi turistici il sottosegretario ha una sue teoria che onestamente appare più che condivisibile: “Nel Nord Est – evidenzia – abbiamo un 80 per cento di voli internazionali, in Sicilia solo il 25 per cento”. Probabilmente non serve davvero aggiungere altro per dare il senso di tutto il ragionamento: “È necessario che in Sicilia si cambi mentalità – aggiunge ancora la Vicari -. Il caso di Palermo è emblematico: quello del capoluogo siciliano rimarrà, tra i grandi aeroporti nazionali, l’unico aeroporto pubblico dopo che anche Catania avrà portato a termine la quotazione in borsa che ha annunciato, sul modello seguito recentemente con successo dall’aeroporto di Bologna”.
Si dice insistentemente che Palermo dovrebbe realizzare l’accorpamento con lo scalo di Trapani previsto dal ‘Piano Nazionale degli Aeroporti’ recentemente approvato dal governo nazionale, mentre a Catania andrebbe affiancato Comiso.
Intanto un primo passo verso un’internazionalizzazione più forte lo sta facendo proprio Palermo in vista della prossima estate.
Recentemente la Gesap, società di gestione dell’aeroporto del capoluogo, ha annunciato l’avvio dei collegamenti per Brest, Amsterdam, Londra Heatrow, Nizza, Monaco e Malta.
Previsti anche incrementi delle frequenze e quindi dei posti: il 110 per cento di posti in più per Zurigo, l’87 per cento su New York, il 71 su Memmingen, il 59 per Beauvais, il 47 su Dublino, il 46 su Ginevra e il 29 per Monaco.
A conti fatti, nel 2016 saranno 37 le compagnie operanti a Palermo per un totale di 62 rotte e 17 charter. Questa estate ci saranno 14.021 voli, 2.226.166 posti previsti e quasi 1,9 milioni di passeggeri, con incrementi fra il 5 e il 7 per cento.

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