I pensionati che rubano la pensione ai nipoti - QdS

I pensionati che rubano la pensione ai nipoti

Carlo Alberto Tregua

I pensionati che rubano la pensione ai nipoti

venerdì 10 Giugno 2016

Assegni doppi rispetto ai contributi

Faccio pubblica ammenda, perché ricevo un assegno pensionistico, come ex insegnante, superiore all’importo cui avrei diritto se il conteggio fosse stato effettuato in base ai contributi versati. Da domani sono pronto a restituire l’indebito, se entrasse in vigore una legge netta e precisa: ricalcolare tutti, ma proprio tutti, gli assegni pensionistici erogati da qualunque ente previdenziale in base ai contributi.
Secondo Tito Boeri, presidente dell’Inps, così facendo, l’ente risparmierebbe quaranta miliardi l’anno. Se aggiungessimo i risparmi di altri enti previdenziali, non è escluso che tali risparmi potrebbero viaggiare verso i cinquanta miliardi.
Con questo risparmio si rinforzerebbe il patrimonio di ogni ente previdenziale, che così potrebbe essere nelle condizioni di erogare pensioni più alte ai nostri figli e nipoti.
Vi è stato uno scempio compiuto dai legislatori sotto la pressione di privilegiati. Chi sono costoro?

Sono tutti quei pensionati che stanno rubando la pensione alle successive generazioni, percependo di più di quanto avrebbero diritto, me compreso.
Sentiamo una facile ed interessata obiezione al ragionamento che precede: ma chi è andato in pensione lo ha fatto in base a quelle regole vigenti, che ora lo Stato non potrebbe cambiare. è vero. Pacta servanda sunt. Ma quando questi patti sono scellerati, seppure suffragati da una legge, essi debbono essere cambiati.
Perché il patto tra lo Stato e i pensionati privilegiati è scellerato? Lo abbiamo già scritto. La risposta è che nessun cittadino può ricevere dallo Stato più di quanto gli ha dato.
Con quelle leggi in favore dei pensionati privilegiati, il legislatore ha violato il principio sull’uguaglianza dei cittadini, di cui all’art. 3 della Costituzione. Infatti, oggi vi sono pensionati che ricevono l’assegno in base ai contributi versati, e questi sono in regola; altri che ricevono l’assegno in base al calcolo retributivo ed ai cosiddetti contributi figurativi; e altri ancora che ricevono l’assegno in base al calcolo misto retributivo/contributivo. Questi ultimi e i precedenti sono pensionati irregolari.
La questione è semplice, difficile è risolverla.
 

Una legge ordinaria, che ristabilisse il ricalcolo delle pensioni retributive o miste, in base ai contributi, sarebbe dichiarata incostituzionale dall’Alta Corte. Per questa ragione, se si volesse osservare puntualmente l’art. 3, occorrerebbe una legge costituzionale. Dispiace che nella riforma, che sarà sottoposta a referendum il prossimo 2 ottobre, questa norma non sia stata inserita: un’occasione perduta.
È spiacevole sentire tanti pensionati privilegiati che, argomentando in punto di diritto per difendere i propri privilegi, richiamano la classica frase che ricorda i diritti acquisiti. Ma un diritto è acquisito solo quando non ha violato i diritti degli altri. Nella questione che esaminiamo non vi è dubbio che i pensionati privilegiati stiano letteralmente rubando la pensione dei figli e dei nipoti, propri e altrui.
Altro che diritto acquisito! Si tratta di un furto che non abbisogna di aggettivi.

Notizie di stampa riportano di cittadini e cittadine che percepiscono da tre a oltre diecimila euro al mese lordi, in virtù del cosiddetto diritto acquisito. Se hanno modellato il loro tenore di vita rubando i soldi ai giovani è giusto che lo ridimensionino, adeguandolo all’importo di cui hanno veramente diritto: cioè quello che corrisponde ai contributi versati.
Scusate la ripetizione del concetto di fondo, ma comprendete come sia duro farlo capire a chi fa il sordo perché non vuol capire.
Eppure non c’è alternativa. Se nel nostro Paese vogliamo ristabilire le regole di equità, secondo le quali nessuno percepisce più di quanto dà, anche su questo versante il governo deve intervenire.
Comprendiamo come la situazione politica e socio-economica del Paese renda difficile l’azione di governo, ma ricordiamo che il cancelliere tedesco, Gerhard Schröder, con il patto Hartzl scelse di servire il popolo, che non avrebbe capito la riforma e non l’avrebbe riconfermato. Perse se stesso, ma salvò la Germania.
Non chiediamo questo sacrificio a Renzi. Però ci pensi: tagliare i privilegi sia la più importante azione del suo governo.

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