Falsi ambientalisti complici della mafia - QdS

Falsi ambientalisti complici della mafia

Carlo Alberto Tregua

Falsi ambientalisti complici della mafia

sabato 16 Luglio 2016

La Sicilia sommersa dai rifiuti

Il simpatico Crocetta, in una breve intervista televisiva, ha sostenuto una gag: Se Bellolampo non accetta i compattatori, perché vengono a Palazzo d’Orleans? Si tratta di una comica finale che però è tragica, perché certifica l’impotenza della Regione nel governare tutto il processo degli Rsu, di cui ha la piena e oggettiva responsabilità.
Chi doveva governare le Ato rifiuti Spa? Chi dovrebbe governare le recenti Ssr? Chi rilascia le autorizzazioni ai titolari delle discariche? Chi dà le concessioni per la costruzione di impianti di smaltimento? Chi dovrebbe pubblicare i bandi per la costruzione degli impianti energetici Rsu?
Questi ultimi sono obbligatori, come prevede la Legge di Stabilità nazionale 2016 e Crocetta ha detto che vorrebbe metterne a bando cinque o sei di piccole dimensioni, giustamente, per essere meglio dislocati sul territorio e così accorciare i trasporti dai luoghi di raccolta agli stessi impianti.

Chi doveva fare tutto questo, se non la Regione? Dal che risulta palesemente ridicola l’intervista cui si accennava in apertura.
Ma oltre queste ovvie considerazioni, il problema è interamente sul tappeto. Mentre tutti discutono, la Sicilia è sommersa dai rifiuti, che non vengono più trasportati nelle discariche per una ragione o per l’altra. Cosicché, ne deriva un grande danno d’immagine con un conseguente, immenso, danno economico.
Mi vergogno, in questo momento, di essere siciliano a causa di tutti i filmati che girano sul web, nei network e sulle televisioni del mondo, e con me si vergogna il novanta per cento dei siciliani. Ma non quel dieci per cento che ha la responsabilità di quanto da noi denunciato, non da oggi ma già da dieci anni.
Sono appunto passati dieci anni da quando abbiamo posto la questione degli impianti energetici a base di Rsu, che da allora a oggi hanno avuto un grande progresso tecnologico, per cui, alla fine del processo, l’inquinamento è vicino allo zero.
Ma di tutto questo i falsi ambientalisti non hanno voluto tenerne conto, continuando nella loro dissennata azione contro gli impianti energetici Rsu, non capendo che questa è la soluzione, peraltro utilizzata da tutta Europa e anche dal Nord Italia.
 

Ma com’è pensabile di risolvere il problema accatastando milioni di tonnellate di spazzatura in discariche, con il conseguente enorme inquinamento di aria e terreno? Se la situazione è rimasta inalterata per tanto tempo, ci sarà pure una spiegazione. è probabile che essa serva pochi privilegiati e, fra questi, l’organizzazione mafiosa.
Ne consegue che chi continua a sostenere lo status quo sia connivente con la mafia, poiché la agevola nel mantenere questi privilegi che la finanziano e ne fanno aumentare il potere.
Ricordiamo che, nel momento di massimo disastro ambientale, Regione ed Enti locali sono costretti ad agire con provvedimenti di somma urgenza per smaltire gli Rsu, che saltano ogni controllo, ogni concorrenza e alla fine fanno beneficiare di tali provvedimenti i soliti amici degli amici.
La situazione sembra incredibile, ma è perfettamente spiegata. E tutti coloro che continuano a sostenerla, sono in malafede o sono dei perfetti cretini.

In ogni caso, da qui si deve uscire. La soluzione più immediata è quella di spedire i 2,2 milioni di tonnellate di spazzatura che si producono in Sicilia, via nave o treno, a quei Paesi che la accolgono volentieri perché la usano come carburante per produrre energia. Questo meccanismo comporterà un costo vicino ai 200 euro per tonnellata, con la conseguenza che i Comuni saranno costretti ad aumentare la Tari a carico dei propri cittadini.
L’altra soluzione di medio periodo (tre-cinque anni) è quella di pubblicare i bandi di gara per la costruzione di undici (e non due o cinque) impianti energetici a Rsu, da collocare nei terreni abbandonati degli undici Consorzi delle Aree di sviluppo industriale, che vedrebbero con molto favore l’insediamento di tali impianti al loro interno, il che potrebbe anche costituire un riavviamento delle attività industriali di quei territori.
E’ finito il tempo dell’ammuìna, è giunta l’ora delle decisioni, rapide ed efficaci.

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