Banche solide Mps sarà salvata - QdS

Banche solide Mps sarà salvata

Carlo Alberto Tregua

Banche solide Mps sarà salvata

mercoledì 03 Agosto 2016

Stress test positivo per 4 su 5

Commissione europea e Banca centrale europea hanno approvato il piano di salvataggio del Monte dei Paschi di Siena. Un salvataggio conseguente alla solenne bocciatura degli stress test, effettuati su cinquantuno banche europee di cui cinque italiane.
Solo Mps è stata bocciata, mentre hanno superato gli esami a pieni voti i quattro più importanti istituti di credito italiani (Intesa San Paolo, Banco Popolare, Ubi Banca e Unicredit).
Dal Partito democratico si è levata alta la voce di Matteo Renzi, che ha scaricato sulla sinistra-sinistra e sulla sinistra del Pd, senese e romane degli anni precedenti, la responsabilità del disastro Mps. Ed è vero che la Fondazione controllante, a sua volta controllata dagli Enti locali, ha condotto attività esecrabili e non certo conformi con la nobiltà della propria missione.
Una condotta inqualificabile, che ha portato le sofferenze alla non invidiabile soglia di ben ventisette miliardi di euro, di fatto alterando capitale e patrimonio e facendo diventare il più antico istituto italiano, fondato nel 1472, una scatola vuota.

Una cordata di otto banche, con capofila JP Morgan e Mediobanca (le altre sei sono: Goldman Sachs, Santander, Citi, Credit Suisse, Deutsche Bank e Bofa Merrill Lynch) garantirà l’aumento di capitale per cinque miliardi, un’operazione privatistica, ove lo Stato non entrerà, ma che assicura all’istituto una prospettiva positiva, peraltro confermata dall’attuale andamento dei conti, che stanno cominciando a produrre utili.
I ventisette miliardi di sofferenze verranno ceduti per nove miliardi e gli acquirenti cartolarizzeranno questi crediti emettendo obbligazioni. Per la differenza tra ventisette e nove miliardi entreranno in funzione delle garanzie di molti enti, con capofila il fondo Atlante. In questo caso è molto probabile che intervenga lo Stato per fornire ulteriori garanzie.
Gli acquirenti dei crediti in sofferenza, tuttavia, prevedono di incassare ben più dei nove miliardi pagati, con ciò realizzando un utile previsto di qualche miliardo. Quello è il loro lavoro e lo sanno fare bene. Lavoro diverso dal normale esercizio del credito, che ha altre caratteristiche.
 

Gli hedge fund sono nati proprio con questa funzione, che è quella di acquisire carta straccia, cioè crediti quasi inesigibili in via ordinaria, con una percentuale molto bassa, per poi metterli a profitto mediante società specializzate nel recupero, che viene effettuato con apposite transazioni, assistite da eserciti di avvocati.
Si tratta di un’attività normale, perché è fisiologico che una parte dei crediti non vada subito a buon fine. Però, non è detto che essi siano tutti perduti. Anzi, la maggior parte si può incassare sol che si adottino particolari procedure e una capacità diversa da quella necessaria per incassare i crediti ordinari.
I crediti incagliati crescono nei periodi di crisi, quando l’economia rallenta e in qualche caso si ferma, mentre le difficoltà aumentano per tutti, dal più piccolo al più grande.
Le cicliche crisi economiche che investono il mercato si riversano sul sistema bancario. Ecco perché gli istituti di credito devono essere ben patrimonializzati ed effettuare gli impieghi secondo precisi parametri, in rapporto alla raccolta e al patrimonio.

Per questo motivo le norme europee sono diventate sempre più stringenti e gli stress test sono ripetuti con frequenza, in modo da fare capire che la vigilanza è sempre attiva e non consente cattive gestioni come quelle dei quattro istituti finiti nella bufera (Etruria, Banca delle Marche, Cassa di Risparmio di Ferrara, Cassa di Risparmio di Chieti).
Peraltro la vigilanza delle banche dei 19 Paesi dell’UEM è passata dagli istituti nazionali alla Bce, che adotta controlli uguali per tutte, non più affidati a quegli istituti nazionali di vigilanza, i quali spesso hanno chiuso un occhio e, in qualche caso, tutti e due.
Il salvataggio dell’Mps ha ridato fiducia al mercato azionario e il Ftse Mib ha ricominciato a crescere, perché i compratori stanno acquistando azioni bancarie a buoni prezzi, che prevedono crescita e guadagni.
Considerato che l’indice delle Blue chip della Borsa italiana (di proprietà della Borsa londinese) ha risentito del crollo delle quotazioni delle azioni bancarie, risentirà positivamente nel medio periodo della rinata fiducia che lo porterà, verosimilmente, a quota 22.

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