Le Juges sont la bouche de la loi - QdS

Le Juges sont la bouche de la loi

Carlo Alberto Tregua

Le Juges sont la bouche de la loi

mercoledì 29 Giugno 2016
Charles-Louis de Secondat, Montesquieu (1689-1755), è conosciuto per la sua somma opera “De l’esprit des lois”, che uscì a Ginevra nel 1748. In quest’opera, scritta dopo un lungo soggiorno in Inghilterra – dove apprezzò il sistema costituzionale che prima disprezzava – Montesquieu realizzò la dottrina della separazione e dell’indipendenza dei tre poteri fondamentali dello Stato: legislativo, esecutivo e giudiziario.
Ma la Costituzione italiana non ha definito quello giudiziario un potere, bensì un ordinamento (art.104): la magistratura costituisce un ordine autonomo e indipendente da ogni altro potere.
E’ bene che i magistrati siano tutelati costituzionalmente da ingerenze dei poteri esecutivo e legislativo, perché essi in questo modo a loro volta possano tutelare i cittadini contro la disapplicazione e la falsa applicazione delle leggi o, addirittura, nel caso della Corte costituzionale, quando le leggi non siano conformi allo spirito e alla lettera della Costituzione.
Da questo quadro ne discende una grande responsabilità dei magistrati connessa al grande potere che hanno.

Quando il potere è connesso al dovere, esso è pienamente legittimo,  perché le decisioni vanno prese, con scienza e coscienza. Le decisioni dei magistrati sono le sentenze, che devono essere il loro strumento per l’esercizio di un’attività fondamentale, che renda giustizia ai cittadini, dirimendo le controversie ovvero punendo quelli che violano le leggi dello Stato.
Quindi, i magistrati si conformano ai principi etici di obiettività e terzietà, non ponendosi mai a favore di una o dell’altra parte, ma ricercando continuamente la verità dei fatti che deve risaltare in maniera inequivocabile, decidendo chi ha torto e chi ha ragione, chi è colpevole o chi è innocente.
Maggiore responsabilità hanno i magistrati nel versante penale, ove spesso  è in gioco la libertà delle persone. Ho sentito molti di essi affermare un principio noto: meglio un delinquente in libertà che un innocente in galera. Ecco perchè la legge impone che le condanne debbano essere emesse al di là di ogni ragionevole dubbio.
Ed ecco perché le indagini non devono essere persecutorie, ma volte anch’esse alla ricerca della verità, senza alcun dubbio.
 

In Italia, esiste il problema della Giustizia perché essa risente di una legislazione farraginosa, inutilmente complicata, con procedure che consentono arbitrii e lungaggini.
Un processo può avere anche dieci passaggi. Per esempio: l’ordinanza del Gip va al Tribunale della Libertà. Contro la sentenza di quest’ultimo è possibile fare ricorso per Cassazione, detto per saltum. Poi, comincincia l’iter davanti al Giudice per l’udienza preliminare che può rinviare a processo gli indagati. Il processo può avere almeno tre gradi di giudizio, ma la Cassazione può rinviarlo alla Corte d’appello per una successiva sentenza contro la quale si può fare un ulteriore appello alla Corte di Cassazione.
Ma non è finita, perché i cittadini possono ulteriormenmte fare appello alla Corte europea dei diritti dell’uomo (Cedu), sita a Strasburgo, la quale è sovraordinata e può incidere sulle risultanze dei processi.
Il peggio della questione è che il cittadino che risulti innocente non può chiedere allo Stato il rimborso delle spese sostenute ai sensi dell’art. 530 del c.p.p., ma solo il risarcimento dei danni, ai sensi dell’art. 2043 c.c.

Il problema della Giustizia in Italia non è stato affrontato in maniera adeguata, tanto che alla fine del 2015 vi erano 9 milioni di cause pendenti; numero che non tende a diminuire, rendendo patologico tutto il sistema.
Questo dipende dalla disfunzione delle cancellerie che hanno forte carenza di personale, quando invece vi è un enorme esubero nelle altre amministrazioni, per esempio nelle abolite Province. Vi è un buco nell’organico dei magistrati di oltre mille unità, il che sovraccarica quelli in attività in maniera abnorme.
Sul piano della qualità, vi sono sentenze esemplari per equilibrio e intelligenza giuridica, le quali tengono anche conto dei principi costituzionali di ragionevolezza e proporzionalità. Ma ve ne sono altre che contengono errori, per cui si rendono necessarie istanze atte alla loro correzione.
Vi sono sentenze di primo grado sbagliate, tanto che la Cassazione ne corregge un numero maggioritario dopo il passaggio Corte d’Appello. Le sentenze e le iniziative dei Pm che vengono corrette dai gradi maggiori della magistratura dovrebbero essere un indice per misurare la qualità dei magistrati giudicanti e requirenti.

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