Più debiti e corruzione. "Crocetta si dimetta" - QdS

Più debiti e corruzione. “Crocetta si dimetta”

Raffaella Pessina

Più debiti e corruzione. “Crocetta si dimetta”

giovedì 07 Luglio 2016

Leoluca Orlando (Anci): “Corte dei Conti conferma la crisi grave crisi dei Comuni”. Respinte le richieste di correzione dell’Intesa Stato-Regione

PALERMO – Il giudizio di parificazione del rendiconto generale della Regione siciliana ha suscitato inevitabilmente i commenti della Classe politica. I senatori siciliani autonomisti, Antonio Scavone e Giuseppe Compagnone, del gruppo Alleanza Liberalpopolare-Autonomie, hanno chiesto al presidente Crocetta di dimettersi.
“Il 2015 – denunciano – è in assoluto, nel quinquennio, l’esercizio con il peggiore valore netto patrimoniale, l’ammontare dei mutui ha superato il totale delle attività. Il conseguente debito relativo graverà drammaticamente sulle generazioni future rischiando di impedire ogni possibile sviluppo. I continui episodi di corruzione fanno fuggire gli investitori. Senza trasparenza e senza semplificazione delle procedure non si riducono i fenomeni di corruzione e si alimenta la crisi economica. Il conto consuntivo sembra un ‘compitino’ svolto da Baccei, emerge con chiarezza che il Governo regionale si è limitato al rispetto dei nuovi parametri nazionali. Incapace di far valere le ragioni statutarie, ha rinunciato al contenzioso con la Corte Costituzionale accettando con il Governo nazionale accordi a danno della Sicilia. Non risulta nessuna imputazione di spesa che immagini uno sviluppo serio della Regione, quindi nessuna nuova occupazione e nessun miglioramento dei settori su cui si sarebbe dovuto puntare. La sanità naviga a vista verso il fragore del default organizzativo che dura da troppi anni e non garantisce operatori e pazienti. Il territorio, vera ricchezza da tutelare, resta nella morsa dei reati ambientali tanto da regalare alla Sicilia (seconda solo alla Campania) il primato per illeciti ambientali. A quando un soffio di speranza da tanto ammorbato clima?”.
 
Leoluca Orlando e Mario Emanuele Alvano, rispettivamente presidente e segretario generale dell’Anci hanno detto in una nota che “ancora una volta la Corte dei Conti conferma la grave crisi dei comuni spiegando come il sistema delle autonomie locali risulti gravato da una serie di problematiche strutturali sul fronte della riscossione dei tributi e sul fronte delle mancate riforme su settori strategici come quello della gestione del sistema integrato dei rifiuti. Per questi motivi, il 2016 rischia di essere l’anno in cui si inizia a determinare un’implosione del sistema, anche a causa delle ripercussioni provocate dalla continua incertezza sul fronte delle risorse erogate dalla Regione, in relazione al recente accordo con lo Stato”.
E aggiungono che “I comuni ancora senza bilancio e in gestione provvisoria, sono costretti a fare ricorso alle anticipazioni di tesoreria e il rischio è che questo non basti a far fronte alle spese ordinarie. Gli enti di aria vasta presentano invece, come più volte riconosciuto dalla stessa Regione, un deficit strutturale rispetto al quale non si ha idea di come intervenire e che rischia di compromettere la sostenibilità della riforma. In questo quadro drammatico è necessario che riparta un’interlocuzione seria ed autorevole con il governo nazionale che porti, con il coinvolgimento degli enti locali, ad un’intesa che tenga conto della scarsa capacità fiscale dell’Isola e dell’obbligo costituzionale, sancito anche nella Legge 42/3009, di intervenire con meccanismi perequativi”.
Su un altro fronte si registra una dichiarazione dell’assessore all’Economia Alessandro Baccei che ha contestato l’eccezione di costituzionalità all’articolo 11 del disegno di legge sugli enti locali presentata dalla parlamentare di Forza Italia che mette in discussione l’accordo finanziaria tra Stato e Regione. “Non so cosa abbia spinto la Prestigiacomo a presentare questa eccezione di costituzionalità. Ma se paradossalmente dovesse essere accolta, in Sicilia non arriverebbero i soldi”, ha detto Baccei, che prosegue dicendo come “Nelle altre regioni a statuto speciale, quando si fa qualcosa in loro favore tutti i parlamentari sono compatti nello spingere verso quella direzione”.
Baccei ha respinto anche le numerose richieste che arrivano dall’Ars di correggere l’Intesa, a partire dal presidente della commissione per la riforma dello Statuto Nino D’Asero che lo ha definito “da rivedere”. “Sono un economista, non un costituzionalista – ha risposto. Ma la norma è stata scritta da gente competente ed è stata costruita apposta per essere una disposizione transitoria, nelle more del recepimento delle norme di attuazione dello Statuto. Norme già definite dalla commissione paritetica”. Replica Stefania Prestigiacomo: “Quello tra governo nazionale e Regione altro non è che un accordo illegittimo e incostituzionale non solo perché fa carta straccia dell’autonomia siciliana e dello Statuto della nostra regione, ma perché pone la Sicilia, di fatto, in una situazione di vassallaggio nei confronti di Palazzo Chigi.

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