Solo nel mese di maggio sbarcati 20.000 profughi - QdS

Solo nel mese di maggio sbarcati 20.000 profughi

Antonio Leo

Solo nel mese di maggio sbarcati 20.000 profughi

martedì 31 Maggio 2016

La notte tra il 25 e il 26 maggio sarebbero annegati circa 300 individui. Lo scorso fine settimana l’exploit con oltre 7.000 persone

LAMPEDUSA (AG) – Avevano detto “mai più”. Un coro unanime si era levato dai principali primi ministri e Capi di Stato dell’Unione europea, dopo quel maledetto 3 ottobre 2013. In quell’occasione a perdere la vita furono oltre 300 persone, tra cui parecchi minori. Nel frattempo, però, non è cambiato nulla. Il Mediterraneo continua a mietere vittime, a soffocare uomini e donne nelle stive dei barconi.
L’ultima volta di cui si ha notizia è accaduta la notte tra il 25 e il 26 maggio, quando sono annegati un numero ancora imprecisato di persone. Secondo la Guardia costiera, a differenza dei tre naufragi e 700 dispersi di cui si è parlato nei primi giorni, ci sarebbe stato un unico naufragio, con circa 300 individui mancanti all’appello. Per gli investigatori, dalle coste libiche sarebbero partiti due barconi, uno al traino dell’altro e ciascuno con 450 persone a bordo. La carretta al traino avrebbe imbarcato acqua e così gli scafisti avrebbero reciso il cordone che teneva unite le due imbarcazioni (provocando tra l’altro la morte di una donna, colpita dalla fune). Per il barcone al traino non c’è stato scampo: i mezzi di soccorso sono riusciti a recuperare 150 persone ed alcune salme, mentre gli altri 300 sarebbero annegati. Il primo barcone, quello trainante, invece è stato tratto in salvo. Per l’Unicef la tragedia, non a torto, ha un solo nome: “Genocidio”. Un’emergenza straordinaria di cui non si vede la fine, mentre le Istituzioni europee continuano a girare le spalle all’Italia.
Martin Kobler, inviato Onu in Libia, ha sostenuto che “non ci sarà una nuova ondata migratoria nel 2016” perché le partenze dal Paese nordafricano sono diminuite. La previsione, al momento, si sta rivelando incauta e palesemente sbagliata.
Con gli imponenti sbarchi del weekend appena trascorso, è già avvenuto il sorpasso: ad oggi, nel 2016, si contano 47.740 migranti sbarcati, il 4% in più rispetto allo stesso periodo del 2015. “Il picco – rivela l’Ansa – c’è stato proprio nel fine settimana, quando si sono contati ben 7.200 arrivi”.
Solo a maggio sono approdati sulle coste italiane quasi 20.000 persone. Le strutture sono al collasso, con oltre 119 mila individui (16 mila in più dell’anno scorso). Nell’Isola si trovano 13.869 migranti, il gruppo più numeroso dopo quello della Lombardia (dove si superano le 16 mila unità). I porti maggiormente interessati dagli sbarchi sono ovvi, ovvero quelli di Augusta (8.390), Pozzallo (7.042), Reggio Calabria (5.397) e Lampedusa (5.151).
La previsione dell’inviato Onu in Libia si sta sgonfiando probabilmente per almeno due ragioni: per prima cosa, è esigua  – e dunque ancora debole statisticamente – la diminuzione degli sbarchi provenienti dalla Libia (32.591 nei primi mesi del 2016 contro i 37.819 dello stesso periodo 2015). Solo nell’ultima settimana sono salpati da Sabratha, Zuwara e dalle spiagge vicino Tripoli, a distanza di poche ore l’uno dall’altro, almeno una settantina di gommoni e una decina di barconi stracolmi. È evidente che il governo di Sarraj non ha al momento alcuna autorità e non riesce minimamente a controllare i trafficanti di uomini.
In secondo luogo, aumentano le partenze da altri Paesi Nordafricani, come l’Egitto (dove addirittura sono raddoppiate, passando dai 1.854 sbarchi dell’anno scorso ai 4.414 di quest’anno).
Di questo passo, come ha avvertito il Ministero dell’Interno, si rischia davvero di superare il record del 2014 (170.100 persone sbarcate) con oltre 200.000 arrivi.
Mentre si discute del Migration compact, che prevede tra l’altro una serie di investimenti nei Paesi africani, l’Europa continua a girarsi dall’altra parte. Prova ne è la lettera inviata a Roma dal direttore generale del Dipartimento immigrazione dell’Ue, Matthias Ruete, affinché l’Italia apra nuovi hotspot e Centri di identificazione ed espulsione.  Attualmente sono attivi quattro hotspot, centri per una rapida identificazione e fotosegnalazione dei migranti, e si trovano a Lampedusa, Pozzallo, Trapani e Taranto. C’è in progetto di aprirne altri due in Sicilia, a Mineo e a Messina, uno in Sardegna e un altro ancora in Calabria. Il problema vero, però, resta quello dell’accoglienza. Nuovi flussi come quelli della settimana scorsa sarebbero durissimi da gestire per il sistema italiano.

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