Quell'accordo con Roma mai andato giù ai siciliani - QdS

Quell’accordo con Roma mai andato giù ai siciliani

Raffaella Pessina

Quell’accordo con Roma mai andato giù ai siciliani

martedì 26 Aprile 2016

La mozione di Lombardo riaccende il dibattito sul contenzioso con lo Stato. La finta Autonomia che infiamma l’Assemblea regionale

PALERMO – La conservazione e il rispetto dell’Autonomia siciliana è un punto sul quale si trovano d’accordo quasi tutti i partiti rappresentati a Palazzo dei Normanni. Per questo non è proprio andato giù quell’accordo firmato “autonomamente” nel 2014 dal Presidente della Regione, Rosario Crocetta, con il quale la Sicilia rinunciava agli effetti delle sentenze favorevoli sui contenziosi con lo Stato sollevati innanzi alla Corte costituzionale per ottenere in cambio circa 500 milioni di euro, necessari per far quadrare il Bilancio 2016.
Tra l’altro, un accordo non alla pari, se si considera che i contenziosi avrebbero fruttato, almeno sulla carta, circa 5 miliardi di euro. Ecco perchè la mozione presentata la scorsa settimana da Toti Lombardo del Movimento per l’Autonomia, ha incassato il favore trasversale di quasi tutti i gruppi parlamentari e che obbligherà il Governo a ritrattare la questione a Roma. Dopo la votazione, che ha visto 37 voti favorevoli e 31 contrari, Lombardo ha detto che “Oggi è una giornata storica per il parlamento siciliano e per il popolo che rappresenta. Il governo Crocetta e la sua maggioranza trasformista a guida Pd escono sconfitti e dovranno ora tornare a Roma per cancellare un accordo che aveva calpestato 60 anni di autonomia”.
Spesso si è parlato dell’efficacia dello Statuto siciliano, di quante volte sia stato inapplicato in questi anni, forse anche per distrazione, non conoscenza, pressapochismo. Al punto che nel 2015 se ne è discusso a Roma dinanzi alla Commissione parlamentare per le Questioni regionali nell’ambito di una indagine conoscitiva sulle problematiche riguardanti l’attuazione degli statuti ad autonomia speciale e sui cambiamenti determinati dalla Riforma del titolo V.
“L’attuale utilizzo dell’Autonomia speciale – aveva dichiarato il presidente dell’Anci Sicilia Leoluca Orlando – produce effetti perversi e rallenta lo sviluppo e l’attuazione delle riforme” mostrandosi concorde sull’abolizione dei privilegi.
Non si sono mostrati dello stesso parere i rappresentanti dei siciliani, che siedono nei banchi dell’Ars.
Tornando a Palazzo dei Normanni, al momento della discussione della mozione Lombardo, Marco Falcone, capogruppo di Fi, ha detto: “Quell’accordo era illegittimo, perché non era stato preceduto da una deliberazione del Parlamento siciliano che ha la potestà legislativa e non è stato coinvolto”.
In difesa di Crocetta si è schierato l’assessore all’economia Alessandro Baccei dichiarando che è una prassi abbastanza comune la trattativa tra i presidenti di Regione e il ministero delle Finanze sulle questioni economiche. E non è andata giù quell’assenza del Presidente della Regione dall’Aula, che ha costretto al rinvio della trattazione, assenza che unita alle altre, sempre per motivi istituzionali, ha indisposto tutto il Parlamento che si è sentito più volte delegittimato. Proprio nei giorni scorsi il Presidente dell’Ars, che spesso è entrato in polemica con il Presidente Crocetta su questioni squisitamente legate a ritardi di presentazione di documenti all’Ars, come disegni di legge e relative relazioni, ha preso le distanze anche sotto un punto di vista politico.
“La rivoluzione di Crocetta – ha detto in un intervista pubblicata sul libro “Voragine Sicilia – un viaggio nei segreti dell’Autonomia” – è stata forse, per un certo periodo, un’efficace arma dialettica, ma non ho visto nel concreto stravolgimenti tali da far parlare di vera rivoluzione. In questa legislatura ho potuto constatare un evidente divario tra l’annunciato e il compiuto e una tendenza a fare le cose come si sono sempre fatte, anzi a volte, con ingiustificabile approssimazione”.

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