Sicilia, vitivinicoltura a rischio tracollo - QdS

Sicilia, vitivinicoltura a rischio tracollo

Michele Giuliano

Sicilia, vitivinicoltura a rischio tracollo

martedì 26 Luglio 2016

Allarme lanciato al 22° convegno nazionale organizzato dalla sezione regionale di Assoenologi presieduta da Manzo. La produzione (tra i 25 e i 30 mila quintali annui) è attulamente in sofferenza a causa della siccità

PANTELLERIA (TP) – Qualità come sempre ottima ma la vitivinicoltura siciliana rischia il tracollo. Si stima infatti che la produzione del 2016 non reggerà per quantità quella dell’anno precedenza per cause climatiche. E così, oltre ai problemi storici e atavici del settore collegati al mercato, si aggiunge quest’anno anche quello della produzione. L’allarme è arrivato a margine del 22° enosimposio che si è tenuto a Pantelleria organizzato da Assoenologi Sicilia. Per il tradizionale convegno regionale, la sezione Sicilia, presieduta dall’enologo Giacomo Salvatore Manzo, ha riunito gli enologi siciliani a Pantelleria per ragionare sui punti di forza e le criticità della produzione vitivinicola dell’Isola, esempio di viticoltura eroica e luogo d’origine di rinomati vini, sia freschi che liquorosi.
In particolare ad avere posto il dato statistico in proiezione sono state le relazioni degli enologi Nicola Poma e Antonino Santoro, entrambi esperti della viticoltura dell’Isola. Come messo in evidenza da Poma, la produzione media del’Isola, ottenuta prevalentemente da uve zibibbo, si aggira intorno ai 25-30mila quintali annui ma quest’anno a causa della siccità molte zone, soprattutto quelle costiere, sono in sofferenza e le stime per il 2016 sono quindi più basse: “è anche vero – ha sottolineato sempre Poma – che laddove si arriva in produzione, nei terreni più freschi, si otterrà una produzione con una buona gradazione”. Le particolari condizioni climatiche dell’isola hanno, nel tempo, fatto la fortuna e la sfortuna dei viticoltori che hanno dovuto ingegnarsi per trovare soluzioni adatte al loro ambiente.
E’ nato ad esempio proprio così il noto ‘alberello pantesco’, oggi patrimonio dell’Umanità dell’Unesco, piantato in una buca per proteggere la vite dal vento ed ottimizzare le scarse risorse idriche.
Tra i problemi dell’Isola l’elevato costo di produzione: la grande maggioranza delle operazioni di coltivazione e raccolta devono essere infatti realizzate manualmente sui tanti terrazzamenti dell’Isola. “Per la buona conduzione di un ettaro di vigneto – ha aggiunto Santoro – a Pantelleria si può arrivare anche ad aver bisogno di 120-150 giornate di lavoro contro le 30 normalmente necessarie sulla terraferma. Il costo di produzione quindi è 5 volte superiore a quello della Sicilia. Ciò crea un alto valore aggiunto ma fa anche di Pantelleria un esempio di viticoltura eroica da preservare. Qui la raccolta inizia a cavallo di ferragosto e prosegue per circa un mese. La grande varietà di ambienti e terreni, nelle varie zone dell’isola, permette la produzione di vini con caratteristiche molto diverse tra loro a seconda della provenienza delle uve, dai bianchi freschi agli spumanti al passito naturale che è il fiore all’occhiello”.
“I vini di Pantelleria – ha concluso il Presidente di Assoenologi Sicilia, Giacomo Manzo – sono noti ed apprezzati. Rappresentano un patrimonio non solo per l’isola ma per tutto il mondo vitivinicolo. Per valorizzarli, è necessario mettere in piedi dei progetti concreti che presuppongono un lavoro di squadra che coinvolga tutti i componenti del processo produttivo”.
In rappresentanza di Pantelleria sono intervenuti sia il sindaco Salvatore Gabriele che l’assessore comunale all’Agricoltura Graziella Pavia. Entrambi hanno evidenziato la necessità di una sempre maggiore sinergia tra gli enologi e l’amministrazione locale per sostenere le Doc locali con cui l’isola ha una forte identificazione.

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