Vitalizi dei parlamentari troppo sproporzionati - QdS

Vitalizi dei parlamentari troppo sproporzionati

redazione

Vitalizi dei parlamentari troppo sproporzionati

venerdì 06 Maggio 2016

Il presidente dell’Inps, Boeri: con il contributivo risparmi per 76 mln l’anno

ROMA – Per gli ex parlamentari sono in pagamento 2.600 vitalizi per una spesa di 193 milioni nel 2016, circa 150 milioni superiore rispetto ai contributi versati. Lo ha detto il presidente dell’Inps, Tito Boeri in una audizione alla Camera sui vitalizi. “Applicando – dice – le regole del sistema contributivo oggi in vigore per tutti gli altri lavoratori all’intera carriera contributiva dei parlamentari, la spesa per vitalizi si ridurrebbe del 40%, scendendo a 118 milioni, con un risparmio, dunque, di circa 76 milioni di euro l’anno (760 milioni nei prossimi 10 anni)”.
Boeri nell’audizione sottolinea come la spesa negli ultimi 40 anni sia stata “sempre più alta dei contributi. Normalmente un sistema a ripartizione (in cui i contributi pagano le pensioni in essere) – precisa – alimenta inizialmente forti surplus perché ci sono molti più contribuenti che percettori di rendite vitalizie. Nel caso di deputati e senatori, invece, il disavanzo è stato cospicuo fin dal 1978, quando ancora i percettori di vitalizi erano poco più di 500, prova evidente di un sistema insostenibile”. Essendo il numero dei contribuenti fisso – dice – questi andamenti erano più che prevedibili. Eppure si è ritenuto per molte legislature di non intervenire. Addirittura si sono resi questi trattamenti ancora più generosi, come testimoniato da una crescita, per lunghi periodi, più accentuata della spesa che del numero di percettori. I correttivi apportati più di recente alla normativa, pur avendo arrestato quella che sembrava una inarrestabile crescita della spesa – continua – non sono in grado di evitare forti disavanzi anche nei prossimi 10 anni”.
Con le regole attuali – sottolinea Boeri – la spesa per vitalizi è destinata ad eccedere anche nel prossimo decennio di circa 150 milioni l’anno i contributi versati da deputati e senatori. Applicando le regole del sistema contributivo oggi in vigore per tutti gli altri lavoratori italiani all’intera carriera contributiva dei parlamentari, la spesa per vitalizi si ridurrebbe del 40%, scendendo a 118 milioni. Vi sono 117 ex-deputati e senatori con lunghe carriere contributive per i quali il ricalcolo potrebbe comportare un incremento del vitalizio. I risparmi derivanti dal ricalcolo contributivo salirebbero a circa 79 milioni se la correzione alla luce del ricalcolo contributivo avvenisse solo al ribasso, tenendo conto del fatto che per la stragrande maggioranza degli ex-parlamentari ha ricevuto un trattamento di favore rispetto agli altri contribuenti. “Supponendo poi che il rapporto fra vitalizi in essere e vitalizi ricalcolati sia lo stesso per i consiglieri regionali, il risparmio complessivo in caso di ricalcolo per l’insieme delle cariche elettive – avverte il presidente Inps – salirebbe a 148 milioni di euro circa per il solo 2016 (e circa un miliardo e 457 milioni sui primi 10 anni presi in considerazione dalle nostre simulazioni). Si tratta, dunque, di misure non solo simboliche, ma in grado di contribuire in modo significativo alla riduzione della spesa pubblica o al finanziamento di programmi sociali”.
I vitalizi dei parlamentari quindi sono quasi il doppio di quanto sarebbe giustificato alla luce dei contributi versati. Lo afferma il presidente dell’Inps, Tito Boeri in una audizione alla Commissione affari costituzionali della Camera sui vitalizi spiegando che vi sono diverse gestioni speciali dell’Inps in cui le pensioni effettivamente erogate sono significativamente superiori a quelle pagate coi contributi versati ma “in nessun caso il divario è così accentuato come nel caso dei vitalizi dei parlamentari”.
Secondo Boeri sarebbe auspicabile una riforma dell’istituto dei vitalizi che li assimili in tutto e per tutto ai trattamenti riservati agli altri lavoratori, intervento preferibile anche sul piano della semplificazione gestionale. Boeri ha riportato le proposte dell’Istituto presentate a giugno scorso al Governo per una revisione dell’istituto dei vitalizi in parallelo a interventi su circa 350.000 trattamenti in essere di pensionati che non provengono da carriere elettive. Il rapporto “Non per cassa, ma per equità” – ha spiegato – “contiene un dispositivo normativo in grado di operare un ricalcolo dei trattamenti in essere sulla falsariga di quanto previsto per gli altri lavoratori. Data l’assenza soprattutto in passato di requisiti contributivi stringenti per ricevere questi trattamenti, (anche un solo giorno di carica elettiva poteva dar diritto al vitalizio) si propone di procedere a un vero e proprio ricalcolo delle pensioni secondo il metodo contributivo oggi applicato a tutti i nuovi lavoratori. In particolare, ai titolari di vitalizi elevati viene chiesto di convergere al trattamento che avrebbero avuto applicando le regole del sistema contributivo ai versamenti per i loro vitalizi. La convergenza alla pensione ricalcolata viene ottenuta con le stesse modalità previste dal rapporto per i titolari di altre pensioni: immediata per chi ha vitalizi (inclusi i trattamenti pensionistici) superiori ai 5.000 euro lordi al mese e graduale, con cristallizzazione, per chi ha redditi pensionistici (la somma di vitalizi ed eventuali ulteriori trattamenti pensionistici) fra i 3.500 e i 5.000 euro al mese. Il fatto che le soglie di cui sopra siano stabilite con riferimento all’insieme dei redditi pensionistici (vitalizi e non) – conclude – sembra meglio corrispondere ai principi di ragionevolezza invocati dalla Consulta”.
 
Boeri infine in audizione ha presentato i risparmi legati ai provvedimenti di “Non per cassa, ma per equità”. “I risparmi – ha detto – sono nell’ordine di 60 milioni l’anno. Anche queste stime non prendono in considerazione i vitalizi originati da carriere contributive nei Consigli Regionali. Considerando anche questi, i risparmi presumibilmente salirebbero oltre i 100 milioni all’anno”.

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